“Gli esseri umani godono della conoscenza prodotta da varie comunità umane in diversi momenti, ma hanno come l’illusione che non vi sia…. proprio il fatto che alcune conoscenze diventino facilmente trasparenti induce le persone a credere che esse non servano proprio a niente….”
In questo vecchio appunto l’acutissima individuazione di un fenomeno estremamente rilevante, sia nelle sue cause che nei suoi effetti. Io distinguerei pero tra conoscenze di tipo umano /sociale da una parte e conoscenze di tipo tecnico dall’altra. Le conoscenze in campo tecnico pur diventando trasparenti per i piú, non sono mai soggette ad un pericolo che io definirei di estinzione o non applicazione: magari possiamo non accorgerci dell’incidenza della luce elettrica nella nostra vita, ma mai accadrà che qualcuno ne contesti l’importanza o ne voglia decretare la fine. Questo non da ultimo in quanto la loro scomparsa, in misura maggiore o minore, comporta un disagio evidente ed immediatamente percepibile da tutti, a brevissimo termine.
Tristemente diversa la sorte per le conoscenze acquisite nel campo sociale o umano. Basta pochissimo infatti perché uno stato democratico degeneri in una oclocrazia (tanto per rimanere in tema), o che si disconoscano conoscenze acquisite nel contesto di studi/ricerche/esperienze socio-antropologiche o giuridico-economiche con derive quindi nel razzismo, nella disparita dei sessi (si veda l'odierna RI-mercificazione della donna, laddove molte donne nel passato hanno sacrificato la vita per farci avere i diritti di cui oggi godiamo) o in generale nella perdita di diritti faticosamente conquistati nel corso del tempo, nel politico, nell economico e nel sociale. Uno dei motivi all’origine di ciò ritengo sia appunto la non immediata percepibilità del danno che ne conseguirá per i piu. La piu difficile e lenta individuazione della carenza cui si andrá incontro. Non per niente determinati valori sono piu fortemente sentiti in epoche immediatamente successive alle guerre. Ed in questo contesto si inserisce a mio parere l’estrema importanza dell'individuo inteso quindi come “knowledge carrier”, ovvero "depositario e portatore "biologico" di conoscenza, processore, distributore e utente" (> L. Magnani). Laddove la conoscenza rappresenta uno dei 3 cardini della democrazia, insieme al voto e alla possibilita di controllare l’operato della maggioranza, come splendidamente illustrato anche da Amy Guttamann:
http://www.emsf.rai.it/articol
(intervista a Amy Guttmann su educazione e democrazia)
"Sin dagli albori, la democrazia non si è mai basata esclusivamente sul potere della maggioranza. I più grandi esponenti del pensiero democratico classico - filosofi come Rousseau, John Stuart Mill e John Dewey - erano convinti che il potere della maggioranza nascondesse il pericolo di una sua tirannia. Si rendeva, dunque, necessario studiare il modo migliore di affidare alla maggioranza il destino politico di un paese e vedere per quale motivo l'unico modo per riuscirci era far sì che tutti i cittadini venissero educati a conoscere i propri interessi. La democrazia, infatti, si basa sulla premessa che i cittadini conoscano perfettamente i loro interessi. Tale premessa è realizzabile solo se le persone non sono analfabete, se ricevono un'istruzione che chiarisca loro cosa è meglio, sia per se stessi che per la società in generale. La mia posizione consiste in un'estensione del pensiero democratico classico, ma con una piccola variazione. L'estensione sta nell'idea che ogni democratico conosce i propri interessi meglio di chiunque altro se ne occupi al suo posto. In questo senso, un democratico rifiuta il concetto di élite; egli è convinto che, sia nella teoria che nella pratica, la gente debba occuparsi in prima persona dei propri interessi. Per questo ritengo che l'educazione sia essenziale per la democrazia. La variazione è la seguente: l'educazione non è solo strumentalmente necessaria alla democrazia (cioè, essa non è solo un mezzo per arrivare alla democrazia), ma fa parte del concetto stesso di cittadinanza. L'educazione rientra nel concetto dell'essere cittadino perché non insegna solo a leggere e scrivere, ma insegna anche determinati valori, che sono appunto i valori democratici. Fra questi c'è, ad esempio, quello del rispetto per coloro con cui ci troviamo in disaccordo, o il cui stile di vita differisce dal nostro; senza educazione - e per educazione intendo quella pubblica - tale rispetto non può esserci. L'educazione è importante per la democrazia semplicemente perché l'essenza della democrazia sta nella virtù civica. La virtù civica richiede comprensione e rispetto per i modi di vivere degli altri. L'unico modo in cui le persone che fanno parte di una famiglia, o di una comunità, possono riuscire a conoscere e a rispettare stili di vita diversi dal proprio è quello di essere educate a contatto con persone diverse da loro, di comprendere gli altri osservando come sono fatti, di rendersi conto sin da bambini che ci sono sia differenze che somiglianze. A mio avviso, dunque, capire l'importanza di un'educazione democratica è tutt'uno con il capire cosa significhi essere un cittadino democratico e possedere una forma di virtù civica. Senza educazione non può esserci virtù civica"
In questo contesto si puo ben inserire quella che a mio parere é la deriva oclocratica della democrazia odierna:
L'oclocrazia (dal greco όχλος = moltitudine, massa e κρατία = potere) o degenerazione della democrazia è una forma di governo in cui le decisioni sono prese da masse volutamente tenute nell’ignoranza da governi miranti alla mera autolegittimazione. Il termine, che ha un'accezione negativa, compare per la prima volta nelle Historiae di Polibio, che la considera appunto una forma di degenerazione della democrazia, in quanto inevitabile conseguenza dei comportamenti demagogici legati all'acquisizione del consenso. Nella visione di Polibio, il disordine politico che consegue all'instaurazione di un sistema oclocratico ha come unico sbocco il ritorno alla monarchia o comunque di una forma dittatoriale.
Una delle cause della degenerazione della democrazia in oclocrazia è il raggiungimento e il consolidamento di un certo livello di standard di vita diffuso in tutta la popolazione. Questo porta le masse a dare per scontati valori quali l’uguaglianza e la libertà. A ció si aggiunge a mio parere il fatto che la nostra generazione è temporalmente lontana da una grande guerra, che paradossalmente rende sempre evidenti i valori primi dell’essere umano nonché le strategie volte a difenderli. Una volta che questi valori vengono dati per scontati, diventano trasparenti, come un artefatto che usiamo tutti i giorni senza accorgercene, la si sotto-valuta e di conseguenza aumenta il pericolo di un regresso.
Polibio si esprime nel seguente modo:
"Non appena sopraggiunge una nuova generazione e la democrazia cade nelle mani dei nipoti dei suoi fondatori, questi risultano essersi abituati così facilmente all’uguaglianza e alla libertà di parola che essi stessi ora cessano di comprenderne il valore e cercano di innalzarsi al di sopra dei propri concittadini, ed è degno di nota il fatto che le persone più attratte da questa tentazione siano i ricchi. Così quando cominciano ad ambire le cariche pubbliche, rendendosi conto di non riuscire ad ottenerle attraverso i propri sforzi o i propri meriti,essi cominciano a sedurre e a corrompere il popolo in ogni modo possibile, portando così al deterioramento del patrimonio. Il risultato è che attraverso la loro insensata e smodata voglia di essere in vista, stimolano nella massa la pratica della corruzione, abituandola ad essa; presto il ruolo della democrazia è così trasformato nel governo della violenza e del “polso duro”. Da questo momento i cittadini cominciano ad abituarsi al guadagno a spese degli altri e le loro prospettive di vittoria per il sostentamento dipendono dall’arrogarsi la proprietà del vicino; pertanto non appena troveranno un leader sufficientemente ambizioso e audace, ma escluso dagli onori delle cariche pubbliche a causa della sua poverta, introdurranno un regime di violenza. Dopodiché uniranno le loro forze, si faranno strada i massacri, bandiranno gli oppositori e finalmente degenereranno in uno stato di bestialità, dopo ilquale ancora una volta ritroveranno un monarca e un despota"
"But as soon as a new generation has succeeded and the democracy falls into the hands of the grandchildren of its founders, they have become by this time so accustomed to equality and freedom of speech that they cease to value them and seek to raise themselves above their fellow-citizens, and it is noticeable that the people most liable to this temptation are the rich. So when they begin to hanker after office, and find that they cannot achieve it through their own efforts or on their merits, they begin to seduce and corrupt the people in every possible way, and thus ruin their estates. The result is that through their senseless craving for prominence they stimulate among the masses both an appetite for bribes and the habit of receiving them, and then the rule of democracy is transformed into government by violence and strongarm methods. By this time the people have become accustomed to feed at the expense of others, and their prospects of winning a livelihood depend upon the property of their neighbours; then as soon as they find a leader who is sufficiently ambitious and daring, but is excluded from the honours of office because of his poverty, they will introduce a regime based on violence. After this they unite their forces, and proceed to massacre, banish and despoil their opponents, and finally degenerate into a state of bestiality, after which they once more find a master and a despot"
(da me tradotto, da una versione inglese)