306. Fallacie Causali



Consigliamo  vivamente la lettura di “Cattive argomentazioni: come riconoscerle” di Francesco F. Calemi e Michele Paolini Paoletti (Carocci Editore). Con grande piacere abbiamo notato, dopo l'acquisto,  di essere presenti, come sito Fallacie Logiche, nella bibliografia.

Ne riportiamo un breve estratto riguardante le Fallacie Causali.

“(…) Iniziamo dalla fallacia cum hoc, ergo propter hoc: come il nome indica, tale fallacia si basa sull’inferire che l’evento A è la causa dell’evento B sulla base del fatto che A e B accadono nello stesso momento (o accadono regolarmente nello stesso momento). Si consideri il seguente dialogo tratto da una puntata dei Simpson nella quale il sindaco di Springfield istituisce una squadra anti-orsi (nonostante l’opinione dei più ravveduti cittadini, i quali ritengono tale provvedimento inutile visto che a Springfield non vivono orsi):

Homer: ah, neanche un orso in vista. La pattuglia-orsi sta funzionando a meraviglia!

Lisa: questo è un ragionamento capzioso papà …secondo la tua logica questo sasso potrebbe tener lontano le tigri.

Homer: oh, e come funziona?

Lisa: non funziona. E’ solo uno stupido sasso. Comunque non vedo nessuna tigre, e tu?

Homer: Lisa, voglio comprare il tuo sasso.

La scena si commenta da sé. Il semplice fatto che l’istituzione della pattuglia-orsi coincida col mancato avvistamento di orsi a Springfield non implica che la prima tenga effettivamente alla larga gli orsi: di orsi, a Springfield, non ce ne erano da ben prima! (…) una forma invera del cum hoc, ergo propter hoc è la fallacia dell’appello alla coincidenza data dal sostenere che una serie di eventi di un certo tipo siano dovuti alla pura coincidenza quando in realtà l’evidenza rende plausibile pensare il contrario (…)

Proseguiamo il nostro discorso sulle fallacie causali richiamando una famosa striscia dei Peanuts nella quale il buon Charlie Brown confessa a Lucy un suo profondo timore:

Charlie Brown: penso di avere paura di essere felice.

Lucy: come puoi avere paura di una cosa del genere?

Charlie Brown: perché quando diventi felice c’è sempre qualcosa che va storto.

L’angoscia di Charlie Brown potrebbe non derivare da un mero errore logico, benché in ciò che egli dice ve ne sia certamente uno: la fallacia post hoc, ergo propter hoc, che segue lo schema:

B avviene dopo A

Dunque A causa B

(…) la correlazione non è causazione.

(…) Presupporre senza evidenza che un dato evento abbia un’unica causa è commettere la fallacia dell’ipersemplificazione causale (…) di converso, se un dato evento ha una sola causa, o un insieme ben determinato di cause, fornire spiegazioni causali dello stesso aggiungendo surrettiziamente ulteriori cause significa commettere la fallacia della moltiplicazione causale (…) Ulteriore fallacia è quella della confusione tra la causa prossima e la causa remota. Tutti ricordiamo la canzone per bambini che recita “per fare un tavolo ci vuole il legno”. In essa si ripercorre una fantomatica catena causale che, in un primo momento, termina in un fiore, ma che poi riprende per portare ad un esito ameno:

Per fare un fiore ci vuole un ramo, per fare il ramo ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il bosco, per fare il bosco ci vuole il monte, per fare il monte ci vuole la terra, per fare la terra ci vuole un fiore, per fare tutto ci vuole un fiore.

Ovviamente la canzoncina non ha reali pretese di verità ma sua struttura regressiva ci porta a sollevare un quesito di non poco conto: quando è lecito fermarsi nel ripercorrere la catena causale che porta alla realizzazione di un dato effetto? Non esiste una risposta univoca a questo interrogativo (…) ma ci sono casi eclatanti (…)

Vedi cosa hai fatto? Se tu non avessi invitato tua madre a cena non avremo litigato e io non sarei uscito di casa pieno di rabbia, non avrei guidato furioso, avrei rispettato lo stop e non avrei fracassato la macchina. E’ tutta colpa tua!

(…) Anche se Anna può avere in qualche modo svolto la funzione di causa remota, è Mario il solo colpevole dell’incidente

La prossima fallacia (…) il cecchino texano (…) questo tipo di errore argomentativo è indicativo della nostra insita tendenza a ricercare significati: se vogliamo ricercare il senso di una certa condizione, facciamo di tutto per ritrovarlo anche nei casi in cui, come canta Vasco Rossi, tale condizione un senso non ce l’ha (E’ proprio il meccanismo del cecchino texano d’altra parte che agisce in quanti credono che gli oroscopi ci azzeccano o in quanti credono nelle cosiddette profezie di Nostradamus (…)