La corte Suprema degli Stati Uniti ha detto sì alla vendita di videogiochi anche se violenti ai minori. Una bella questione logica.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/tecnologia/2011/06/27/visualizza_new.html_812676016.html
Il confronto con le rappresentazioni cruente delle fiabe classiche non regge: se da una parte è vero che esse presentino “malvagi assoluti” è anche vero che attraverso la particolare e sapiente modalità di narrazione mai bambino o adolescente possa sentirsi indotto ad identificarsi con questi in un processo di emulazione, laddove la punizione finale è sempre certa, chiamiamola pure “certezza della pena”… e l’intento educativo sempre in primo piano (“non essere cattivo in quanto finirai male”, come nella Bibbia).
Nella letteratura, come ha fatto notare un mio interlocutore, Matteo, “esiste una rappresentazione del male, quasi a mo’ di esorcismo e qui viene in mente la tragedia greca. Lì la catarsi era "dinamica" e partecipata e così anche nelle fiabe dove il canale di fruizione per i più piccoli è mediato dal racconto orale dei genitori o chi per essi: è come un grado primordiale della tradizione letteraria, che fa venire in mente i racconti omerici, che per secoli e secoli venivano creati oralmente. Comunque il problema esiste da quando si tende a piazzare i figli davanti a uno schermo : lì la rappresentazione del male non è mediata, esiste in carne ossa, o meglio in technicolor”. Tali videogiochi sono poi paradossalmente meno dannosi per i bambini, anziché per gli adolescenti, dove il trasporto emotivo è maggiore e potrebbe portare a sfoghi poco consoni.
Stesso dicasi per rappresentazioni teatrali e film, laddove film troppo violenti possono essere certamente vietati ai minori, e ciò a prescindere dal fatto che i film abbiano sempre un intento artistico e/o informativo certo non riscontrabile in un videogioco, dove la violenza è fine a se stessa e alle vendite. Vale qui la similitudine con la pornografia. Interessante il fatto che la Corte, al contrario, abbia sancito una differenza tra pornografia e videogioco violento (parallelo sostenuto dalla controparte) motivandola con la virtualità di quest'ultimo rispetto alla prima (vere donne nude), come se gli atti sessuali di un cartoon potessero avere una molto più trascurabile valenza "espressiva" e come se la rappresentazione di un atto sessuale "vero" incidesse con maggiore negatività di un bagno di sangue nel percorso educativo.
Paradossalmente , se ho capito bene, la motivazione di colui che avrebbe voluto vietare (giustamente, ma la motivazione è da cercarsi a mio parere altrove) tali videogiochi risiede nel non-diritto-di- parola dei minori. Laddove ci sono voluti secoli per fare uscire i bambini, come donne e animali, dallo status di senza diritto: ho ordinato il seguente libro di Girolamo Andrea Coffari (Ed. Franco Angeli Milano 2007), che immagino molto interessante sul tema:”I diritti dei bambini: un debito con la storia. Proposte di riflessione e riforma in materia di tutela minorile. I bambini sono davvero, e pienamente, soggetti di diritto? La nostra società e le sue leggi sono davvero in grado di tutelarli dalla violenza, dall'abbandono, dalla mancanza di cure? A questi interrogativi intende rispondere il volume che, con un'analisi radicale e appassionata, mette in crisi l'attuale modello "adultocentrico" su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico. Sfuggendo alle logiche di adeguamento delle norme in materia di tutela minorile alle esigenze, ai tempi e ai giudizi di un mondo adulto che in merito appare sempre più disarmato e autoreferenziale, l'autore introduce qui proposte originali: affrontando tematiche quali i diritti costituzionali dei fanciulli, il principio della specificità, il principio dell'esercitabilità dei diritti, il diritto all'ascolto, il diritto alla competenza, il diritto al futuro, propone una riforma del sistema processuale penale, del codice civile e del codice penale, che comprenda l'inserimento di strumenti come il voto ai bambini e la costituzione di organi innovativi come il Ministero dell'Infanzia, l'Ufficio di Pubblica Tutela per l'Infanzia, il Centro di ascolto e prevenzione "Casa del Bambino".Il volume si propone quindi come spunto di riflessione in particolare per giuristi e operatori dell'ambito della tutela minorile, ma anche per quanti sono interessati a riflettere sulle possibili linee di sviluppo della legislazione in materia”. Quindi, la motivazione per il divieto di tali videogiochi non risiederebbe nel non diritto ad esprimersi (anzi, la legge avrebbe dovuto operare affinchè si costituissero e interpellassero comitati di adolescenti e ragazzini, se a valere è davvero la libertà di espressione: i risultati non sarebbero stati scontati e il dibattito di grande interesse), ma su considerazioni relative allo sviluppo cognitivo del bambino non in grado di elaborare tali scene di violenza completamente prive di significato e finalità (al contrario delle fiabe), laddove lo stesso può essere detto per la pornografia, come ogni psicologo, penso, potrebbe confermare. La tutela fisica e psichica del minore in primis. E non la logica del Capitale. Anche Aristotele disse che “l’educazione è tutto” e la virtù frutto di esercizio e non di apprendimento (Etica a Nicomaco).