344. Nuove parole per l'autismo

E' necessario creare nuove parole per capire l'autismo e quindi capire il mondo

di David Vagni

Oggi mentre andavo a lavoro con il treno e riflettevo su una presentazione che farò nel pomeriggio riguardo lo sviluppo morale nell'autismo, ho avuto un momento di Eureka. Nulla di eccezionale, nulla che già non sapessi implicitamente, ma le diverse conoscenze ed idee hanno fatto click unendosi in un quadro coerente e spiegabile a parole.

Le persone hanno paura di quello che non conoscono e spesso considerano l'autismo un mistero ed i comportamenti autistici incomprensibili, bizzarri, alieni.

La realtà è che le persone autistiche violano l'aspettativa riguardo la personalità delle persone.

A. 

Da scienziato mi capita spesso di avere a che fare con concetti come intelligenza, empatia, morale, ansia, etc. tutti concetti tratti dal linguaggio comune o ormai entrati nel linguaggio comune e legati a delle idee, esempi, "mappe mentali". 

Se dico che una persona è intelligente, mi aspetto un comportamento intelligente in ogni situazione e contesto. Se dico che una persona è ansiosa, mi aspetto che sia ritirata, timida, introversa, etc. Se dico che una persona è empatica, mi aspetto che spenda la sua vita aiutando gli altri, che sia buona, espansiva e che abbia facilità a comprendere gli altri.

Questa generalizzazione deriva da due fenomeni principalmente:

1. Se abbiamo un termine per descrivere un insieme di fenomeni collegati, nella nostra mente quei fenomeni diventano ancora più collegati generando degli stereotipi.

2. Se osserviamo un comportamento in una persona tendiamo ad attribuire quel comportamento a caratteristiche insite nella persona stessa piuttosto che a indizi contestuali, questo è molto comune ed è chiamato l'errore fondamentale di attribuzione.

Ora cosa succede quando questi due fenomeni interagiscono:

succede che se osserviamo una persona ad esempio essere ritirata e parlare poco, possiamo attribuire (2) quel fenomeno alla timidezza e quindi aspettarci un comportamento "timido" (1) anche rispetto ad altri aspetti della timidezza (inibizione fisica, tendenza ad un comportamento passivo e sottomesso, etc.).

B.

 Ma perché si creano questi "stereotipi"? Questi stereotipi si creano perché funzionano e semplificano il mondo aiutandoci a predire il comportamento delle persone. Se osservo una "serie" di comportamenti timidi di una persona in un contesto posso predire che sarà più probabile che quella persona abbia una serie di comportamenti timidi ma diversi in un'altro contesto. Funziona, è semplice, è utile.

Questo lo possiamo vedere facilmente dalla costruzione dei test di personalità. Pensate al Big Five test famosissimo e usatissimo che riduce la personalità umana a 5 fattori:

·         Estroversione

·         Amicalità

·         Coscienziosità

·         Stabilità emotiva

·         Apertura mentale

 

Semplice, rapido, utile.

C.

Cosa succede però nell'autismo?

Le persone autistico violano regolarmente le aspettative rispetto alla correlazione tra diversi processi e diversi aspetti della personalità.

Faccio solo degli esempi:

·         Le capacità di teoria della mente nelle persone tipiche sono svincolate dall'intelligenza, negli ASD sono strettamente legate all'intelligenza verbale.

·         Il giudizio morale nelle persone tipiche è collegato al riconoscimento e alla gestione delle emozioni e all'empatia affettiva. Nelle persone ASD è completamente svincolato dall'empatia affettiva e dall'abilità di riconoscere le emozioni.

·         L'apertura alla cultura e l'apertura all'esperienza sono collegate nelle persone tipiche, mentre nelle persone ASD no.

·         Altruismo e obbedienza sono correlate nelle persone tipiche ma non negli ASD.

·         ...

Ci sono decine di tratti o processi che sono collegati tra loro nella popolazione tipica ma non in quella ASD. Tuttavia è vero anche il contrario, ci sono tratti collegati tra loro negli ASD ma non nelle persone tipiche.

D.

Quindi non si tratta solo dell'osservazione di un comportamento "atipico" in sé che sconvolge le persone, ma nell'impossibilità di comprenderlo in quanto non riducibile ed esplicabile attraverso le categorie di pensiero costruite a partire dalla tipicità.


E. Nominare è dominare.

Un esempio che ormai portiamo avanti da anni è la differenza tra meltdown e tantrum (capricci), la semplice conoscenza della differenza e la possibilità di dare un nome ai comportamenti è in grado di migliorare la comprensione e quindi la qualità della vita delle persone autistiche e di chi gli sta vicino.

Quindi:

forse un enorme passo avanti sia sociale che scientifico potremmo farlo non solo suddividendo i diversi concetti usati nella ricerca e nel linguaggio comune in modo più sottile, ma creando un vocabolario interamente nuovo per descrivere fenomeni e "personalità" insolite in modo da ridurre la paura dell'ignoto, perché forse, in parte, l'autismo è un puzzle perché non abbiamo le parole adatte a descriverlo.

Una volta create queste nuove parole potremmo renderci conto che non riguardano solo le persone autistiche, ma molte altre persone, e che le categorie che usiamo per descriverle spesso sono profezie che si autoavverano create dalla società.

 
tratto da:

http://www.spazioasperger.it/forum/discussion/6639/e-necessario-creare-nuove-parole-per-capire-l-autismo-e-quindi-capire-il-mondo/p1