190. Il grattacielo e le rime



Callicle: Questo dicevo allora e questo ora ripeto. – Socrate: Ma, secondo te dire “il migliore” equivale a dire “il più forte”? Neppure prima infatti sono riuscito a capire cosa tu volessi dire. E’ forse ai più forti che tu attribuisci l’etichetta di migliori e bisogna che i più deboli obbediscano a chi è più forte, come mi pare tu abbia mostrato anche allora, quando dicevi che gli stati grandi muovono contro i più piccoli seguendo il diritto naturale, poiché sono più potenti e più forti, sottintendendo quindi un’identità di significato fra l’espressione “più potente” , “più forte” e “migliore”? Oppure è possibile essere migliore anche essendo meno potente e più debole ed essere al tempo stesso più potente e più malvagio? O la definizione di migliore e di piu potente è la stessa? Fammi chiarezza su questo punto: esiste una identità o una divergenza di significato fra piu potente, migliore, piu forte? (dal Gorgia di Platone, pag. 169, Oscar Mondadori 2004)

Mi pare un’ottima introduzione al tema dell’antispecismo in quanto sulla medesima base si è argomentato nel passato (e talora nel presente) nel senso di una presunta inferiorità degli aborigeni: il famoso ed esilarante tema del grattacielo e della rima (antiscientifico sia con riferimento a questi ultimi che con riferimento agli animali non umani). Si legga il genetista Barbujani al proposito (Fallacie Logiche  Nr. 170).

Non solo l’ antispecismo non è una utopia, ma un traguardo già raggiunto, almeno a livello di Conoscenza,  dalla scienza. Essa, a partire da Darwin attraverso Lorenz, Griffin... fino a Berkoff e molti altri etologi contemporanei) ha dimostrato l'assurdita dell'antropocentrismo da tutti i punti di vista:

non privo di difficoltà definirci quali più intelligenti***, non siamo gli unici ad avere la coscienza (Nr. 150 e 172 FL), non siamo gli unici ad astrarre, non siamo gli unici ad avere una cultura, non siamo gli unici ad avere la tecnica, non siamo gli unici a conoscere morale ed altruismo, non siamo gli unici ad avere un linguaggio simbolico, non siamo gli unici ad avere emozioni (a disposizione per gli studi relativi, anche quelli riguardanti il superamento dell’argomento “quoziente di encefalizzazione” (***). Purtroppo la divulgazione scientifica in Italia è miserabile e non tutti conoscono queste cose, tenendo presente la definizione più sensata di intelligenza,  non  un singolo processo mentale, quanto una combinazione di molti processi mentali diretti ad ottenere un effettivo adattamento all’ambiente, da cui l'assurdità di paragoni tra specie e specie.

Faccio notare come molti gruppi di animalisti facciano leva sulle analogie (vere) con l’uomo (e fanno bene, tenendo conto dell’ignoranza diffusa sul tema) per lottare contro i maltrattamenti sugli animali (se l’animale gioca è segno che è come il mio bambino, se soffre è segno che soffre come me, se è intelligente è segno che per questo è degno di vivere), laddove in realtà si tratta semplicemente, nei limiti imposti dalla sopravvivenza della nostra specie, di far fiorire tutte le vite, piante comprese (si vedano gli studi che Stefano Mancuso ha di recente condotto insieme all’Universita di Bonn), per quanto riguarda la dimensione etica. In quanto noi non siamo il metro di tutte le cose.

Sulla base dell’adattabilità taluni argomentano con l’esempio (oltre che con quello “appassionato” del grattacielo e della rima: sintetizzando, ciascuno costruisce e astrae a seconda delle esigenze e “interessi” della propria specie!) della medicina, per dimostrare una nostra maggiore capacità di sopravvivenza. Lo si potrebbe anche concedere, se questo non venisse “riequilibrato” (a mio personalissimo parere del tutto cancellato) dal fatto, revisioni paritarie alla mano, che abbiamo probabilmente già condotto il pianeta al punto di non ritorno (a scapito non solo della nostra specie) e che siamo tra le pochissime specie, se non l’unica, ad annientarsi a vicenda su larga scala (si veda bomba atomica e industria bellica, da cui deriva gran parte delle altre conquiste, ivi compresa informatica).

***(Vallortigara): “Se assumiamo che l'intelligenza sia la manifestazione di un insieme di capacità adattative, rese disponibili dai processi della selezione naturale, non è difficile accettare l'idea che nel confronto tra le varie specie si possano rintracciare vertici di complessità cognitiva, anche superiori alle nostre stesse capacità, e manifestazioni del tutto anodine, indipendentemente da quanto una specie ci sia vicina o lontana filogeneticamente. Varie specie di corvidi hanno capacità di memoria spaziale di gran lunga superiori alle nostre, i piccioni son più veloci degli studenti universitari a riconoscere immagini ruotate, i giovani scimpanzé hanno una memoria visuo-spaziale di fronte alla quale la nostra impallidisce... Naturalmente noi pure abbiamo le nostre proprie specializzazioni adattative, alcune delle quali non hanno eguali negli altri animali, come ad esempio il linguaggio”  (nota di Silvia: anche sulla straordinarietà del nostro linguaggio avrei da ridire: proprio ieri, devo recuperare lo studio relativo, su rai3 è stata presentata una colonia di diverse specie di animali, una decina, che comunicano tra loro (attenzione: stiamo parlando diverse specie che comunicano tra loro) ad esempio per avvisare sull’avvicinamento di un predatore, indicandone il tipo, le dimensioni e varie). Laddove noi spesso non comprendiamo neppure quando il nostro amico cane ha fame.

Per quanto riguarda  le revisioni paritarie è spesso molto importante riuscire a distinguere quelle che sono valutazioni soggettive o metafisiche dai puri dati a disposizione. E gli studi vanno integrati a vicenda, ad esempio quelli dei neuroscienziati con quelli degli etologi. Questo è possibile soltanto a chi studia seriamente la tematica, e soprattutto non a compartimenti stagni.


Steven Pinker, da "Come funziona la mente", Lit Edizioni 2013, pag. 196

 
Il grattacielo e le rime (al posto della rima abbiamo qui un pianoforte...):

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=WfGMYdalClU


***
Uno di questi studi, degno di essere qui citato:

http://www.frontiersin.org/human_neuroscience/10.3389/neuro.09.031.2009/full

“Finally, if being considered the bearer of a linearly scaled-up primate brain does not sound worthy enough for the animal that considers himself the most cognitively able on Earth, one can note that there are, indeed, two advantages to the human brain when compared to others – even if it is not an outlier, nor unique in any remarkable way. First, the human brain scales as a primate brain: this economical property of scaling alone, compared to rodents, assures that the human brain has many more neurons than would fit into a rodent brain of similar size, and possibly into any other similar-sized brain. And second, our standing among primates as the proud owners of the largest living brain assures that, at least among primates, we enjoy the largest number of neurons from which to derive cognition and behavior as a whole. It will now be interesting to determine whether humans, indeed, have the largest number of neurons in the brain among mammals as a whole”: si noti come pur continuando a cercare “disperatamente” i nostri vantaggi sia definitivamente tramontata la prospettiva di superiorità. Bellissimo il “..considers himself…”, dice molto.

http://www.ibtimes.com/whales-monkeys-copy-their-friends-example-animal-culture-1220639

(" cultural transmission is important in cetacean societies": attestato anche in altre specie)

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2012/03/120327215704.htm

(I batteri discutono prima di dare il via alle infezioni)

articolo pubblicato su
PARTE IN CAUSA, associazione radicale antispecista:

http://associazioneparteincausa.wordpress.com/2013/06/13/il-grattacielo-e-le-rime/