Semplifichiamo e sintetizziamo qui al massimo il tema centrale dello splendido testo “Uccideresti l’uomo grasso?” di David Edmonds (Raffaello Cortina Editore).
Si diano due casi come da immagini qui allegate. La maggioranza (e anche io) pensa ancora che sia giusto deviare il treno nel Ramo deviato, e sbagliato uccidere l’uomo grasso. E questo divario, con solo lievi variazioni, esiste tra tutti i gruppi di persone, in tutte le culture. Ciò ha portato a una nuova ipotesi. I problemi del carrello possono indicare che la moralità umana è innata e che, per esempio, la Dottrina del duplice effetto, esposta per la prima volta quasi mille anni fa da San Tommaso d’Aquino, è cablata in noi.
Gli utilitaristi direbbero che sia giusto sacrificare l’uomo grasso, essi respingono l’idea che ci possano essere differenze intrinseche, non prendono sul serio la differenza tra intenzione e previsione, azione e omissione, fare e permettere, doveri negativi e positivi (gli obblighi negativi sono i doveri di non interferire nella vita di altre persone, per esempio uccidendole! Gli obblighi positivi sono i doveri di aiutare gli altri). Un esempio parallelo a quello dell’uomo grasso è il seguente: un chirurgo che per salvare 10 persone decida di uccidere un uomo sano per prelevarne gli organi (il dovere di salvare le vite di 10 persone è in conflitto e superato dal dovere negativo di non nuocere ad un paziente sano).
Philppa Foot argomenta a mio parere in modo abbastanza convincente nel seguente modo: “L’esistenza di una morale che rifiuta di sanzionare il sacrificio automatico di uno per il bene di molti assicura a ogni individuo una sorta di spazio morale, uno spazio che gli altri non sono autorizzati ad invadere (…) Sembra definire una sorta di solidarietà tra gli esseri umani, come se ci fosse un qualche senso in virtù del quale nessuno deve schierarsi contro uno dei suoi compagni di umanità”
La seguente è una delle ultime pagine, e fa molto riflettere, per diverse implicazioni in essa contenute. La riporto in modo completamente "neutro":
”La scienza ci offrirà presto un vertiginoso buffet di possibilità di miglioramento: miglioramento fisico, potenziamento cognitivo, miglioramento dell’umore. Alcuni farmaci sono già disponibili (..) Ancora più controverso del cambiamento dell’umore, però, è il “miglioramento della morale. L’influenza dei genitori in particolare, ma anche di amici, di insegnanti e della società più in generale resta la leva più efficace per agire su atteggiamenti e comportamenti. Ma non sarà necessariamente sempre così. La nostra conoscenza dei fondamenti chimici e biologici coinvolti nelle nostre valutazioni etiche è appena agli albori, ma è in rapido progresso.
Stiamo iniziando a comprendere il ruolo e l’impatto di sostanze chimiche naturali come l’ossitocina, il testosterone, la vasopressina, la serotonina e la dopamina. Grazie alla manipolazione delle quantità assorbite dal corpo umano, psicologi, medici e filosofi stanno scoprendo come queste sostanze chimiche alterano il comportamento, come cambiano l’atteggiamento verso il rischio, la negoziazione, la contrattazione e la cooperazione, oltre che il livello di controllo degli impulsi e la gratificazione suscitata da una ricompensa. Per non dire dell’atteggiamento verso il sesso e l’allevamento della prole (…) Nell’arvicola delle praterie il partner di accoppiamento è una causa del piacere, e quindi si forma un legame tra la coppia. Nell’arvicola di montagna invece i recettori si trovano in una parte diversa del cervello, quindi l’accoppiamento non produce la stessa coazione a formare una coppia. Ma con l’introduzione di un solo nuovo gene, un gene che influenza i recettori della vasopressina, gli scienziati sono riusciti a trasformare le arvicole di montagna in amanti fedeli (…) "
Modificare i comportamenti e i giudizi etici con sostanze chimiche non è più un’ozione limitata al mondo degli scrittori di fantascienza (…)