277. Il doppio standard



IL DOPPIO STANDARD – (di Franz de Waal)

"Come studioso del comportamento degli scimpanzè anche io ho incontrato resistenze a chiamare riconciliazioni le riunioni amichevoli fra ex avversari. Anzi, non avrei nemmeno dovuto usare la parola amichevole, poiché l’eufemismo comunemente accettato era affiliativo. Il termine riconciliazione era troppo smaccatamente antropomorfico. Mentre i termini correlati all’aggressività, alla violenza o alla competitività non hanno mai suscitato il minimo problema, ci si aspettava che io passassi a un linguaggio disumanizzato appena iniziavo a descrivere i rapporti affettuosi fra due animali a scontro appena concluso. Una riconciliazione sugellata da un bacio avrebbe dovuto essere descritta come un'interazione postconflittuale comportante un contatto bocca a bocca. Barbara Smiths incontrò un'analoga resistenza quando scelse amicizia come ovvia denominazione per gli intimi rapporti tra maschi e femmine di babbuino adulto. Gli animali possono realmente avere degli amici? Fu la domanda posta da colleghi che trovavano naturalissimo che gli animali avessero dei rivali.

Considerato questo doppio standard prevedo che anche il termine bonding (legame) diverrà ben presto tabù, sebbene sia stato coniato dagli etologi come vocabolo neutro per riferirsi all'attaccamento emotivo. Paradossalmente, da allora il termine è entrato a far parte dell'inglese corrente proprio con il significato che si tentava di aggirare, come nella locuzione mother-child-bound e in male bonding, mentre sta rapidamente divenendo troppo pregno di significati per gli studiosi del comportamento animale" (pag. 31, il bene e il male nell'uomo e negli altri animali)

(Il doppio standard consiste in generale nell'applicazione di principi di giudizio diversi per situazioni simili, o nei confronti di individui diversi che si trovino nella stessa situazione)

Su Mente & Cervello di questo mese (preferiamo comunque riviste scientifiche estere, molto meno biased su questi temi e nella scelta degli etologi di riferimento):

“L’amicizia non è una peculiarità degli esseri umani. Secondo gli studiosi del comportamento animale gli esemplari di alcune specie di uccelli e di mammiferi trascorrono molto tempo con i loro migliori amici. La cornacchia ama lasciare alla compagna un boccone. Fin dal quarto mese di vita sono inseparabili: condividono il cibo, si puliscono o si difendono a vicenda dagli aggressori. E questo senza alcuno scopo sessuale né legame di parentela (…)

Sebbene quindi le affermazioni sulla vita emotiva degli animali siano da prendere con le molle, in essi si osserva spesso un comportamento assimilabile all’amicizia. Le cornacchie ne sono un esempio. Esse mostrano rapporti stretti e duraturi con i propri simili non parenti, come hanno dimostrato Nathan Emery e i suoi colleghi dell’Università di Cambridge (…) Secondo l’ipotesi dell’intelligenza sociale, la convivenza con altri esemplari e le interazioni complesse che ne conseguono sarebbero state una forza trainante nello sviluppo cerebrale (…)

Gerald Kerth insieme al suo gruppo è riuscito però a dimostrare che anche i pipistrelli costruiscono strutture sociali relativamente complesse con i loro simili nonostante abbiano un cervello grande come mezza nocciolina. Anche alcuni studi condotti su formiche, api e vespe mettono in discussione la teoria (…).