140. Omologa ed Eterologa

Poiché di grande interesse anche da un punto di vista logico, riporto il seguente articolo del dott. Maurizio Mori, ordinario di bioetica Università di Torino:
 
“Senza prendere in considerazione l’altro grande problema controverso in materia, cioè quello dell’embrione, in questo articolo esamino le varie obiezioni alla fecondazione eterologa al fine di chiarire la natura dei problemi che una legislazione in materia deve affrontare. Se – come intendo mostrare – le obiezioni comunemente addotte all’eterologa sono prive di giustificazione razionale, si deve riconoscere che il vero disaccordo in materia dipende da un più radicale contrasto circa due diverse concezioni del matrimonio e della famiglia. Contrasto che a sua volta rimanda a diverse “visioni del mondo” tra loro incommensurabili. Poiché è noto che l’adesione a una “visione del mondo” equivale alla scelta di una “religione”, si deve riconoscere che le scelte in ambito riproduttivo vanno considerate analogamente alle “scelte religiose”. Per essere rispettosa dei diritti delle persone, una legislazione in materia deve ispirarsi al principio della “libertà religiosa”, che – ceteris paribus –va esteso anche ai problemi emergenti in campo riproduttivo.

I critici all’eterologa affermano che tale pratica è inaccettabile perché – come ha osservato mons. Sgreccia – essa sarebbe lesiva del “principio della dignità umana, che è patrimonio comune della cultura moderna”. Tale critica prescinderebbe completamente da presupposti dipendenti dalla fede religiosa, aspetto questo che sarebbe confermato dal fatto che le ragioni addotte dai cattolici non rappresentano affatto – come scrive sempre Sgreccia - “una rivendicazione piena delle istanze della morale cattolica”, la quale “condanna la procreazione artificiale tutte le volte che si verifica la sostituzione dell’atto coniugale”, ossia (pressoché) sempre (**).  La dottrina cattolica, quindi, vieta anche l’omologa – ossia l’intervento artificiale attuato con seme interno alla coppia, anche di coniugi – mentre l’opposizione all’eterologa dipenderebbe dalla sola razionalità e per questo deve essere condivisa da tutti. Detto in forma lapidaria: che “l’eterologa sia sbagliata non me lo dice il Vangelo, me lo dice la ragione” (G. Savagnone).

La distinzione tra la posizione cattolica (valida solo per chi ha una certa fede religiosa) e quella che si propone come semplicemente civile (valida per tutti i cittadini razionali) sembra fornire un significativo vantaggio ai critici dell’eterologa, che possono vantare di essere lontani da vecchie forme di integralismo o nuovi fondamentalismi; di essere possibili a nuove mediazioni fin dove possibile; e soprattutto di non voler affatto imporre agli altri una specifica soluzione religiosa derivante dalla propria fede. Questa distinzione costituisce il punto di forza dell’opposizione all’eterologa, ma essa rivela anche un difetto insanabile che infirma l’intera prospettiva. Infatti, chi distingue tra una posizione religiosa (che dipende dalla “sola fede”) e una posizione civile (che dipende dalla ragione) viene implicitamente a riconoscere che la posizione religiosa è priva di argomenti razionali. Riconosce cioè che essa vale solo entro una pura dimensione di fede. Pertanto, anche se una tale scelta “religiosa” portasse a una maggiore perfezione umana e sociale, essa varrebbe solamente per chi ha la fortuna o il dono di essere illuminato da una speciale “grazia santificante”, e per questo non è proponibile a tutti.

La novità del dibattito pubblico circa la fecondazione assistita consiste in questo: mentre nella dottrina cattolica tradizionale il matrimonio (prima di, ed oltre a, essere un sacramento) era presentata come “una struttura essenziale della persona e della società” giustificabile razionalmente, oggi sembra invece che il divieto della fivet omologa dipenda dalla posizione religiosa e valga solamente per chi ha una data fede. Si viene così – volenti o nolenti – a riconoscere che il principio di inscindibilità non ha fondamento razionale (non è valido per tutti). Questo significa riconoscere che l’intera dottrina cattolica del matrimonio vale solamente per chi ha una certa fede religiosa, venendo così ad operare una vera e propria “rivoluzione concettuale” circa il matrimonio e la famiglia. Infatti, chi distingue tra una posizione religiosa e una civile viene a cambiare completamente il quadro di riferimento, riconoscendo (almeno implicitamente) che la sola ragione porta ad una concezione del matrimonio del tutto diversa da quella cattolica, caratterizzata dai tre seguenti assunti:

a)i termini del matrimonio sono ricontrattabili in quanto, lungi dall’essere una istituzione naturale (o divina), il matrimonio è una semplice istituzione umana (o sociale o culturale) come altre, modificabile se non funziona e adattabile alle nuove circostanze storiche; (***)
b)i coniugi hanno la facoltà di controllare il proprio processo riproduttivo con tecniche di contraccezione o con altre modalità;
c)è eticamente irrilevante il fatto che l’atto coniugale sia sostituito dall’intervento tecnico eseguito da terzi.

Una volta assunte queste nuove premesse, va poi mantenuta la coerenza interna del nuovo “quadro concettuale”, prestando attenzione ad evitare le cosiddette sopravvivenze culturali, ossia surrettizi ritorni al quadro precedente che si è abbandonato.

Assodato questo, possiamo porre i seguenti interrogativi: stante il fatto che chi ammette l’omologa riconosce ai coniugi il diritto di “controllare” il processo riproduttivo e la facoltà di ricontrattare i termini stessi del matrimonio, perché non ammette poi anche l’eterologa ove questa fosse liberamente scelta e responsabilmente voluta dagli interessati?

Ammettendo l’omologa, già riconosce alle persone il diritto di sostituire l’atto coniugale con l’intervento tecnico: perché non ammettere loro il diritto di richiedere una sostituzione più ampia come quella richiesta dall’eterologa ove le circostanze lo impongano? Avendo già riconosciuto alle persone la facoltà di avere una signoria sulle proprie capacità riproduttive, perché restringere poi la libertà che si è precedentemente riconosciuta? Quali ragioni possono sostenere queste eventuali restrizioni, una volta abbandonato il “vecchio quadro concettuale” di riferimento che si è riconosciuto dipendere dalla “sola fede”?
Maurizio Mori: Ordinario di Bioetica Università di Torino
http://www.portaledibioetica.it/documenti/000677/000677.htm


Taluni argomentano sulla base di un presento egoismo dei genitori che in nome del proprio diritto alla genitorialità non prenderebbero in considerazione  presunti disagi arrecati a figli concepiti in tale modo. Figli come mezzo e non come fine. Ebbene,  dal momento che sono già venuti al mondo circa 3 milioni di bimbi attraverso l’eterologa, un qualsiasi giudizio dovrebbe basarsi sull’analisi del reale e non sulle nostre elucubrazioni mentali. Sull’analisi degli scompensi eventuali di questi ultimi. Interpellando loro e  relative famiglie. Vi sono molti studi al proposito,  concordanti, anche se ben volentieri analizzerò eventuali risultati differenti che mi verranno proposti:

http://ivf.net/ivf/study-finds-egg-donation-families-well-adjusted-o1961.html

http://humrep.oxfordjournals.org/content/11/10/2324.short

 

 Gli studi che ho analizzato concordano inoltre sul fatto che sia preferibile illustrare ai figli in tenera età il modo in cui si è stati concepiti, affinchè tale tipo di concepimento sia avvertito da subito come legittimo (a meno che qualche “esterno” gliene faccia percepire la “mostruosità”…). Per quanto riguarda poi gli “eventuali disagi”, sempre qualora se ne riscontrino, se ne dovrebbe anche dimostrare la gravità. Mi spiego: potrebbe essere criticabile, o maggiormente criticabile,  la scelta di una famiglia povera in canna di mettere al mondo uno o molti figli (non potendo garantire loro istruzione o peggio alimentazione adeguata) o la scelta di mettere al mondo dei figli che con grande probabilità erediterebbero gravi malattie ereditarie. Per quanto criticabile, a seconda dei punti di vista ovviamente, vale sempre la libertà di coscienza e di scelta. Non ci sogneremmo mai di mettere dei veti sulla base del reddito o altro.

Aberrante non è quindi una qualsiasi concezione religiosa o filosofica, sulla quale basare il proprio stile di vita, ma il tentativo di imporla con violenza agli altri.

Si veda anche il
punto 13 del Menu: fallacia naturalistica



(**) ammessa é ad esempio la tecnica del semen collection device (o profilattico bucato): http://www.doctrinafidei.va/documents/rc_con_cfaith_doc_20081212_conf-stampa-dignitas-personae_it.html


(***) dal sito vaticano: “Nella FIVET e nell'inseminazione artificiale eterologa il concepimento umano viene ottenuto mediante l'incontro di gameti di almeno un donatore diverso dagli sposi che sono uniti in matrimonio. La fecondazione artificiale eterologa è contraria all'unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla vocazione propria dei genitori e al diritto del figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio e dal matrimonio.(36) Il rispetto dell'unità del matrimonio e della fedeltà coniugale esige che il figlio sia concepito nel matrimonio; il legame esistente tra i coniugi attribuisce agli sposi, in maniera oggettiva e inalienabile, il diritto esclusivo a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro(37). Il ricorso ai gameti di una terza persona, per avere a disposizione lo sperma o l'ovulo, costituisce una violazione dell'impegno reciproco degli sposi e una mancanza grave nei confronti di quella proprietà essenziale del matrimonio, che è la sua unità. La fecondazione artificiale eterologa lede i diritti del figlio, lo priva della relazione filiale con le sue origini parentali e può ostacolare la maturazione della sua identità personale”