(10 gennaio 2012)
Recentemente, a seguito dei controlli operati dalla Finanza a Cortina, si sono levate diverse voci riguardanti una presunta “demonizzazione della ricchezza” : “l’idea che la ricchezza sia un male, fondamento ideologico della sinistra radicale, non credo possa essere condivisa da un esecutivo che fonda la sua maggioranza sul Pdl” (Gelmini).
Intravedo due fallacie in combinazione, straw man e ad Hitlerum. Straw man in quanto il fine dell’operazione della Finanza non è stato quello di sovvertire un ordine costituito, bensì, al contrario, quello di applicare leggi democraticamente emanate, considerate eque all’unanimità e sinora spesso ignorate o aggirate. Non si è trattato, nel caso di Cortina, dell’emanazione di nuove leggi, volte a tassare ulteriormente gli abbienti, ma dell’applicazione di quelle esistenti, sulle quali tutti concordano.
Il leghista Fugatti, parlando di demonizzazione della ricchezza, ha posto l’accento su quello che considera un terrorismo psicologico e un eccessivo allarmismo, senza minimamente pensare che gli evasori sono ladri di beni altrui, che derubano la gente onesta che paga le tasse regolarmente. Portando un paese allo sfacelo. Come se a seguito di uno stupro ci si lamentasse per il fatto che la polizia richieda prove di DNA a coloro che abitano nei paraggi o altri sospetti. Vale a dire, tali esternazioni dimostrano come l’evasione non venga considerata reato, al massimo delitto di cavalleria o peccato (la solita confusione tra peccato e reato…), dove la preoccupazione principale è quella dell’onorabilità dei sospetti e la tutela di privilegi acquisiti infrangendo le leggi.
http://www.umbria24.it/evasione-fiscale-umbria-%C2%ABmetodo-cortina%C2%BB-%C2%ABpizzica%C2%BB-evasore-porsche-ferrari/76169.html
La Gelmini inoltre attraverso un magistrale appeal to emotion (fallacia ad Hitlerum) delinea ancora una volta…lo spettro del comunismo…laddove stiamo parlando, ribadisco, dell’applicazione di leggi esistenti in ambiti spesso tenuti al di fuori di esse. Si vedano anche i punti 23 e 57 del Menu.
Su un aspetto del tema (giustizia sociale) trovo molto interessante il seguente brano di Franca d’Agostini (tratto da “Verità Avvelenata”, pag. 208):
Legittimazione del privilegio
Esaminiamo allora più da vicino due forme tipiche che possono assumere i conflitti ideologici:
situazione 1: esiste una sola mela, tu ed io abbiamo fame; entrambi vorremmo disporre della mela, io sostengo che dobbiamo tagliarla a metà, e servircene equamente, e tu sostieni che no, perché tu hai in qualche modo e per qualche ragione un privilegio rispetto alla mela.
Emerge con una certa chiarezza che il conflitto non riguarda tanto i due interessi in gioco, ma piuttosto la legittimazione, ossia la giustificazione di una eventuale deliberazione in un senso o nell’altro. Si tratta cioè di deliberare: dividiamo la mela, oppure la prendi solo tu? Le due decisioni sono giustificate sulla base di due principi: io faccio valere un principio egualitario, tu fai valere il principio del privilegio acquisito. E’ evidente che, almeno a questo livello di analisi, io ho ragione e tu torto. Il tuo privilegio, per quanto fondato (per esempio: sei padrone dell’albero), dovrebbe recedere di fronte al fatto che io potrei morire di fame, mentre se dividessimo la mela potremmo vivere entrambi. Il vantaggio collettivo qui è chiaro: è preferibile dividere la mela. La mia ragione consiste semplicemente (come riteneva Kant) nel tenere conto delle ragioni, e più particolarmente nel fatto che mi adeguo a una norma basilare del vivere sociale: io guardo alla mela nell’ottica del mio e del tuo bisogno, tu la guardi solo nell’ottica del tuo bisogno (o del principio del privilegio). La regola che dunque reputiamo giusta è la seguente: di fronte alle ragioni della vita e della morte il privilegio, comunque acquisito, deve recedere (…)
- (…) come se il palloncino demonizzasse l’Amaro Averna (…) - Crozza