Replaying to a question with a question - the burden of proof
(liberamente tratto da “Informal Logic”, Douglas Walton)
Qualora l’”interrogante” ponga una “loaded question” (es. hai smesso di picchiare tua moglie?***), dovrebbe spettare a lui l’onere di provare i presupposti sui quali detta domanda si fonda. Spesso purtroppo le discussioni si configurano come una partita a tennis nel senso che qualora non si riesca a restituire la palla con vigore sufficiente si rischia di perdere l’intera partita. Quando una domanda viene posta in modo aggressivo l’intento è generalmente quello di trasferire l’onere della prova all’interrogato. Se quest’ultimo fallisce e non si difende in modo sufficientemente efficace le accuse possono apparire giustificate e confermate.
Quello che l’interrogato dovrebbe fare in tali casi è esigere che l’interrogante fornisca prove delle proprie affermazioni, e qualora non sia in grado, che le ritratti. Abbiamo di fronte il caso del “qui s’excuse, s’accuse”, come riportato da Richard Whately, il quale opera un parallelo con una truppa al sicuro dentro un fortino e che nonostante ciò decida di andare a combattere in campo aperto, al di fuori di esso, con conseguente disfatta. Tutto ciò significa che la politica di rispondere ad una domanda con un’altra domanda può essere sia ragionevole che strategicamente corretta nel corso di una discussione.
Talora però rispondere ad una domanda con un’ulteriore domanda può effettivamente costituire un abuso, una violazione delle regole della pubblica discussione. Questo accade generalmente quando i presupposti della domanda siano stati ampiamente verificati e non vengano messi in discussione da nessuna delle parti coinvolte. Esempio: in una scuola dei ragazzi sfuggono al controllo degli insegnanti e fanno consumo di droghe. Il fatto (l’incidente) è certo. Genitore “Perché mio figlio è sfuggito al vostro controllo?” Risposta di un insegnante “ come possiamo controllare venti bambini se Lei non è in grado di controllarne uno?”. La risposta è evidentemente un diversivo e il fine è quello di evitare di analizzare nel dettaglio l’accaduto. Costituisce al contempo un appeal to emotion.
*** "According to Diogenes Laertius (Lives,II.135), Alexinus of Elis, a member of the Eristic School of Eubulides, was said to have asked another pholosopher whether he had stopped beating his father. The other philosopher was said to have answered 'I was not beating him and have not stopped"