206. I Saggi



Sui SAGGI (oggi 10): il decadimento culturale di un paese si riflette nell’uso improprio del linguaggio, nell’attribuzione indebita di significati e quindi nell’azzeramento dei gradi di importanza. Per cui saggio=politico=tecnico=esperto=brava persona= nominato autorevole in quanto tale. Certo ora si necessitava di una climax ascendente, dato il fallimento del “tecnico”.

I 7 Savi furono personalita pubbliche dell’antica Grecia proposte dai posteri come modelli di saggezza. Tra questi troviamo SOLONE***:

(di Gabriella Giudici): “
Solone (638 a.C. – 558 a.C.), arconte e poeta di Atene annoverato da Platone tra i Sette savi per la sua saggezza*, si attenne al principio di equilibrio (del “limite e della misura”) nella regolazione dei rapporti tra nobiltà e ceti emergenti. Il motivo che anima il suo pensiero è l’idea di una giustizia fondata sulla legge (eunomie) e la certezza del suo trionfo sulla prepotenza e sul disordine (hybris). 

Come già in Esiodo, anche per Solone (un secolo dopo) la storia degli uomini infatti, è segnata dal contrasto tra Dike e Hybris, giustizia e sopraffazione, ma il legislatore di Atene introduce una visione assolutamente nuova: mentre per il poeta contadino la giustizia è legata alla sfera religiosa, Dike è infatti la figlia di Zeus che interviene nelle contese tra mortali ripristinando la giustizia, Solone la sostituisce con Eunomìe, la buona legge, una creazione del tutto umana che lui stesso consegna ai propri concittadini. Per Solone, perciò, hybris non è un castigo della divinità, ma Dysonomìe, disordine sociale e politico. Di qui le sue riforme che, come si vedrà nell’elegia L’opera compiuta, avranno come primo obiettivo di arginare il potere e l’arbitrio dei nobili.

Il passaggio dalla concezione aristocratica della giustizia, basata sull’autorità di diritto divino (themis), ad una concezione democratica della giustizia basata sulla legge scritta e sull’uguaglianza dei cittadini davanti ad essa, quale è quella che si esprime nella dike di Esiodo e nella eunomie di Solone, è spiegato in pagine memorabili da Werner Jaeger in Paideia. La formazione dell’uomo greco.

Già nel VI secolo, dunque, l’idea di una polis fondata sul diritto e sul principio della giustizia è una realtà consolidata e ha inizio un nuovo modo di intendere l’areté e l’educazione. Si registra perciò un’evoluzione di grande importanza, infatti, mentre l’areté eroica di Omero è aristocratica e individualistica e l’areté spartana di Tirteo ha natura comunitaristica, subordinando l’individuo allo stato, ad Atene, che rappresenta il grado più alto della tradizione ionica, l’areté di Solone fonde i due ideali precedenti in un’idea di eccellenza capace di liberare l’individuo attraverso la legge. Eccellente è ormai il cittadino che obbedisce alla legge e contribuisce a formarla (cioè è attivo nella vita pubblica).

Uno dei documenti più importanti attestanti l’azione riformatrice di Solone è l’elegia L’opera compiuta, nella quale il legislatore ricorda la propria opera volta a portare la giustizia della Legge ad Atene nella quale vigeva l’arbitrio dei più forti e un diritto che rendeva schiavi coloro che non potevano pagare i debiti. In questa condizione, nota l’arconte, «la giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi». Solone segue qui una tradizione di annullamento del debito e di riequilibrio normativo in difesa della pace sociale che risale al codice di Hammurabi (1762 a. C.).” http://scienzeumanegiudici.wordpress.com/2012/01/07/solone/

***Un corrispettivo è oggi Quagliarello