357. Libertà personale e libertà del mercato

 Questo è un cantiere aperto, che viene continuamente aggiornato e rivisto. Al momento vi sono due aggiornamenti, del 30 aprile 2017 e del 23 gennaio 2018.

Aggiornamento del 23 gennaio 2018

Sistema prostituente. Perché non é una questione meramente individuale, come le libfemm e il patriarcato neoliberista vorrebbero far credere. Una traduzione da Beatriz Gimeno.

"Sono più vecchia, la parola puttana non mi spaventa, non mi rende morbosa, non mi sembra fica, o sexy. Ho superato la fase giovanile di spaventare i conservatori raccontando le gesta sessuali. Non voglio rendermi moderna, o fica, raccontando le mie pratiche sessuali, che sono molto strane (oops, l'ho già detto), perché penso che non sia rilevante.
Sono una donna adulta e femminista, non più di chiunque altra, ma né meno di nessuna. E vorrei che potessimo parlare della prostituzione senza dire cose semplici e complicando la questione come merita. Questo è, tra le altre cose, senza fare appello sempre e quasi esclusivamente all'esperienza individuale. Perché questo è quello che facciamo di solito quando parliamo di qualsiasi altra istituzione politica, lasciamo da parte, o lasciamo per un altro dibattito, l'esperienza individuale. Almeno questo è ciò che fanno le persone che credono che i problemi politici dovrebbero essere affrontati dal sociale e strutturale, e non dall'individuo, come vuole il neoliberismo e come facciamo quando parliamo di prostituzione.
Non è che il personale non abbia importanza, ovviamente è importante; e ancora più in un'esperienza come questa, così dura, così connotata. Ma non potremmo parlare di nessuna istituzione (nè di politica) se facessimo unicamente appello all'esperienza personale di ognuna delle milioni di donne che nel mondo sono puttane; che lo sono in tutti i paesi, nei paesi ricchi e poveri, in situazioni terribili nella maggioranza e altre in situazioni migliori; essendo stata ingannate, ridotte in schiavitù, sfruttate o avendolo scelto nelle loro limitate opzioni. Ogni volta che parliamo di altri diritti, di altre istituzioni politiche o sociali, di altre lotte, abbiamo in testa un'idea del bene comune e di trasformazione sociale, questo è il femminismo. Ma nella prostituzione non solo non possiamo discuterne, ma al contrario, sembra che fuggiamo da quel dibattito per affrontare i casi particolari delle une contro le altre ("l'ho scelto e mi piace", "l'ho vissuto come un inferno "); o recriminare alle altre che non parlano della questione perché non sono puttane, mentre sembra che pagarne una ti permetta di parlare della questione perché ti dà una profonda conoscenza della materia. Secondo questo i clienti sono i più qualificati per parlare di prostituzione.
La verità è che già lo stesso dibattito è parziale perché le prostitute non hanno in assoluto un' unica opinione sulla prostituzione; ma quello che succede è che solo poche hanno accesso alla parola pubblica. Di solito quelle che si trovano in una situazione migliore, quelle che sono pagate dall'industria per dire qualsiasi cosa, quelle che possono scegliere, quelle che dicono quello che cercano i media o i programmi televisivi, quelle che coincidono con la deriva mercantilista della vita che viene promosso dal sistema. La maggior parte non ha questo privilegio e se alzano la voce vengono messe a tacere. L'unica voce ammessa è quella delle puttane felici, non quelle che mettono in discussione il sistema di prostituzione. Poi c'è la voce di quelle che non sono puttane. Quindi la stessa cosa: io invece penso che dell'istituzione della prostituzione possanoo parlare tutte le donne, come del matrimonio, dell'amore romantico, dell' allattamento al seno o del lavoro domestico. Perché sono istituzioni politiche che riguardano tutte noi.
La prostituzione è praticamente l'unica istituzione patriarcale che non possiamo politicizzare per il dibattito; per qualcosa sarà. La prostituzione, insieme al matrimonio, è un'istituzione creata per regolare l'accesso degli uomini al corpo delle donne in modo ordinato. A tale scopo servono le istituzioni, a organizzare i comportamenti sociali ed evitare la violenza. La prostituzione mette gli uomini in un posto e le donne in un altro; È il nostro corpo che è l'oggetto della regolazione, non quello degli uomini. È il nostro corpo quello a cui accedono pagando. E questo ha un significato concreto e ha anche effetti molto specifici: materiali e soggettivi. Il bene comune in discussione qui è quello dell'uguaglianza tra uomini e donne. Perché, ancora, è quell'idea di uguaglianza che noi femministe abbiamo in mente quando parliamo di amore romantico, sesso, matrimonio, maternità, ecc .; discutiamo tutte e pensiamo a cosa fare con questi problemi in modo che, alla fine, possiamo muoverci verso una maggiore uguaglianza sociale tra uomini e donne.
Ecco dove ti devi chiedere se la prostituzione come istituzione è un ostacolo all'uguaglianza o è un supporto per essa. È interessante notare che Gabriela Weiner lo sa e lo riconosce nel suo articolo. Riconoscere che una cosa è il dibattito sul personale e un altro dibattito è quello dell'istituzione. Molto bene, siamo d'accordo, vogliamo discutere dell'istituzione. Ammette che questa istituzione reifica ed è perniciosa per l'uguaglianza ... ma da lì non segue, secondo lei, nulla; non c'è una sola proposta per combattere un'istituzione che ostacola il raggiungimento dell'uguaglianza; non una singola proposta che ci permette di andare verso la sua fine. Perché combattiamo tutte le istituzioni patriarcali tranne questa? Le ragioni sono molto complesse e non rientrano in questo articolo, ma qualcosa avrà a che vedere che sia per questo l'interesse di uno degli affari, delle industrie transnazionali, le più grandi che esistano. Un interesse che, a proposito, non diventa mai visibile in quanto tale perché mette sempre le sue dipendenti come schermo. Questo non accade in nessun altro dibattito in cui sia coinvolta una multinazionale, in nessuno. È vero che in tutti i dibattiti politici, i datori di lavoro, i proprietari, le aziende cercano di passare inosservati, ma non li lasciamo. In questo sì, e con la collaborazione di persone che si suppone siano di sinistra. Dovremmo chiedere all'industria del sesso di parlare per proprio conto e tutti sapremmo quali interessi di chi difende. La scomparsa della mano che muove i fili del dibattito pubblico è ciò che lo rende viziato, non si sa mai con chi si sta discutendo.
La proposta di regolamentare i diritti del lavoro e il confronto con altri lavori che Weiner fa, non sappiamo da dove provenga oltre questa esigenza che è un mito. Ci sono molte puttane che non vogliono regolamentare i loro diritti del lavoro e ci sono molte associazioni che non vogliono una cosa del genere. La maggioranza vogliono anche non essere perseguitate, non sfruttate, non detenute, non espulse. In Spagna, la prostituzione non è illegale e chiunque voglia può iscriversi come lavoratora autonoma e accedere agli stessi diritti degli altri lavoratori. Altre non vogliono regolarsi in alcun modo perché vogliono salvare quanto più possibile nel più breve tempo possibile anche, non vogliono pagare le tasse, non vogliono essere controllate. La maggior parte inoltre non vogliono registrarsi come "lavoratrici del sesso" non vogliono dipendere da un datore di lavoro, non vogliono essere in un bordello, non vogliono che questa qualifica penda sulle loro vite per sempre. Regolare è regolare l'attività commerciale in questo caso. In effetti, una sezione sindacale per le lavoratrici del sesso è stata fondata anni fa e nessuna (o quasi nessuna) ha firmato e questo è stato il caso anche in altri paesi. Quei regolamenti che vengono a regolare, in realtà, sono relazioni di sfruttamento; ciò che le normative fanno è rendere la vita più facile per gli imprenditori. Mi sembra che Weiner non abbia parlato con molte puttane (oltre una che ha assunto).
Quasi nessuno dice (nemmeno i sostenitori della prostituzione) che questo è come qualsiasi altro lavoro. Succhiare un cazzo non è lo stsso che passare il mocio. Perché? Perché così è il sesso, quel significato ha nella nostra cultura, è così che l'abbiamo costruito. Se fosse lo stesso, sarebbe anche lo stesso per un capo toccare una tetta o un gomito. E non è lo stesso. Le puttane sono donne come le altre, il sesso significa per loro lo stesso che per qualsiasi altra donna, anche la loro soggettività è in parte costruita lì. Le donne non hanno alcun gene che renda il sesso più piacevole senza desiderio; non più piacevole che a loro. Gli uomini dovrebbero provare a succhiare le fighe di donne che non desidereranno mai. Molti al giorno, anni, dovrebbero provare a dedicarsi ad esso, dovrebbero dimostrare che questa era l'unica opzione quando sono poveri. Mentre hanno altre opzioni e noi no, mi permetto di essere sospettosa e, come femminista, di protestare.
Ci sono molte professioni femminilizzate, sì. E come femministe, lo denunciamo. Analizziamo perché sono femminilizzati e stiamo provando afare che non lo siano, non solo di offrire più o meno diritti alle donne. E la verità è che quasi tutte queste professioni possono essere pensate come reversibili, eccetto la prostituzione. Se potessimo mettere gli uomini nella situazione della maggioranza delle donne nella prostituzione, è possibile che il patriarcato non esisterebbe. Il patriarcato è un patriarcato sessuale, la sessualità è una frontiera per uomini e donne. La prostituzione non è reversibile perché l'ideologia che la sostiene è il confine che mette gli uomini da una parte e le donne dall'altra: soggetto / oggetto; il patriarcato è colui che decide quali corpi hanno più valore di altri, quali sono mercificabili e quali no.
Noi vogliamo politicizzare la prostituzione e staccarla dalle esperienze personali, come facciamo con i problemi polítici. Perchè non ci chiediamo quale sia il ruolo che gioca nella disuguaglianza, perché è stato creata, perché è mantenuta? Perché non ci chiediamo perché il suo uso non smette di crescere quanto più le donne sono uguali e più libere? Perché non ci chiediamo se il fatto di normalizzare e legittimare la prostituzione ha o non ha qualche tipo di conseguenza nella considerazione sociale delle donne? Ci sono già molti studi su questo. O se questo ha qualche conseguenza nel modo in cui gli uomini imparano a relazionarsi con le donne? Possiamo o non possiamo analizzare quale ruolo gioca nell'espansione della prostituzione che dietro di essa ci sia la seconda attività transnazionale in importanza? Possiamo parlare di come costruire la sessualità maschile e la mascolinità nel suo insieme e vedere come si rapporta alla prostituzione? Possiamo chiederci quale ruolo gioca la prostituzione nella disuguaglianza globale quando la Banca Mondiale raccomanda ai paesi poveri di dedicare le donne a questo come un modo per ridurre il loro debito? Ciò ha conseguenze sulla situazione delle donne e delle ragazze in quei paesi? Possiamo chiederci perché ascoltiamo solo quelle che dicono di essere a loro agio, ma perché non soffriamo con coloro che raccontano esperienze terribili? Cosa ci succede da bloccare l'empatia con queste? Se pensiamo con distacco vediamo che la parola "putana" è così connotato dal punto di vista della trasgressione sessuale (e questo è percepito come positivo in un mondo iper-sessualizzato) che questa connotazione blocca gran parte della nostra capacità di empatia. Abbiamo visto la gente che salva rifugiati, ma non abbiamo mai visto nessuno entrare nei bordelli per chiedere come stanno le donne. Qualcosa ci succede con questo dibattito. Quello che voglio è discutere la prostituzione da una prospettiva sociale e politica, e non personale e neoliberista."

(Traduzione di Francesca Sanfelice) Beatriz Gimeno

 

 aggiornamento del 30 aprile 2017

 

Parole chiave del femminismo neoliberista

La confusione tra libertà personale e libertà del mercato.

 

(di Anastasia V.)

“I have a dream: un futuro di assoluta promiscuità sessuale. Uno dei presupposti della futura società liberata. Una sessualità completamente svincolata da approcci “istituzionali”, anarchica, senza freni, senza regole, detassonomizzata. Godere al di là del bene e del male. Gelosia, matrimoni, rigidi nuclei familiari, fedeltà, eteronormatività, obbligo produttivo e riproduttivo nella società consumistica diserotizzante i corpi …faranno parte dei libri di storia. Sarò già morta, ma va bene lo stesso” (anonimo)

Questo articolo è una sorta di cantiere aperto, che raccoglie diversi contributi e verrà continuamente aggiornato sulla base di nuovi input che prenderò di volta in volta in considerazione. Il tema centrale è costituito dalla risignificazione in ottica neoliberista delle prospettive femministe. Tale risignificazione – non molto diversamente da quanto avviene nel renzismo (che parla di vecchia sinistra nello stesso  modo in cui oggi si parla di veterofemminismo) – opera mediaticamente attraverso proposte che spingono verso una sempre più ampia libertà dei mercati, confusa ad arte con la libertà personale. Questo processo, contrapposto al “vecchio” e in nome della "modernità",  è particolarmente evidente nella forte spinta verso la depenalizzazione del reato di induzione e sfruttamento a sfondo sessuale. La prostituzione infatti in Italia è già legale (1) - al punto che la Cassazione ha di recente confermato l'obbligo relativo al versamento delle tasse (stato pappone di fatto) - ma il target è renderla  un “lavoro come un altro” affinchè  la figura classica del pappone e della pappona (2) acquisisca una sua dignità e legalità (4) nel senso di libero imprenditore (sistema tedesco, neozelandese e affini, i cui esiti sono tristemente noti). Vale a dire, si auspica anche in questo caso la figura di un datore di lavoro o comunque di terzi che possano trarre un utile da detta attività (che non sono panettieri, commercialisti, generici tassisti, normali padroni di casa, parenti che offrono la prestazione in casi particolari, come talora si desidera dare ad intendere). Tale retorica viene portata avanti sia attraverso la disinformazione e mistificazione (ad esempio "decriminalizzare le prostitute!", la cui attività in Italia è legale, si vedano i dettagli a piè pagina. La non validità di contratti relativi dipende anche dalla difficoltà, di fatto, in un’aula di tribunale di valutare la qualità della prestazione o l’avvenuta prestazione con relativi risarcimenti) sia attraverso svariati cavalli di battaglia che paradossalmente vengono talora infarciti di  A per anarchia: la finta trasgressione per ottenere l’effetto bandwagon anche tra le fasce più tradizionalmente a sinistra e da contrapporre ai leghisti che parimenti spingono in tale direzione (Salvini di recente come promessa elettorale). Se prima in ogni talk show vedevamo persone che pregavano di pagare le tasse, dopo le conferme su detto obbligo si nota invece una certa tendenza ad  evitare le telecamere. Il vero obiettivo era un altro. Per taluni  la riapertura dei bordelli e per altri i daspo contro prostitute straniere non sono altro che un modo di risolvere questioni di “decoro urbano”. Vale a dire i modelli di quei bigotti di svedesi, norvergesi, finlandesi o francesi (punizione del cliente) possono funzionare solo in presenza di stati che garantiscano effettive possibilità di scelta alle donne coinvolte, garantendo diritti e tutela alle donne straniere che oggi non a caso costituiscono il grande bacino dei sistemi prostituenti. Essere costrette alla clandestinità, il terrore di essere espulse, l’impossibilità quindi di avere accesso al lavoro fanno parte del circolo vizioso. Per quanto riguarda la locuzione sex work, risignificazione neoliberista della più antica oppressione del mondo, questa non rimanda ad altro che alla diserotizzazione del corpo femminile, entrato pure esso nel normale ciclo produttivo, nella catena di montaggio. In un modo o nell’altro le donne non devono godere, o comunque il godimento è secondario, esser devono produrre piacere ad altri o riprodursi (la sopravvissuta Rachel Moran nello splendido testo “stupro a pagamento” chiarisce bene anche molti meccanismi di autodifesa delle donne coinvolte in questi processi). Fino ad arrivare al noto “eh ma esistono persone che lo fanno volentieri!”( e infatti qualche testimonial si trova sempre, come per i voucher o altri sistemi di oggettivo sfruttamento) : questo non cancella il sistema,  basato ieri (si leggano gli atti al tempo della legge Merlin, sulle donne che popolavano le “case chiuse”) come oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, su estrema indigenza e neppure la valenza culturale del tutto in termini femministi, dal momento che il femminismo non è semplice accettazione dello status quo ma presa di coscienza e contestazione dei paradigmi  e modelli maschilisti dominanti. Posso non voler proibire il concorso di Miss Italia e Miss Universo, e le participazioni volontarie appunto, ma di certo e quanto meno devo analizzare criticamente il suo significato all’interno di un sistema patriarcale e maschilista, il modo in cui esso induce a collaborare con esso. Vale anche per chi si presta volontariamente alla pubblicità sessista e avanti con esempi simili. “Nessuno le costringe” non è una risposta sufficiente, infatti la storia non è costellata di donne che si sono adeguate ai ruoli con una pistola puntata alla testa, anzi. E la colpa non può essere imputata nemmeno alle donne stesse (si legga il manifesto redstockings). Tutti i grandi successi avuti fino al giorno d’oggi non si sono certo avuti sulla base della considerazione di una pistola o meno puntata alla testa. Ma attraverso processi di informazione, autocoscienza e creazione di condizioni materiali idonee.

L’analogia con la raccolta dei pomodori. Ovvero come il neoliberismo nega la specificità della violenza o sfruttamento sessuale. Ormai accade non di rado di vedersi confrontate con l'equazione sessualitá = raccolta dei pomodori, delle zucchine, rifare i letti di un albergo, fare la badante. Questa equazione viene portata avanti, come detto,  da chi cerca di depenalizzare il reato di induzione e sfruttamento della prostituzione, ovvero la legalizzazione del datore di lavoro o chi ne trae utili  - pappone o pappona -  ovvero i grandi o piccoli bordelli come in Germania.  La "logica" alla base di questa equazione é la seguente: la fica non é sacra (suona molto ribelle e disinibito, “anarchico” appunto) , quindi puó essere venduta appoggiandosi a un datore di lavoro come un altro. Quali sono le conseguenze di un simile messaggio? 1) Una corsa al ribasso, diritti al ribasso, la coerenza al ribasso. Se come sistema permettiamo lavori sfiancanti e malpagati in un call center, in un campo di pomodori e zucchine, in un albergo, in una casa di riposo, per coerenza (!) dobbiamo permettere anche lo sfruttamento sessuale. Significativo come gli ultrá di questa equazione non facciano mai paragoni con il mestiere o la professione di giornalista, medico, ricercatore, insegnante, operaio specializzato, infermiere, elettricista. Perlomeno ammettono che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che non hanno avuto la possibilitá di scegliere tali professioni, di avere un percorso di studi o avviamento professionale che permettesse loro di accedervi. E infatti oggi i soggetti coinvolti nella tratta (che non é solo una pistola puntata alla testa ma ogni situazione di estrema indigenza, per cui la parola libera scelta o autodeterminazione si trasforma in una pagliacciata neoliberista) sono soprattutto straniere. Non a caso parlo anche di neocolonialismo. Non a caso alcune sopravvissute (3)  sottolineano il carattere marcatamente razzista degli attuali sistemi mercificanti, laddove il cliente anche della tratta classicamente intesa - pistola puntata alla testa -  scompare da ogni dibattito (in media un uomo bianco, etero, occidentale, benestante). Senza contare la consueta deliberata confusione tra libertà del mercato e libertà personale e l'approccio meramente individualistico e non sistemico tipico delle logiche neoliberiste. La differenza tra libertà del mercato e libertà personale (aborto, eutanasia, libera coltivazione di cannabis a uso personale o terapeutico) si può evincere anche da un’analogia con i voucher: per un lungo periodo in tv abbiamo visto testimonial che si dichiaravano felicissimi di essere retribuiti in questo modo. Qualche testimonial si trova sempre e non è difficile metterlo in prima pagina quale campione rappresentativo. La famosa giustizia fondata sul sondaggio, perdippiù ad minchiam, ovvero condotto in modo non scientifico. "Se a me piace essere retribuito così, perché qualcuno dovrebbe impedirmelo? Tenendo conto del fatto che gli altri possono rifiutarsi?" Capirete da voi che tale “libertà di scelta” non influisce soltanto sul soggetto desiderante ma sull’intera società, in quanto crea un sistema dal quale scompaiono, o possono scomparire per tutti, altre forme di retribuzione. Sul mercato non si può parlare di meri desideri individuali: nel momento in cui avvengono transazioni economiche queste incidono sull’intero sistema. Se io decido di intrattenermi con 10 uomini al giorno può essere effettivamente cosa bella e piacevole e una mia legittima scelta, se decido di mettere il mio corpo sul mercato in una qualsiasi forma la “scelta” non riguarda più solo me, ma tutte le donne che potranno essere coinvolte in tale mercato, per motivi che con la libera scelta nulla hanno a che vedere. Idem per la donazione di organi da viventi: una cosa la donazione altra la possibilità di venderli, che trascende il soggetto desiderante. Talora si riscontra anche una sorta di razzismo inverso: il lavoro di prostituta sarebbe più gratificante di quello della badante e permetterebbe di guadagnare di più (discutibile, dato che con l’aumento dell’offerta calano i prezzi come successo in nuova Zelanda (4) o altrove, e si vedano i nuovi bordelli all you can fuck in Germania e Svizzera)  2) La negazione della specificitá della violenza sessuale: se io ti stupro, é vero sí che ti ho costretto a fare qualcosa contro la tua volontá o che non ti piace. Ma non ti piace nella stessa misura in cui non ti piace raccogliere pomodori, zucchine, o rifare i letti. E se ti costringo a rifare un letto o 10 letti in un giorno, certo non rimarrai traumatizzata per questo. Anche se non hai gradito. Questo discorso vale in primis per la prostituzione basata su mancanza di risorse economiche 3) "Risolvere" il problema occupazionale, offrendo nuove e ben piú gravi forme di sfruttamento. 4) Tacciare di incoerenza tutti coloro che ogni giorno si battono per ogni tipo di sfruttamento (e che in ottica anticapitalista auspicherebbero un sistema totalmente diverso) ma che ben riconoscono i gradi e la specificitá della violenza sessuale. Usare uno sfruttamento per negarne un altro. Ricorrere al sempreverde trucco all lives matter per depoliticizzare questioni specifiche. Il metodo di molti hater antianimalisti: "e allora il coltan??!1 e allora le pantofoline indiane??!1 e allora i virus?!" 5) il rovescismo  o risignificazione dello slogan "il corpo è mio e me lo gestisco io", passato da libertà di autodeterminarsi a libertà di auto-oggettificarsi ("il corpo è mio e me lo mercifico io, il mio pappone me lo scelgo io, ad Arcore ci vado da sola").  Libertà è libertà di avere un padrone. Libertà è libertà di avere un prezzo.  Di autoetichettarsi.  Non a caso questa "accezione" è stata spesso invocata (Sgarbi se non erro, tra i tanti) per legittimare il sistema Arcore, tra i molti esempi che si potrebbero citare. Al di là dell'ordinamento giuridico e soluzioni in termini legislativi, va ricordato che il femminismo intende agire soprattutto sulla cultura e non è esattamente la cultura dell'auto-oggettificazione il target, come le mistificazioni neoliberiste vorrebbero dare ad intendere.

Vittimizzazione. Svincolare una donna dal "ruolo" di vittima, “consegnarla” al regno dell’autodeterminazione non significa convincerla che lo status quo possa essere re-interpretato o ri-significato a suo vantaggio (femminismo neoliberista), ma creare le condizioni per cui possa "imbracciare un fucile" contro di esso.  E quindi scegliere. Tutta la querelle sul "victimhood" era nata bene (non siamo fragili per natura, non necessitiamo di un tutor) ma come spesso accade é finita malissimo. Si è tramutata nella accettazione acritica dello status quo, nel cercare di ottenere qualche briciola in più dal sistema patriarcale. In rassegnazione. Pagando pure le tasse. Nella ricerca della istituzionalizzazione e normalizzazione di una industria. Che con l’anarchia pure poco ha a che fare. Magari però con l'anarcopatriarcato. Il discorso è molto pericoloso perchè potrebbe portare anche a legittimare situazioni di violenza domestica, fisica o psicologica: se la donna non si ribella, non denuncia, non scappa, non si lamenta, significa che è autodeterminata. La locuzione sex work in realtà non rappresenta che la normalizzazione e istituzionalizzazione di una gerarchia (difficilmente nel bordello come forza lavoro troviamo un uomo bianco, occidentale, benestante, etero. Lo troviamo solo come cliente. E le donne, ormai quasi tutte straniere dell'est o del continente africano, la "forza lavoro",  vi sarebbero quindi "portate per natura"?) e dello status quo in termini di sfruttamento. Tutto ben diverso dalla "prostituta anarchica" (rara ma esiste) che si pone fuori dal sistema e se ne fa beffe. Come Diogene di Sinope, che si dice vivesse in una botte. Senza tetto per scelta ve ne sono, non per questo istituzionalizzo l'essere senza tetto magari tassando pure l'elemosina ricevuta. Riassumendo, la vittima non scompare in quanto è scomparsa l'oppressione o l'immagine distorta della natura "femminile" ma in quanto si è ri-significato positivamente il suo status.

Bigottismo. Spesso le abolizioniste vengono definite bigotte. In questo modo si cerca di deviare l’attenzione dalla valenza sistemica attraverso banalissimi attacchi ad hominem, ai quali, dato il livello, si può rispondere in un unico modo: meglio suore che finte puttane (molte professorine col culo al caldo amano entrare in scena in questo modo, suona molto anarchico dire che si è puttane, in ottica da tredicenne). Inoltre sono proprio le libfemm ad avere una visione romantica e idealizzata del meretricio, laddove l' istituzionalizzazione e statalizzazione attraverso il bordello, la tassazione e il "datore di lavoro" non rappresentano altro che la vittoria della gerarchia, sociale ed economica, proprio quella che si dice di voler combattere. Altro che anarchia. Ricordo volentieri che la rivoluzione sessuale è stata portata avanti dal "veterofemminismo" anni 60 e 70 e non da quella pagliacciata funzionale al sistema  che è diventata la corrente “sex positive”.

Paternalismo o sul "sovradeterminare". Torniamo ai  voucher. Potrete trovare diverse persone contente di averli ricevuti, altre che avrebbero preferito diverse forme di retribuzione, altre ancora che in generale hanno condannato l'intero sistema considerato di sfruttamento. Per caritá, legittimo avere diverse opinioni. Ma di certo sembrerebbe strano se qualcuno, che prenda in considerazione solo il primo gruppo, dicesse al terzo che si é paternalisti (o si sovradetermina) verso i lavoratori retribuiti con voucher. E che per questo il sistema dovrebbe permanere. Si possono sempre rifiutare! Oppure immaginate che qualcuno prenda come campione rappresentativo dei senza tetto Diogene di Sinope, e dica a chi vuole offrire case (non botti, non cartoni) di essere paternalista, dato che ci sono alcuni Diogene (ed é vero) che sanno quello che fanno. E allora la filosofia? E allora il brivido della libertá? Facciamo invece pagare una tassa su botti e cartoni, per garantire la libertá di tutti. Vi sembrerebbe strano vero? Potremmo continuare, e continuereste a meravigliarvi. Immaginate qualcuno che che voglia vendere il proprio rene e protesta perchè non si rispetta il suo desiderio commerciale e la sua "autodeterminazione" nel volerlo fare: direste che no, questo incide su tutti, ha a che vedere con la libertà del mercato - che trascende il soggetto desiderante -  distinta da quella personale, che riguarda solo noi.  Provate a prendere come base una qualsiasi forma di sfruttamento sessuale della donna e l'argomento del paternalismo verrá accettato senza battere ciglio. L'ottica sistemica completamente ignorata. E nessuno si meraviglierá. Le magie del patriarcato neoliberista.

Stigma . E concludiamo con lo stigma: in linea generale é quasi sempre l'oppressione a creare la discriminazione e non la discriminazione a generare oppressione. Perche? perche non si parla mai di idee iperuraniche ma di precisi meccanismi di potere. Un nero non é oppresso perché nero, un nativo non é oppresso perché si veste diversamente e ha diverse tradizioni. I neri sono stati prelevati e schiavizzati non perché l'uomo bianco in due secondi ebbe l'intuizione che nero é inferiore. L'uomo bianco necessitava dell'animale forza lavoro. A giustificazione di questa forma di potere si sono costruite le "razze" (splendida sul tema Colette Guillaumin). Poi arrivó l'abolizionismo. Perché le prostitute sono stigmatizzate? Per colpa delle "comari di paese"? Non proprio, non sono loro a parlare di quale donna sia piú chiavabile al miglior prezzo. Ma il cliente ovvero il patriarcato. Che deve mantenere la dicotomia santa per i figli puttana per il piacere. Controllando i corpi. Per non parlare delle prostitute straniere "ogni tanto vado con le nere ...sono stato anche con altre prostitute ma con le nere mi diverto di piú, é come fare un safari. Mi sembra di andare a caccia. Mi sembra di cacciare degli animali grandi e grossi. Poi sono tutte uguali, vai nel mucchio, non hai il problema della scelta. Poi loro per i soldi fanno tutto, con loro ti senti una potenza" (Dal Lago e Quadrelli, 2003, p. 231). Lo stigma si elimina con l'eliminazione dei SISTEMI di sfruttamento che quasi sempre sono di natura economica. E con la creazione di sistemi nuovi, che permettano di scegliere davvero, per non trasformare il concetto di autodeterminazione in una pagliacciata neoliberista, oltre che patriarcale e neocolonialista. Il pappone o la pappona come nuovo imprenditore dalla faccia pulita per risolvere il problema occupazionale in una infinita corsa al ribasso.Oggi per autodeterminazione si intende esclusivamente il non avere una pistola puntata alla testa, in un attimo si è cancellato tutto il discorso sul condizionamento sociale, cardine del femminismo, dato che il patriarcato si può reggere solo sul consenso "volontario" delle donne.

Abolizionismo quindi non significa proibire, ma creare le condizioni affinchè siano eliminati i gap socio-economici culturali che impediscono la libera scelta, che truccano da libera scelta l'oppressione, e avere l'obiettivo di una società radicalmente nuova e antigerarchica.

Effetto zio Roy e femminismo pop neoliberista. Oggi si sente parlare di "tanti femminismi", "per fortuna ci sono tanti femminismi", da contrapporre a quello "misandrico" e "punitivo". Cito: "come il padrone di schiavi del passato si serviva di Tom, il nero da cortile, per tenere a bada i neri dei campi, lo stesso padrone di schiavi oggi ha a sua disposizione i moderni zii Tom, gli zii Tom del ventesimo secolo, per tenere sotto controllo voi e me .. il movimento dei Black Muslims spaventò cosi tanto l'uomo bianco da fargli dire: 'grazie a dio abbiamo lo zio Roy e lo zio Whitney e lo zio A. Philip e lo Zio ..' (...) perciò non li chiamo più zii Tom ma invece Zii Roy.". Ecco, il femminismo liberalpop è lo zio Roy.

Alcune fonti:

(1) https://www.laleggepertutti.it/148101_quando-la-prostituzione-e-legale  (a parte qualche sporadica ordinanza ad effetto)

(2)  le pappone http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/10/news/la_tratta_delle_transessuali_business_da_20_milioni_al_mese-6925727/

(3) http://www.resistenzafemminista.it/vednita-carter-sopravvissuta-e-attivista-minnesota-usa-la-prostituzione-e-una-questione-razziale/

(4) http://www.resistenzafemminista.it/sabrina-sopravvissuta-alla-prostituzione-della-nuova-zelanda-la-decriminalizzazione-ha-fallito-la-soluzione-e-il-modello-nordico/ (situazione in Nuova Zelanda)

https://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2014/06/26/sex-positive/

http://www.resistenzafemminista.it/precarieta-femminile-nel-patriarcato-neoliberista/

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2014-0071+0+DOC+XML+V0//IT   (il modello nordico consigliato in sede EU)

http://www.resistenzafemminista.it/amnesty-non-ha-voluto-ascoltare/  (Amnesty e la legittimanzione dello sfruttamento sessuale)

http://www.resistenzafemminista.it/donne-immigrazione-e-prostituzione-in-europa-non-si-tratta-di-sex-work-di-anna-zobnina/

https://www.theguardian.com/commentisfree/2015/oct/22/pimp-amnesty-prostitution-policy-sex-trade-decriminalise-brothel-keepers