Tratto da “Sulla democrazia” di Robert A. Dahl
“…per capire come ciò può accardere, immaginiamo che il membro di un piccolo gruppo di cittadini dica a voi e agli altri: “come voi anche noi crediamo fermamente nell’intrinseca uguaglianza. Ma non ci limitiamo a essere profondamente devoti al bene comune: sappiamo anche meglio di molti altri come realizzarlo. Dunque siamo molto più adatti della maggioranza della gente a governare. Perciò, se ci assicurate una autorità esclusiva sul governo, metteremo la nostra saggezza e i nostri sforzi al servizio del bene comune; e nel fare ciò terremo in uguale considerazione il bene e gli interessi di ciascuno.
La tesi che il governo dovrebbe essere affidato a persone esperte dedite a governare per il bene comune e superiori agli altri nella conoscenza dei mezzi per raggiungerlo – i Custodi, come li chiamava Platone – è sempre stata la principale avversaria delle idee democratiche. I sostenitori di questa tesi attaccano la democrazia in un punto apparentemente vulnerabile: negano che le persone siano competenti a governarsi da sé …
Delegare certe decisioni subordinate agli esperti non equivale a cedere il controllo finale sulle decisioni più importanti…
Le decisioni personali degli individui non sono equivalenti alle decisioni del governo dello stato …
Governare bene uno stato richiede qualcosa di più della pura conoscenza scientifica. Il governo non è una scienza come la fisica, la chimica o, al limite, la medicina. E questa affermazione è vera per diverse ragioni. Da una parte, praticamente ogni decisione politica importante, che sia personale o di governo, implica dei giudizi etici. Prendere una decisione sui fini che le politiche di governo tenderanno a raggiungere (la giustizia, l’equità, la felicità, la salute, la sopravvivenza, la sicurezza, il benessere, l’uguaglianza e simili) significa formulare un giudizio etico. E i giudizi etici non sono giudizi scientifici nell’accezione corrente. Inoltre, i fini giusti spesso sono in conflitto l’uno con l’altro e le risorse sono limitate…Nel decidere in che misura siamo disposti a sacrificare un fine, un valore o uno scopo per ottenerne un altro, oltrepassiamo per forza la sfera in cui la conoscenza scientifica in senso stretto può soccorrerci. Ma c’è un’altra ragione per cui le decisioni politiche comportano giudizi non strettamente scientifici. Se anche si raggiunge un accordo generale sui fini delle decisioni politiche, resta sempre un margine considerevole di incertezza e conflitto sui mezzi: come raggiungere il fine o le loro possibili conseguenze? quali sono i mezzi migliori per prendersi cura dei poveri, dei disoccupati, dei senza casa? In che modo gli interessi dell’infanzia sono meglio protetti e le condizioni dei bambini possono essere migliorate? Quale fetta del budget è necessaria alla difesa militare, e per quali scopi? E’ impossibile dimostrare, credo, che esista o possa essere creato un gruppo di esperti in possesso delle conoscenze scientifiche per dare delle risposte univoche a simili domande. Preferiremmo affidare la nostra macchina da riparare a un fisico teorico o a un bravo meccanico? Per governare bene uno stato non basta la conoscenza. Ci vogliono anche l’incorruttibilità, una ferma resistenza alle enormi tentazioni del potere, una dedizione continua e inflessibile al bene pubblico piuttosto che agli interessi personali o del proprio gruppo. Il fatto che gli esperti possano essere qualificati per servire come nostri agenti non significa che siano qualificati a servire come nostri governanti….
Un sostenitore della tesi del Custode dovrà confrontarsi con una miriade di problemi pratici enormi. Come va istituito un tale sistema? Chi scriverà, per cosi dire, la costituzione e chi la metterà in pratica? come verra scelto il primo Custode? Se il sistema dovrà in qualche modo dipendere dal consenso dei governati e non dalla coercizione nuda e cruda, come ottenere il consenso?”
(Nota di Silvia: e qui arriviamo ad una bellissima pagina che riprende un passo che cito spesso di Amy Guttmann)
“…Se ai cittadini è richiesto di essere competenti, non occorreranno istituzioni politiche e sociali che li aiutino in questo? Indubbiamente. Offrire opportunità di crearsi una conoscenza chiara delle questioni pubbliche non è solo parte della definizione di democrazia, ne è un requisito fondamentale. Niente di ciò che ho detto implica per forza che una maggioranza di cittadini non possa sbagliare. E’ possibile e, infatti, accade. Ecco perché i sostenitori della democrazia hanno sempre assegnato un grande valore all’istruzione. Un’educazione civica non comporta solo l’istruzione scolastica, ma anche la pubblica discussione, la ricerca di un accordo, il dibattito, la controversia, la pronta disponibilità di informazioni affidabili e altre istituzioni proprie di una società libera….Dunque, se le istituzioni destinate all’educazione civica sono deboli, resta una sola soluzione soddisfacente. Esse devono essere rafforzate…forse le istituzioni destinate alll’educazione dei cittadini create nei paesi democratici durante il XIX e il XX secolo non sono più adeguate. Se è cosi, i paesi democratici devono crearne di nuove per supplire alle carenze delle vecchie”