Aristotele, Retorica II:
“Le massime sono di grande aiuto nei discorsi a causa dell’ignoranza degli ascoltatori, poiché questi provano piacere se qualcuno, parlando in termini generali, s’imbatte nelle opinioni che essi già hanno in relazione a oggetti particolari. Ciò che dico, e nel contempo come si debba andare a caccia di massime, risulterà evidente da quel che segue. La massima, come s’è detto, è un’affermazione universale, e gli uomini provano piacere quando vengono dette le opinioni che essi si sono già formati nel particolare. Ad esempio, se un uomo si trova ad avere dei vicini o figli cattivi, accetterà le parole di chi dice che non c’è cosa peggiore del vicinato o più stupida dell’avere figli.
Di conseguenza, si deve mirare a comprendere quali siano le loro opinioni preconcette, e parlare quindi in termini generali riguardo a esse. Questo è uno dei vantaggi dell’impiego delle massime, e ve n’è uno maggiore: esso rende etici i discorsi. Hanno un carattere quei discorsi nei quali risulta chiaro il proposito morale. Tutte le massime ottengono questo effetto, perché chi pronuncia una massima parla in generale dei propositi morali, e di conseguenza, se le massime sono moralmente buone, fanno apparire buono anche il carattere dell’oratore”.