A seguito della pubblicazione dei Quaderni Neri di Heidegger si è sviluppato un dibattito interessantissimo, non tanto per il “fatto in sé” quanto per il significato che ciascuno attribuisce al concetto di FILOSOFIA.
Diversi commenti suonano come segue :
“La filosofia rappresenta una forma di espressione culturale come tante altre : letteratura, teatro, cinema, pittura et cetera (a meno che non si voglia ancora sostenere la definizione medievale di "regina scientiarum" ). Da questo punto di vista non sussiste differenza tra le diverse forme di espressione culturale e, soprattutto, non si comprende per quale motivo un filosofo possa essere criticato per le sue posizioni politiche, mentre invece un drammaturgo no ! Ad esempio Pirandello”.
Qualora lo si condivida i Quaderni Neri (forse) non possono aggiungere o togliere nulla al filosofo Heidegger ed è garantita una “coerenza interna” alle posizioni di cui sopra. Personalmente non lo condivido (si veda l’introduzione a FL). Ritengo che la filosofia non sia solo questione di estetica o di pensiero astrattamente interpretante le “essenze” , oppure generico amore per il sapere, ritengo sia suo fine imprescindibile anche il confronto con la realtà che ci circonda, l’interazione con essa, il riferimento ad essa sulla base di quello che di più importante accade.
I Greci insegnarono.
Se con riferimento ad uno scienziato si possono e devono tenere distinte le convinzioni politiche dai risultati raggiunti (nonostante uno scienziato debba sempre confrontarsi con la valenza etica di ciò che “produce”), assai più problematico risulta ciò con la filosofia, che non può non confrontarsi con il modo in cui gli umani convivono e gestiscono se stessi.
Con questo non voglio dire che io non apprezzi Heidegger per i suoi importantissimi contributi allo sviluppo della riflessione filosofica, ma che oggi (come ieri) io non possa “amarlo” in quanto determinate posizioni ne costituiscono a mio parere un forte limite, qualora si attribuisca ad un filosofo anche il compito di indicare vie percorribili.
"Socrate durante la tirannide dei trenta spesso si oppose loro e li biasimò direttamente e fece di tutto a favore del popolo, dicendo che i tiranni erano uguali a cattivi bovari, che ricevono le vacche forti e numerose, ma le rendono poche e più deboli".
Nel 404 i Trenta Tiranni ordinarono a Socrate e ad altri quattro cittadini di arrestare il democratico Leonzio di Salamina. Socrate si oppose all'ordine e la sua morte fu evitata solo dalla successiva caduta dei Tiranni.
E se Socrate avesse obbedito di buon grado? Sarebbe ancora Socrate?