360. Irriverender

 

 

 

 

Intervistiamo Irriverender, Architetto “Geek”, Millennial, e Blogger, che ci ha molto colpit* per la genialità di alcune sue creazioni e per la vastità dei suoi interessi.

 

Ci parlerà del suo blog, che ha come tema architettura, didattica, design e tecnologia, e delle sue attività professionali, come Architutor, ovvero docente di materie legate all’architettura (preparazione per i test d’ingresso, modellazione 3D, rendering) e come professionista del web (seo copywriting, content marketing, seo tecnica, digital branding).

 

Ciao Irriverender, posso chiamarti così?

Puoi chiamarmi anche Arch. Bonnì, ma l’architettura è solo la mia formazione: la professione mi ha portato verso altri sviluppi, didattici e tecnologici.
Ho coniato il nome “irriverender” quando ho iniziato la mia attività di architutor (formazione privata a 360 gradi ad architetti e aspiranti tali). Mi piaceva l’idea di applicare il concetto di “irriverenza” a ciò che avrei voluto insegnare senza prendersi troppo sul serio: la modellazione 3D e la renderizzazione.
Credo molto nel digital branding (promozione del proprio marchio), nella brand reputation (reputazione di un marchio) e nella brand awareness (conoscenza di un marchio), e quindi mi fa piacere quando vedo, tramite strumenti di analisi web, che le persone arrivano a me digitando prima di tutto Irriverender e non il mio nome.
La mia attività si è ampliata nel tempo. Oltre ad insegnare modellazione e render, preparo i ragazzi per i test d’ingresso di architettura, ingegneria, design, e aiuto gli architetti neolaureati a valorizzare il book e il portfolio, e ad usare linkedin e altri strumenti per conquistare il mondo del lavoro, non rimanendo irretiti nelle gavette infinite e nelle finte partite iva. Inoltre, sono tech writer, e scrivo di argomenti legati ad architettura, design, domotica, tecnologia, oltre che seo copywriter (scrivo in modo ottimizzato, per i motori di ricerca) e consulente seo in generale. Le abilità maturate nella scrittura seo, nel copywriting, nel content marketing, e nell’ottimizzazione SEO di siti e portali, le metto a frutto anche come docente: insegno ai freelance a gestire in tutto e per tutto la loro immagine web, dal logo design alla qualità dei contenuti.

Quali le tue passioni?

A parte il web e l'architettura, che immagino saranno il tema dell'intervista, sono bassista, ho diverse collezioni (dalle più nerd come calamite e spille, alle più ricercate come quella di pipe o il mio angolo d'Oriente in casa), sono attivista per i diritti civili, adoro leggere saggi, faccio ritratti fotografici e a grafite/carboncino, ma anche vignette satiriche. Ho conquistato alcune copertine, sia come ritrattista (tramite fotografie), sia come vignettista. A volte ho bisogno di manualità e silenzio, e mi dedico alle piante del mio balcone. La cura che si rivolge alle piante, in attesa di risultati lontani nel tempo, è simile alla cura che si deve rivolgere ad un sito web, prima di vederlo frequentato e visitato assiduamente.
 Musicalmente, adoro il southern rock, il progressive, l’hard rock e l’heavy metal. Cinematograficamente, adoro la fantapolitica, il cyberpunk, i paradossi temporali, le Utòpie e le Ucrònie, e, in generale, la fantascienza. Questo mi ha influenzato nella mia ricerca stilistica sulle atmosfere scenografiche di modellatore 3D e renderista.

 

Raccontaci di te e della tua metamorfosi in "Irriverender".

La mia passione per il web e per la grafica inizia a fine anni ‘90, a cavallo tra le medie e il liceo, anche se disegnavo già da molto prima, prevalentemente vignette e manga.

Io sono dell'84, quindi mi si può considerare appartenente alla generazione dei Millennials, ovvero coloro che hanno conosciuto il web e il digitale quando erano molto giovani, anche se oggi si parla di una nuova generazione, a cavallo tra Generazione X e Millennials: gli Xennials.

Quando è stato il momento di scegliere il percorso di studi, ha però prevalso l'interesse per l'Architettura e l'arte in genere. La mia facoltà si chiamava “Architettura e Società”. Si trattava del Politecnico di Milano, sede Leonardo. Nel mio piano di studi c’erano molte materie sociali e di comunicazione visiva.

In quegli anni, tra il 2002 e il 2007, facevo capolino nelle varie web communities e ne creavo di mie. Il mio interesse per la sociologia del contatto filtrato si mescolava all'amore per internet e per il digitale, che a sua volta sentivo come un importante nuovo strumento per rappresentare ciò che stavo studiando. Cercavo di cambiare le parole usate nei titoli del mio forum per renderlo più appetibile ai motori di ricerca e intercettare persone che sarebbero state interessate ai miei contenuti, e ottimi nuovi amici con interessi comuni.

E l’architettura? I render? In che modo la tua adolescenza e i tuoi interessi personali hanno dato un’impronta al tuo stile?

Ho avuto sempre una grande attività onirica, che mi permetteva di immaginare luoghi e atmosfere, e di poterle riprodurre se lo desideravo.

A volte il disegno non era uno strumento sufficiente, e guardavo con ammirazione le atmosfere di fantascienza e fantasy presenti nei grandi capolavori di Hollywood: dei progettisti avevano avuto la possibilità di progettare luoghi di ambientazione di storie che avrebbero fatto immaginare intere generazioni, come le diverse Gotham City, ad esempio, ma anche le tante ambientazioni fantascientifiche dei film dagli anni ‘90 ad oggi, le viste "a volo d'uccello" su città che non sarebbero mai esistite se non nell'immaginario collettivo.

Poi, una decina d'anni fa, ho visto Inception, e la figura dell'architetto dei sogni, e il suo ruolo mi ha stregato. A quel punto ho iniziato a costruire architetture e scenari “impossibili” con gli strumenti di modellazione 3D e render allora a me disponibili, e, negli anni, con strumenti sempre più fotorealistici, anche se il fotorealismo in sé non è l'obiettivo: l'obiettivo è trasmettere un'atmosfera, un po' come fa la creatrice di ricordi di Blade Runner 2049.

Ho creato un portfolio surreale ispirandomi al SuperStudio, mostrando luoghi ed atmosfere extraterrestri, giocando con gli environment, le luci, le riflessioni e le rifrazioni, per creare un book irriverente. Negli anni ho lavorato molto come modellatore e renderista, ma il mio sogno sarebbe stato creare un team di figure ognuna esperta in modo meticoloso e quasi ossessivo in uno dei passaggi che portano alla nascita di un luogo: la modellazione, la renderizzazione, la post-produzione,: un team di giovani, orientati verso l'open source, che avrebbero lavorato in tandem, ognuno specialista di uno dei sopracitati passaggi, ma questo non è successo, perché la mia generazione ha troppo patito le ingiustizie del mondo professionale delle professioni tecniche, e alla fine ha finito per credere nel mantra propinato dagli studi professionali in cerca di giovane manovalanza: che si lavora col passaparola, che ci si deve affiancare ad un anziano che un giorno ti renderà socio, etc etc…

La tua fuga dal mondo dei giovani architetti a finta partita iva dove ti ha portato?

Dopo alcuni anni a credere alla favola della “gavetta” presso gli studi professionali, avevo capito che questi anziani professionisti non avevano nulla da insegnare, o non volevano farlo. Parlavano di brevi gavette, ma vedevo cinquantenni accanto a me, col pc, a modellare, e questi capi sempre in cerca di nuova “forza lavoro” giovane che portasse in studio delle nuove competenze informatiche, la capacità di fare render all’avanguardia, loghi accattivanti, che conoscessero il BIM o facessero risparmiare lo studio, informandosi sul mondo open source.

Non avevo interesse di mettere le mie competenze a servizio di questi “vampiri”, così decisi di cambiare settore e cercare una realtà azienda. Per puro caso, tramite InfoJobs, trovai un’azienda, per cui ho lavorato dieci anni e lavoro ancora part time, una star up, diventata ben presto una grande realtà leader nel mercato dell’editoria digitale, operando nel settore della comunicazione e del marketing, e facendo esperienza in un reparto di Information Technology, e questo mi aveva dato ulteriori strumenti per presidiare il web in modo adeguato per promuovermi come freelance.

In quel periodo ero già abbastanza presente sui social, in particolare su quelli di settore e professionali, e la mia voglia di incontrare persone come me, “esuli” dal destino a finta partita iva, e “atterrati” in un altro settore, era enorme. Intercettavo solo coetanei senza un profilo professionale interessante, dis-orientati.

A molti di loro ho dato delle consulenze su quale pacchetto software padroneggiare per essere "sexy" per il mercato, se rivolgersi o meno all'open source a seconda delle esigenze e del proprio orientamento a riguardo, e infine su come essere presente in modo intelligente e costante, dando talvolta anche delle vere e proprie lezioni sui programmi 3D, seguite da consigli su come e dove trovare risorse free relative alla formazione.

I risultati erano talmente buoni che oggi orientare risorse con un background simile al mio è parte del mio lavoro: non è solo “digital branding”, ma anche ascolto. Capire cosa una persona vuole per il suo futuro e indicare possibili vie, che richiedono sicuramente una cura dell’immagine digitale, ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto solo a questo.

E cosa hai scoperto in questo tuo lavoro di digital branding e orientamento a giovani professionisti e architetti?

Mi rendevo conto che il freno più grosso che queste persone avevano a lanciarsi nel mercato come freelance era il prezzo dei software. Avevo fatto molti corsi relativi a programmi di modellazione 3D e render, prima di iniziare ad insegnarli, ma mi rendevo conto che insegnare questi programmi ad uno studente delle superiori o del politecnico, o ai titolari di un grande studio aveva senso, ma per i giovani professionisti servivano alternative "libere" per tutte le tipologie di software richieste dal nostro settore, dal logo design all'impaginazione, dalla modellazione al rendering, dal disegno 2D alla post-produzione, e ciò mi ha spinto ad aprire un blog che potesse orientare in tal senso, arrivando poi, col tempo, a scrivere anche per alcune riviste del settore, tra cui Blender Magazine, relativa al celeberrimo software libero di Modellazione e Rendering. Sapendo cercare, si trovano software open source corrispondenti ad ognuno dei software blasonati a pagamento, e sono utilissimi anche per la didattica, con allievi adulti, ma anche giovanissimi.

Da professionista che non vive più il problema, come guardi il tema delle finte partite iva per i giovani?

Moltissimi giovani sono ancora costretti a lavorare a finta partita iva, per cifre irrisorie e coi vincoli del dipendente, per degli studi tecnici, con l’illusione che “impareranno il mestiere” o saranno prima o poi fatti soci. Non volevo che la mia esperienza esterna al settore dell’architettura mi allontanasse da quanto pativano i miei coetanei, che con me condividevano un percorso di studi, e tramite il mio attivismo in tal senso (che si affiancava al mio essere "open source activist”) ho conosciuto (e ritrovato) una serie di coetanei con cui fare rete e confrontarsi. E anche con i miei alunni, ancora universitari o neolaureati, che mi chiedono un supporto per entrare nel mondo del lavoro, non riesco ad essere solo un tutor, ma in qualche modo tiro fuori il mio attivismo. Sicuramente è vero che loro mi pagano, e io offro al loro un servizio, diventare accattivanti per il mondo del lavoro, ma amo metterli in guardia sulle insidie delle gavette infinite. Inoltre, molti di loro, in seguito, sono diventati dei veri e propri collaboratori. Se ho il calendario pieno di allievi, e loro hanno ormai una padronanza tale di un software, o del disegno tecnico, da poterlo insegnare, segnalo loro. Mi fido di loro, molti sono stati miei allievi per anni. Ho anche un piccolo network di colleghi professionisti e docenti, a cui segnalo allievi, e lo stesso faccio nel copywriting: quando qualcuno cerca articolisti bravi e che sanno scrivere in ottica seo, magari segnalo un mio allievo, o una persona che ho conosciuto in attività redazionali online di attivismo o volontariato. Fare rete è la prima cosa quando si vuole uscire da un circuito “oligarchico” in mano a pochi anziani e ai raccomandati.

Irriverender è il tuo marchio come professionista, ma è anche il nome del blog…

I miei approfondimenti sui software, la mia ricerca sull'open source, i miei interessi sulla bioarchitettura, le mie interviste a veterani del settore che potessero dare consigli, insieme alle mie vignette, trovarono sotto un ombrello che io decisi di chiamare "Irriverender", e che considero attualmente il mio brand e il mio progetto. Inoltre, visto che scrivo anche per altre realtà online e cartacee, è un buon biglietto da visita per far vedere le mie capacità come articolista tecnico (tech writer), come SEO copywriter e come docente.

A tutte queste iniziative editoriali e di networking si aggiunge la mia attività di formazione e orientamento che rivolgo ai giovani e meno giovani (studenti delle superiori, universitari, neolaureati, adulti che vogliano reinventarsi, interi staff di studi appena aperti), sui software, ma anche sulla presenza sul web (gestire un sito o un blog su Wordpress usando le tecniche del content marketing e del seo copywriting), e il mio recente attivismo tramite una lista di giovani architetti che, candidandosi alle elezioni dell'Ordine di Milano, vorrebbero cambiare le cose.

Tengo anche lectio magistralis, conferenze e master class, come quella che amo ricordare, Millennial at work, al liceo artistico di Giussano, in cui ho parlato dell’accesso al lavoro a dei futuri designers, delle classi terza, quarta e quinta delle scuole superiori.

 

Hai mai insegnato ad una classe di colleghi Architetti?

Grazie all’associazione Missione Architetto, e allo Studio Iduna, a marzo del 2018 faremo partire un corso di Formazione, chiamato “Architect On Web”, che rilascia crediti formativi agli iscritti all’Albo degli Architetti. Il corso permetterà all’Architetto, giovane e meno giovane, di presidiare il web, tramite il proprio sito/portfolio e tramite i social networks, e di diventare autonomo nella creazione e gestione di spazi web, creati su Wordpress, acquisendo anche il gusto necessario e le competenze di scrittura ottimizzata per il web, e comprendendo i concetti di content marketing (offrire materiale informativo per ottenere autorevolezza come Brand) e seo copywriting (una scrittura persuasiva ma anche ottimizzata per la SEO). Ovviamente, essere docente in un corso riconosciuto dall’Ordine degli Architetti e che eroga ben 14 crediti formativi è per me un’enorme opportunità di crescita professionale come docente.

 

Quindi cosa deve fare un giovane che vuole promuoversi sul web?

Deve partire dal capire cosa vuole ottenere, e poi scegliere gli strumenti giusti per promuoversi. Alcuni preferiscono i social più visuali, altri dei social più orientati al digital branding, o alle news, o ancora i social di settore, o accademici, o professionali. Dopo viene il "come" presidiarli. A me non interessa tanto prendere in carico il social di un professionista, ma piuttosto insegnargli ad usarlo in modo ottimizzato. Per questo preferisco dare consulenze e lezioni. Dopo alcune lezioni/consulenze, il professionista acquisisce una padronanza e una consapevolezza che lo rendono autonomo nella propria autopromozione, dovendo impiegare molto tempo in meno di quanto possa pensare. A volte ha senso avere pochi social, ma curarli con attenzione. Nelle mie lezioni spiego concetti come digital branding, storytelling, content marketing, seo copy, seo tecnica, link building e molto altro, ma in modo che possano essere "alla portata" di chi deve applicare questi concetti semplicemente alla cura della propria presenza web.

 

E per quanto riguarda i software?

Non sono attivista open source in modo sfrenato. Per un giovane che sogna di fare il dipendente, o di collaborare con altri per fare esperienza, può essere importante studiare il mercato, e capire quali software sono a lui richiesti dal mercato del lavoro. Ci sono, infine, delle "famiglie" di software (cad, parametrici, bim, etc etc) che spesso contengono software che funzionano in modo analogo, e val la pena di visionarli un po' tutti, e approfondirne, magari, uno per "famiglia". Sono strategie che si decidono al momento a seconda delle esigenze espresse dal professionista o dallo studente a cui faccio la consulenza. Ho reso disponibile in modo gratuito una guida per orientarsi, in attesa, magari, di una consulenza personalizzata.

 

...e per quanto riguarda i render? perchè si insegue il fotorealismo?

Inseguire il fotorealismo non è di per se sbagliato. Credo che sia importante saperlo ottenere per poi trovare la propria vena espressiva. Un esempio?

Salvador Dalì disegnava corpi perfetti, ma poi creava atmosfere surreali. Chi fa arte attingendo da stili non “fotorealistici” ha imparato dapprima a replicare realisticamente corpi e luoghi. Allo stesso modo, quando si postproduce un render, si deve prima fare la color correction (le correzioni "oggettive") e solo dopo, col "color grading", creare le atmosfere vicine alle sensibilità dell'artista e/o a quanto richiesto dal committente.

La macchina fotografica (o il motore di render) non vedono la realtà come la vede l'occhio umano (che vede tramite coni e bastoncelli), e la sottoesposizione, o sovraesposizione, possono essere corretti ma anche diventare parte dell'espressione di una foto, o di un render.

 

Al netto dei vari programmi e delle loro potenzialità, come si fa un buon render?

Il metodo da me usato è quello del maestro Sannino. Dopo aver pulito il modello da imprecisioni, e dopo aver scelto un'inquadratura accattivante (che da sola vale la metà della qualità del render), vanno bilanciate le luci utilizzando per tutta la modellazione un materiale bianco o grigio, non riflettente (quindi neutro). Dopo vengono creati i materiali. In queste fasi le opzioni del render vengono usate con impostazioni che facciano risparmiare tempo senza penalizzare troppo la qualità. Segue la fase in cui, mettendo impostazioni avanzate e precise di renderizzazione, si controlla la pulizia del risultato, si “ritocca” l’illuminazione se necessario, e infine si corregge il colore in post-produzione.

Il lavoro richiede una ricerca continua: di atmosfere stili e colori simili a quanto desiderato, di materiali e textures, di modelli già disponibili come "creative commons", da personalizzare, ma soprattutto avere la "visione nella mente" di ciò che stiamo rappresentando, o meglio, "creando".

 

Qual è la tua fase preferita di progettazione 3D e renderizzazione?

Nessuna fase è meno interessante delle altre. Alcuni renderisti amano la fase del bilanciamento delle luci. Personalmente la fase che mi affascina è la restituzione dei materiali. Trovare il colore corrispondente, riuscire a capire quanto e come riflette un materiale, quanto e se ha una trasparenza,se questa trasparenza è tonalizzata da un colore, se la superficie ha o meno una ruvidità, o nel caso di un render di "ricerca fantascientifica", proporre materiali nuovi e "surreali".

 

Quando uno studente o un potenziale allievo ti manda un suo lavoro, cosa consigli?

Cerco di fare in modo che evitino i classici errori dell’operatore principiante:

  • dimenticare che qualsiasi materiale riflette, persino un tessuto
  • sottovalutare l'importanza dell'avere delle basi di composizione di una foto
  • non salvare il render nel formato corretto, che permette una buona post produzione
  • sottovalutare la ricerca di riferimenti visivi e ispirazioni
  • sottovalutare il realismo dato dal dettaglio

 

La tua attività di formatore riguarda solo la Grafica, il 3D e il seo Copywriting?

Nell’intervista ho parlato soprattutto della mia attività di tutor relativamente alla modellazione e rendering (Rhinoceros, Sketchup, Autocad, 3DS Max, Vray, ma anche molti altri), alla grafica vettoriale, raster, all’impaginazione (Photoshop, Illustrator, InDesign del pacchetto Adobe, ma anche validissime alternative Open Source come Gimp, Inkscape e Scribus), e al padroneggiare il content marketing, il seo copywriting e il personal branding per promuoversi come freelance nel web (creare e gestire un sito o un blog in Wordpress, la scrittura ottimizzata per il web, l’indicizzazione e le basi della SEO, la gestione dei Social Networks, l’affiliate marketing), ma tratto anche altre discipline, perché quando la formazione è una passione così sentita, è difficile limitarsi a pochi argomenti o smettere di formarsi per ampliare i propri orizzonti.
Grazie ai miei studi relativi alle Metodologie e alle Tecniche Didattiche, ai miei approfondimenti sulle lingue straniere, e alla mia grande passione per la matematica, abbondantemente presente nei miei studi scientifici, ma anche approfondita costantemente negli anni, seguo ragazzi e ragazze delle scuole elementari, medie e delle superiori, che hanno bisogno di aiuto col metodo di studio o hanno bisogno di aiuto in matematica, storia dell’arte, disegno tecnico, tecnologia.  È stato bello ed emozionante seguirli negli anni, perché nessun corso di formazione può insegnarti quello che impari dai giovanissimi. Infine, ho allievi di tutte le età su materie “hobbistiche” come lo studio del basso elettrico, della fotografia professionale, e del fumetto.

 

Chi volesse maggiori informazioni, come potrebbe contattarti?

Come specialista della formazione, ho un sito web

 

 

 

 

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