Socrate cerca di far giungere il proprio dialogante al concetto. Il concetto è la definizione precisa di ciò di cui si sta parlando. Gli esempi relativi all’oggetto del dialogo (coraggioso è colui che non indietreggia) non sono sufficienti, in quanto si tratta di individuare la caratteristica che tutti li accomuna. In che modo Socrate si accosta alle definizioni? Con la domanda ti esti? (che cos’è?). Questa domanda mette in crisi il dialogante e induce ad una ulteriore verifica degli argomenti a dibattito. L’obiettivo è la ricerca del concetto al fine di porre punti d’accordo (base comune) nel dialogo, sui quali poi costruire giungendo a “verità” condivise.
Per quanto riguarda il termine populismo (associato all’idea di demagogia) esso è oggi ampiamente impiegato dai media e dai politici che ne hanno diffuso un’accezione fondamentalmente priva di significato, in quanto usato “a casaccio” al fine della reciproca denigrazione. Demagogia deriva dal greco (demos: popolo + agein: condurre, trascinare) ed indica un atteggiamento politico che attraverso la retorica e false promesse vicine ai desideri del popolo mira ad accaparrarsene il favore, facendo spesso ricorso all’appeal to emotion, ai sentimenti irrazionali.
Sono state proposte molte definizioni nel corso del tempo. Ne proporrò qui una, molto breve, invitando i lettori a concordare o dissentire, per giungere ad una definizione comune che permetta quindi di individuare i populisti….
Per populismo intendo 1) l’atteggiamento politico di chiunque faccia delle promesse nella consapevolezza di non poterle mantenere o 2) chiunque faccia delle promesse riguardanti aspetti irrilevanti della vita in comune ma presentati in modo da apparire essenziali. Laddove spesso, per apparire “più vicini” al popolo si scimmiottano frasi, luoghi comuni o volgarità tratte dal quotidiano. Il fine non è quello di far leva sulla razionalità dell’individuo, bensì sui suoi istinti più bassi e/o inconsci. (***)
Perché mi premeva questa definizione? In quanto mi è talora capitato di sentir definire populisti politici che hanno contribuito ad implementare provvedimenti di ottima natura: i detrattori hanno argomentato affermando che il fine sarebbe stato quello “di essere votati”, “di piacere” e quant’altro. Ora, premesso che questo sia o debba essere non dico il fine ma uno dei mezzi di ogni politico…anche qualora si ponga come premessa che egli debba esprimersi in modo sobrio, senza mirare a troppi applausi… non è ragione sufficiente per farne un populista. Potremmo davvero definire populista colui il quale, con gran suonare di trombe e araldi in ogni piazza, trovasse lavoro a tutti?
Un esempio di populismo è Alcibiade, generale ateniese che nel corso della guerra del Peloponneso fece leva sulla vanità degli ateniesi promettendo che la conquista della Sicilia sarebbe stata una facile vittoria (esito disastroso). Il sostegno di Alcibiade alla spedizione non era legato solo al sentimento patriottico ma soprattutto ad accrescere i consensi politici che gli avrebbero aperto la strada ad una carriera relativa. O nei promessi sposi Antonio Ferrer, acclamato dal popolo per aver dimezzato il prezzo del pane con effetti immediati positivi (tutti avevano il pane) ma con effetti a lungo termine disastrosi (la farina finì per esaurirsi fino a quando i popolani assaltarono un forno).
“(il popolo) due sole cose ansiosamente desidera, pane e i giochi circensi” (Giovenale): il pane inteso quale mera sussistenza o sopravvivenza unitamente alle attività ludiche collettive contribuiscono a distogliere l’attenzione dei cittadini dai propri diritti e dalla vita politica in modo da lasciarla solo ad alcuni gruppi di privilegiati.
Si veda anche il punto 77 del Menu (“Gatta ci cova”)
(***) “(…) bisognerebbe definire l’istinto basso. Penso che quest’ultimo coincida non tanto con l’idea volgarizzata di “basso istinto” bensì con quel ruminamento interiore di idee, convinzioni, asserzioni che assurgono a verità a causa della loro ripetitività generazionale (quasi un’opinio iuris ac necessitatis), ruminamento proprio di quegli individui che per volontà, estrazione, pigrizia ecc. si sono mantenuti a un livello di minima elaborazione mentale autonoma” (Katia B). In questo senso, come ha giustamente notato Mario C., questo aspetto potrebbe essere presentato come autonomo punto 3).