145. Sulla Deduzione





Scrive C. S. Peirce: “(…) Lo scolastico medievale, seguendo i Romani, faceva della logica il primo studio del ragazzo dopo la grammatica, considerandola assai facile. E così era, dato il modo in cui la intendevano. Il suo principio fondamentale, secondo loro, era che tutta la conoscenza poggia o sull’autorità o sulla ragione; ma che tutto ciò che è dedotto mediante la ragione dipende, da ultimo, da una premessa derivata dall’autorità. In conformità con questo, appena un ragazzo si era impadronito del procedimento sillogistico, il suo armamentario di strumenti intellettuali era ritenuto completo (…) – da “Scritti Scelti”, pag. 185, 2008, Ed. Utet –

Secondo F. d’Agostini (“I mondi comunque possibili”, 2012, Bollati Boringhieri Editore, pag. 148-149 – ne consiglio vivamente l’acquisto per l’approfondimento):

“(…) Il ragionamento deduttivo funziona in tutti i casi in cui abbiamo il pieno controllo delle situazioni di partenza. Se conosciamo perfettamente le situazioni a cui ci stiamo riferendo, o anzi le ‘costruiamo’ noi, ossia le definiamo in anticipo, allora effettivamente i ragionamenti che riguardano quelle situazioni sono necessari. (Il ragionamento puramente deduttivo è tradizionalmente caratteristico delle scienze pure o formali che Kant definiva anche costruttive: possiamo formulare inferenze necessarie sui triangoli, o sulle rette parallele, perché abbiamo noi stessi costruito gli oggetti di cui parliamo, definendone in anticipo alcune caratteristiche). Il ragionamento induttivo  o induzione  (n.d.r.: e quello abduttivo o abduzione, si veda il Nr.  40  del Menu) riguarda invece situazioni in cui le condizioni non sono completamente ed esattamente definite, e sotto il nostro controllo (…) Innanzitutto la forma corretta del ragionamento induttivo richiede specificazioni di probabilità nelle premesse e nella conclusione (…). In secondo luogo i ragionamenti induttivi sono non monotòni ossia: aggiungere nuove premesse può modificare la conclusione, e ciò è precisamente dovuto al fatto che non partiamo mai conoscendo tutte le circostanze in gioco, e il mondo a cui ci riferiamo è vasto e per una buona parte ignoto; per esempio:

Dave Grohl è un artista rock, gli artisti rock fanno uso di droga, dunque Dave Grohl fa uso di droga.

Supponiamo però di venire a sapere che Dave Grohl fa parte di una lega contro l’uso di stupefacenti, e che ha litigato con Kurt Cobain perché Cobain faceva uso di eroina: l’aggiunta di queste informazioni modifica la conclusione:

Dave Grohl è un artista rock, e gli artisti rock fanno uso di droga; Dave Grohl però fa parte di una lega contro l’uso degli stupefacenti, e aveva litigato con Kurt Cobain perché Cobain era eroinomane. Dunque Dave Grohl forse non fa uso di droga, benché sia un artista rock.

Mentre i ragionamenti deduttivi si misurano in base alla validità, i ragionamenti induttivi si valutano in base alla forza. La validità è un requisito formale (…) la forza dipende da fattori che sono caratteristici del linguaggio come l’indicazione di percentuali (…) ma dipende anche da come è fatto il mondo, come sono fatti i nostri strumenti di conoscenza, e quali caratteristiche hanno gli oggetti di cui parliamo. Inoltre la validità non è un valore gradualizzabile (…) invece la forza è gradualizzabile: possono esistere induzioni più o meno forti (….)”