“L’ultimo ieri a Padova, un giovane commerciante in fase di separazione a cui era stato concesso di vedere il suo bambino solo il sabato o la domenica. Accanto al suo cadavere un biglietto in cui descrive la propria disperazione e la rabbia per non poter vedere suo figlio come vorrebbe. In Italia quasi cento papà separati ogni anno si suicidano (fonte FENBI)”
Molte sono le notizie di questo genere, relative a gesti estremi che si consumano nell’indifferenza generale: padri madri di famiglia traditi, anziani abbandonati. In genere, prima, hanno chiesto in vario modo disperatamente aiuto.
Talora accade che tali individui, manifestanti il proprio dolore, la propria tragedia individuale, vengano confrontati con risposte del tipo “ma è normale!” “sono cose normali”, laddove l’intento conscio o inconscio è quello di ridicolizzare il dolore o negarne il fondamento. Eppure normale non è, e aggiungo che la moralità o l’immoralità possono dipendere anche da un corretto uso del linguaggio, oltre che dall’educazione ricevuta e dalla Conoscenza.
Normale è tutto ciò che è riferito a valori, elementi, strumenti che si assumono come modelli di riferimento, in quanto facenti parte del bagaglio culturale ed etico di un determinato popolo. Diffuso designa invece la mera espansione di un determinato fenomeno, a prescincere dal giudizio etico, che può quindi essere sia negativo che positivo.
I tradimenti sono certamente diffusi, non sono normali. Mariti o mogli che abbandonano la famiglia e i figli alla ricerca di effimere passioni, o non abbandonandola e mentendo gettano nella disperazione terzi presso i quali hanno cercato tali effimere passioni, sono forse diffusi, non sono normali. I portatori non sani di schizofrenie sessuali che imperversano sul web, scambiando la propria libertà sessuale o la libertà in generale…con la negazione dell’essere umano, sono forse diffusi, non sono normali.
Paradossalmente la tendenza è quella di “psicanalizzare” le vittime. Certamente queste necessitano di supporti psicologici (solidarietà umana in primis) al fine di rinforzare le proprie autodifese e superare il dramma. Certo è che prima ancora andrebbero psicanalizzati i colpevoli, soprattutto al fine di renderli idonei alla vita civile; stranamente nessuno pensa a questo. Nessun ricovero per costoro….nonostante minino le fondamenta di secoli di Conoscenza. Seppur agnostica mi è rimasta impressa la frase di un vescovo, il quale affermava che un prete non è soltanto uno psicologo. Questo dovrebbe valere anche per noi, nel senso che oltre alla chiara comprensione di meccanismi e dinamiche dovremmo sempre esprimere chiari giudizi morali, sulla base dei dati a nostra disposizione, per non cadere nella trappola del relativismo etico o di un falso senso di relativismo (detto da una relativista convinta), giustificando tutto ciò che contribuisce al deterioramento della nostra civilità.
Il pericolo, quello di considerare “normale” e quindi “morale” tutto ciò che non sia previsto dal Codice Penale. Esiste il peccato e il reato, ma non smettiamo per cortesia di chiamare peccato il peccato. Ed esigere il risarcimento, o espiazione. In quanto non è vero che “quando è fatta è fatta”. In queste banali locuzioni l’oblio dei capisaldi del vivere civile.
Parafrasando Oriana Fallaci, incredibile come il dolore dell’anima non venga capito: se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, e chiamano la polizia, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce di aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche o dicono che sei pazzo. Eppure il dolore dell’anima è molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite assai più profonde di quelle provocate da un pallottola; chi l’ha danneggiata o l’ha semplicemente ignorata, la tua anima dolente, è forse più colpevole di chi ti ha sparato alla cieca.
Non è normale. E Socrate non era uno sciocco, nel partire sempre dalle definizioni.