Nello screenshot vedete un estratto da “Fisiologia della donna” scritto dall’esimio Paolo Mantegazza nel 1893. Qui a seguito invece un estratto di uno scritto del 1864 di Annamaria Mozzoni:
“(…) Tu non sei capace di lunghi e severi studii, le disse lo scienziato, e le dimostrava, come due e due fanno quattro, che la conformazione del suo cervello, la delicatezza de' suoi tessuti, la debolezza della sua fibra, la moltiplicità de' suoi bisogni, la dimostrano irrecusabilmente non nata alla scienza; ed ella si volse alla Teologia. Non ti è lecito, rispose questa, sta contro te l'opinione della sacra serie dei più illustri padri della Chiesa, cominciando da S. Paolo fino al sacrosanto Concilio Tridentino. D'altronde, qual bisogno hai tu di sapere? Credi ciò ch'io ti dico, e basta; la debolezza della tua mente non s'attenti di fissar lo sguardo nelle sacre cose: astienti anzi del tutto anche dalle profane et non plus sapere quam oportet. Ed ella si volse all'opinione. (…) Esclusa dal sapere, la donna, rimaneva esclusa eziandio dal potere; ed eccola ridotta a passività assoluta, cosa e non essere, di maggiore o minor valore relativo, di nessun valore intrinseco, orba d'ogni coscienza di sè, ch'è la prima ragione d'ogni forza. (…) E che piuttosto che alla femminile natura, a vizio d'educazione debba attribuirsi la poca tendenza della donna ai gravi studi ed alle utili occupazioni, appare evidente e dal precoce sviluppo delle fanciulle, e dalla vivacità e finezza del loro spirito, e dalla loro pronta percezione, e dalla attenzione che da loro prestasi all'insegnamento. Un fatto costante, generale, da potersi da chiunque constatare come noi ne fummo testimonii in diverse scuole elementari, è la molta maggior capacità che rilevasi nelle fanciulle a preferenza dei ragazzi, e il maggior amore allo studio accoppiato a maggior facilità d'apprendere coll'assoluta parità d'età e risultante sempre in qualunque numerica proporzione, sui fanciulli dell'altro sesso. (…) I criterii assoluti non sono pel suo cervello, è troppo debole per affidarglisi (…) Si è convenuto adunque che la donna non deve sapere: epperò si dirige in modo la sua intelligenza, o meglio se ne sopprime così lo sviluppo, da condurla alla perfetta evirazione. Che se alcuna giunge, mediante erculei sforzi, a districarsi da quegli impacci, che ingombrano il sereno ed ampio orizzonte della sua mente, eccole addosso l'opinione co' suoi mille proiettili, ecco la critica coi suoi mille strali, la satira coi suoi morsi, la maldicenza coi suoi pungoli, il pregiudizio, lo scandalo e tutta la falange degli inutili e dei nocivi, di cui il mondo ha dovizia, che la lingua tengono nel nobile esercizio di parlare a proposito ed a sproposito di tutto, e di tutti, asserendo, condannando, ed assolvendo senza darsi briga nessuna di essere giusti e ragionevoli! E come lo sarebbero? (…)
Da “La donna e i suoi rapporti sociali”, Passerino Editore
Mantegazza, quale sorpresa, criticó - come i conservatori del tempo - anche le abolizioniste che contestavano le case chiuse. Ascriveva peraltro anche alle popolazioni africane un “intelletto ottuso” (Fisiologia del piacere, p. 50, edizione del 1891). Praticava esperimenti su altre specie a fini di ricerca e per questo fu contestato anche da antivivisezioniste del tempo, come Frances Power Cobbe.
Già Mary Wolstonecraft, ma anche altre prima di lei (ne parleremo) smontarono la tesi dell’inferiorità mentale delle donne.
Tornando al tema (importante e necessario) della contestualizzazione, vi siete quindi mai chieste quanto segue?
Tesi
X era un uomo del suo tempo, ovvero, tutti la pensavano in quel modo
Quesito:
Qualcuno ha chiesto alle vittime del razzismo, dell’abilismo, del patriarcato … come la pensassero in quel dato momento storico? La vedevano (tutti o in parte) come “lo spirito del tempo?” Avevano la possibilità di esprimersi pubblicamente? E chi poteva quanto peso sociale e culturale aveva, in quale misura è entrata nella storia del pensiero? Oppure non è rilevante porsi questo quesito?
Forse si sta parlando solo dello "spirito della classe dominante"? Ricordando che gli indiani d’America mai si sentirono o pensarono inferiori. Solo per fare un esempio.
“Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere” (Lonzi)
Immagine: edizione del 1932, Casa editrice Bietti