307. Fallacia del cavallo di Troia

di Umberto Simoncelli

 

Io la chiamo “ La fallacia del cavallo di Troia”.

Si tratta di uno stragemma che, più o meno consapevolmente, viene usato per la ricerca del consenso: si convoglia l’attenzione ( e il consenso) su un incontestabile fatto principale a cui, surrettiziamente, si allega un fatto accessorio, molto più opinabile ma molto più centrale negli intendimenti del proponente, che viene trascinato passivamente nella scia della prima affermazione.

Alcuni giorni or sono stato invitato da alcuni amici a sottoscrivere l’adesione al comitato “ No ai tumori e alle discariche” . Ora, si da il caso che io sia sempre e comunque contrario ai “tumori” , per quanto la mia “contrarietà” possa essere ininfluente ma che, in merito alle discariche, ritenga che il discorso si faccia più complesso e articolato, perché, in linea di massima, osservo che nessuno è contrario a uno stile di vita forsennato che produce (e, nella fattispecie ha già prodotto) “ rifiuti” , ma che ciascuno è contrario al loro smaltimento in siti di raccolta che insistono sul proprio territorio.

In questo ci vedo, politicamente, una mentalità tardo coloniale che , inconsciamente, aspira ad eliminare le proprie scorie in terreno altrui ( inevitabilmente nel terreno di qualcuno più povero e meno potente di noi) , allo stesso modo in cui aspira a detenere il potere economico ma a delegare ad altri popoli e ad altri territori l’onere di produzioni inquinanti ed economicamente poco gratificanti.

Sono consapevole che, di fatto si tratta di una declinazione della fallacia della “falsa dicotomia” in quanto presuppone che non si possa altro che essere favorevoli o contrari ad entrambe le istanze in blocco, ma, a causa della ricorrenza, dell’ insidiosità, e dell’ impatto sociale di questa fallacia, le riserverei la dignità di un nome tutto suo.