SULLA LOGICA DEL TEMPO
Ho appena finito di leggere “Essere senza Tempo”, di Diego Fusaro, Edizioni Bompiani, di cui consiglio vivamente l’acquisto.
Ne riprendo un bellissimo spunto: secondo Fusaro la riflessione filosofica è alla radice di ogni resistenza alla degenerazione del capitalismo odierno. Essa sospende le leggi dell’utile facendo valere un’istanza irriducibile a qualsivoglia logica di mercato e configurandosi hegelianamente come la domenica della vita, mettendo in discussione il principio per cui ha valore solo ciò che ha valore economico. La filosofia si configura quindi come il dono del dio alla città (Socrate, Apologia, 30d 7- e 8).
Secondo Fusaro si tratta di sviluppare “una strategia finalizzata alla riappropriazione dei tempi della propria vita e del futuro come dimensione della progettualità (…) pensare significa sempre oltrepassare, trascendere i confini del ‘così è’ in vista di una coincidenza tra realtà e razionalità da assumersi come compito per l’avvenire (…) la riflessione filosofica può affrancarsi dalla ‘grande narrazione’ postmoderna e tornare a ‘incantarsi’, a riguadagnare il suo statuto originario di prassi veritativa e dialogica, aperta sul futuro. Da questo punto di vista, la filosofia, ‘futuro-centrica’ per sua vocazione, è la base di ogni resistenza al presentismo e, dunque, di ogni strategia di rioccupazione dell’avvenire” (pp 350, 351)
“Oggi sul pianeta terra regna un’ideologia del presente e dell’evidenza che paralizza lo sforzo di pensare il presente come storia, un’ideologia impegnata a rendere obsoleti gli insegnamenti del passato, ma anche il desiderio di immaginare il futuro. Da uno o due decenni il passato è diventato egemonico” (M. Augè, Che fine ha fatto il futuro?)
“Il futurismo è sprofondato sotto l’orizzonte e il presentismo lo ha rimpiazzato. Il presente è diventato l’orizzonte” (F. Hartog, Regimi di storicità)