di FABIO ELEMENTO
Martha Nussbaum, in una delle sue opere, "Coltivare l'Umanità", sostiene che siano tipiche 3 fallacie logiche, generate dall'accostamento a culture diverse dalla propria.
La prima, quella che definisce sciovinismo descrittivo, consiste nel ritenere la propria cultura e il proprio punto di vista superiore aprioristicamente alla cultura da indagare. La cultura altra verrà così letta con un filtro che la renderà al massimo un corollario, inferiore, della nostra.
Al contrario, si può avere anche quello che lei chiama arcadianesimo, o romanticismo descrittivo, che è invece la posizione di chi ritiene superiori alla propria cultura le riflessioni della cultura opposta, nella misura in cui queste appaiono misteriose, e quindi affascinanti e considerate piene di senso. Che è un po' quello che è accaduto negli anni 70 inoltrati con la moda dell' "orientalismo".
Vi è una terza fallacia che consiste in una specie di scetticismo metodologico, secondo il quale non ha senso nessuna posizione definitiva su altre culture perché sono troppo distanti, troppo diverse e dunque in ultima analisi impossibili da comprendere fino in fondo. Questo comporta anche una totale assenza di giudizio. Ogni azione e ogni idea, anche la più assurda e intollerante, viene presentata come qualcosa che non si può capire e non si può giudicare. E' quello che io chiamo "l'eccesso di contestualizzazione", che si riduce al "se lì la pensano/fanno così, ci saranno dei motivi che ci sfuggono, quindi hanno ragione loro". Si tratta di un'ignavia culturale, che lungi dal prendere posizione, si limita a un'aphasia che non risponde a una seria esigenza scientifica.
La sola posizione accettabile è chiaramente la più difficile. Accostarsi a una cultura radicalmente altra significa innanzitutto studiarla da ogni angolatura, senza pregiudizi, per giudicare ciò che è vivo, ciò che è morto e ciò che può fungere da terreno comune per un'autentica reciprocità. Nella saggia certezza che ogni cultura porta con sé bellezza e verità, ma anche sempre contemporaneamente dei limiti e degli stereotipi per l'Altro.