Spesso si ritiene che in periodi di estrema indigenza sia "normale" l’indifferenza alla sofferenza animale. Non è proprio così. Una mia futura parente, vicina ai 90, penso non abbia mai sentito la parola “animalismo”, figurati “antispecismo”.
Viveva in campagna, parla sempre di come abbia vissuto tutta la vita in mezzo alle bestie, ne parla con enorme commozione.
Racconta di come due volte l’anno uccidessero un maiale, dice che quando lo uccidevano lei scappava e si tappava le orecchie, dice che era una cosa tremenda, ma dovevano mangiare. Racconta di come allevasse un vitello, che poi dovevano vendere. Il macellaio le offriva un pezzo del vitello, ma lei non lo voleva proprio, lo aveva cresciuto lei. Racconta in continuazione delle due mucche che tiravano l’aratro, ma ne parla in modo strano, come di parenti che la abbiano aiutata ad andare avanti. Racconta di un giorno che c’era il temporale e che andavano avanti testa a testa lei e la mucca. Tutte e due avevano paura e si proteggevano a vicenda. Di quando suo marito aveva cominciato a picchiarla e lei, uditi i tremendi lamenti, si precipitò nella stalla per difenderla, inorridita e furiosa contro il consorte. Parla di come faticassero insieme nei campi, e dice sempre “le povere vacchette”. Racconta di come alcune mucche non volessero accoppiarsi, di come si muovessero per evitarlo, di come venissero costrette attraverso un sistema di steccati, che dopotutto lei non lo trovava giusto, se non volevano.
Ricorda di quando una cavalla morì, lasciando orfano un puledrino, che fu cresciuto con un biberon, entrava in casa, come uno della famiglia. Parlava dei cavalli che faticavano troppo, che dovevano trasportare pesi eccessivi.
La signora non ha neppure mai sentito la parola “femminismo”, ma parla della madre che aveva sempre il pancione, ogni due anni o meno, degli uomini che non lasciavano in pace le donne, che non sapevano “trattenersi”, delle donne che dovevano per forza di cose abortire, anche con dei ferri che “bucavano”, di donne che morivano. Parla anche della propria nonna, una donnina piccola piccola, che non si capisce come abbia potuto avere sui 15 figli, piccola come era, poverina. Dice che è bene che i tempi siano cambiati.
Racconta che le bambine andavano a scuola fino alla terza elementare, i maschietti fino alla quinta. Parla di come fosse importante avere il grembiule perfettamente stirato e il fiocco perfettamente a posto. Ci pensava la sorella maggiore a queste cose, a controllare che i fratellini uscissero in ordine per andare a scuola. Vengono i brividi, il rispetto della scuola. Finita la scuola andavano subito ad aiutare in campagna.