225. Being purposive without being predictive

 

 Liberamente tradotto da (1) (blog Chance Cognition)

 

Quando ci troviamo di fronte ad una decisione, come ad esempio  uscire per una festa o stare a casa a leggere un libro, che cosa facciamo di solito? Cerchiamo di capire cosa possiamo ragionevolmente aspettarci da queste due opzioni. Se non abbiamo nessun libro interessante da leggere in questo momento, possiamo decidere di andare alla festa. Se sappiamo che  la festa è organizzata  da persone che non ci piacciono, allora possiamo decidere di rimanere a casa ed evitare perdite di tempo. In ogni caso, cerchiamo di prevedere o anticipare quello che le due opzioni hanno da offrire.


La nostra capacità di capire cosa aspettarsi dipende molto da quello che già sappiamo circa le due opzioni. Questo tipo di conoscenza comprende una vasta gamma di fattori come i pregiudizi, le esperienze passate, i suggerimenti, la conoscenza oggettiva, ecc. Di solito, si dice che la capacità di capire cosa potersi attendere è in qualche modo correlata alla nostra capacità di prendere intenzionalmente una decisione. Se non siamo in grado di prevedere o sapere cosa ci si puó aspettare, allora sarebbe meglio affidare la decisione al lancio di una monetina. Il prezzo che paghiamo è la perdita di  intenzionalità.


Se in alcuni casi questo è vero (la nostra capacità di prevedere o sapere cosa aspettarsi da una certa decisione danneggia l’intenzionalità), in qualche altro non lo è. Per essere più precisi,  fino a quando una persona agisce come chance-seeker, l’intenzionalità non implica o non necessita di prevedibilità. Più in particolare,  essere uno chance-seeker  implica intenzionalitá, anche quando i risultati non sono prevedibili.


Questo è possibile perché lo chance-seeker  basa l’intenzionalitá  della sua  decisione su preoccupazioni immediate scartando  quella generale, che può richiedere  conoscenze più predittive al fine di  conferire senso. Tali preoccupazioni immediate di solito appaiono come marginali pezzi di informazioni, insignificanti e apparentemente irrilevanti, ma tuttavia possono far emergere impulsi strategici latenti a tempo debito. Come il proverbio inglese dice: prendetevi cura delle monetine e le banconote si prenderanno cura di se stesse.


Circa 50 anni fa Magoroh Maruyama ha coniato il concetto di "
deviation-amplifying mutual causal process ", che è molto importante per quanto riguarda lo chance-seeker. Il concetto implica che l'esito di un processo è avviato da una  "spinta" insignificante o accidentale ed è quindi costruito sulle  sue successive amplificazioni, divergendo  rispetto alla condizione iniziale. Un esempio, la corrosione della roccia:

Una piccola crepa in una roccia raccoglie un po 'di acqua. L'acqua si congela e rende la crepa più grande. Una crepa più grande raccoglie più acqua, il che rende il crepa ancora più grande. Una quantità sufficiente di acqua quindi rende possibile per alcuni piccoli organismi di vivere in essa. L’accumulo di sostanza organica rende quindi possibile per un albero  cominciare a crescere nella crepa. Le radici dell'albero renderanno la crepa ancora più grande.


Il feedback ambientale è tale che le deviazioni (in forma di eventi non previsti / inattesi) non contrastano il lavoro dell'agente. Al contrario, essi diventano una fondamentale fonte di positiva reciproca interazione, proprio come nel caso dello chance seeking,  che può essere descritto come:


un processo creante un percorso basato su relazioni,  causali e  reciproche,  con il proprio ambiente, che amplifica una congetturale, apparentemente insignificante spinta iniziale accidentale e imprevista,  lasciando il processo decisionale far  parte della condizione iniziale di ignoranza e di incertezza.

(1) 

(1)     http://chanceseeking.wordpress.com/2013/03/04/chance-seeking-being-purposive-without-being-predictive/