(dipinto di Susanna Viale)
La Fama (Virgilio, Eneide, libro IV)
Nel libro IV Didone innamorata viene abbandontata da Enea, si dispera di fronte alla sua freddezza ed infine si suicida. Mirabile il passo riguardante il mostro della maldicenza e della calunnia: “La Fama”.
256. Ma gà le ville e i borghi della Libia
corre la Fama orribile di cui
nessun male più rapido dilaga:
dal moto stesso trae vigore e, andando,
260. più forze acquista quanto più cammina.
Piccola prima e timida, ben presto
alta s’aderge al cielo sì che il capo
fra le nubi nasconde mentre ancora
sopra la terra rapida dilaga.
265. Dall’ira degli Dei a sdegno spinta
si dice che la Terra lei per ultima
con Ceo e con Encelado ad un parto
diede alla luce, celere di piede,
celere più per le veloci penne:
270. mostro nefasto, smisurato, orrendo
che quante ha penne addosso, tanti, occulti
-Incredibile a dirsi- ha sotto quelle
vigili occhi, e tante lingue, e tante
bocche vocianti ed altrettanti orecchi.
275. Di notte a mezzo fra la terra e il cielo
per l’ombre vola stridula, né gli occhi
al dolce sonno mai declina vinta:
siede di giorno sentinella in cima
agli alti tetti ed alle torri, donde
280.spaventa le città; tanto del vero
quanto del falso e reo tenace nunzia.
E allor le genti, d’acre gioia accesa,
assorda di molteplici discorsi,
e col vero il non vero insieme sparge:
285.ch’era venuto Enea, di teucra stirpe,
cui la bella Didone non sdegnava
unirsi qual compagna, ed or riscalda
l’un l’altro nel piacer tutto l’inverno
immemori del regno e di se stessi
290.e da turpe passione entrambi presi.
Note esplicative (Adriano Bacchielli, Ed. Paravia, 1979)
259. Le critiche malevoli, le maldicenze, passando di bocca in bocca s’ingrandiscono, acquistano sempre nuovi e maggiori particolari che, ripetuti e intesi da più parti, diventano conferma di se stessi. Così spesso si forma la cosiddetta “opinione pubblica”.
261. Le prime voci sono appena sussurrate, ma chi sente poi ripetere da altri i giudizi che egli stesso ha diffuso, torna ad affermarli con maggiore sicurezza.
265. La Terra, per vendicarsi degli Dei che avevano fulminato i Titani e i Giganti suoi figli quando questi si ribellarono all’Olimpo, generò la Fama, sorella del Titano Ceo e del gigante Encelado.
270. (…) il rapido dilagare della Fama, con un ritmo sempre più veloce, irrefrenabile, dopo il timido e nascosto serpeggiare dei primi momenti.
281. Messaggera tenace tanto delle malvagie calunnie quanto della verità (la calunnia, per essere creduta, deve avere una parvenza di verità: per ciò va sempre unita a mezze verità).