297. Oltre la specie

di “Oltre La Specie”

L’antispecista che si considera “apolitico” non ha capito che qui non si tratta di comprare più tofu e seitan. E’ essenziale capire, per diventare un movimento serio e non velleitario, quali siano le idee basilari di cui farsi promotori. Noi non confidiamo nell’approccio moralistico. Si tende spesso a colpevolizzare il singolo individuo dopo aver denunciato le sofferenze a cui gli animali vengono sottoposti.

L’individuo onnivoro poco interessato alle tematiche animali, quando non viene considerato un essere malvagio, è dipinto come un soggetto inconsapevole che commette il male per cecità. Sebbene siamo certi che siano i condizionamenti culturali e sociali a informare i comportamenti quotidiani delle persone (trasformandoci in “consumatori medi”), non crediamo che sia utile alla causa presentarsi come i detentori della verità autentica.

Indicare come unica soluzione alla sofferenza animale la “retta via del veganismo” non risponde alla complessità della cosiddetta questione animale. Dobbiamo ovviamente invitare gli individui ad accollarsi la responsabilità delle proprie azioni ma ci sembra di vitale importanza coinvolgere le persone in riflessioni più approfondite sulle relazioni di violenza che regolano la vita di tutti noi e che ci rendono contemporaneamente sia carnefici che vittime.

Non siamo convinti che questo processo possa svolgersi nel tempo di una conferenza, di una manifestazione o un tavolo informativo, così come non crediamo di dover giudicare le persone in base al fatto che abbiano o meno cambiato idea dopo che li abbiamo messi davanti alla “verità”. Preferiamo percorsi che sviluppino una reale consapevolezza dell’immane “guerra della compassione” che abbiamo da affrontare, consapevolezza che non può essere basata sul senso di colpa.