Nel testo “Strumenti per ragionare” (G. Boniolo, P. Vidali) si parte dal seguente esempio, talora utilizzato per svalutare la conoscenza sensibile, e si prosegue con l’illustrazione del “pensare per singoli casi”:
"Se immergo un bastone nell'acqua lo vedo spezzato, ma lo sento integro. Ciò mostra che i sensi si contraddicono tra loro: dunque la conoscenza sensibile, che si basa sui sensi, non è attendibile"
Nel libro troviamo scritto quanto segue:
“qui la svalutazione della conoscenza sensibile dipende da un caso esemplare che mira appunto a stabilire una generalità per via di similitudine: ciò che con ogni evidenza vale per il senso della vista, vale per tutti gli altri sensi. Osservando però che il senso della vista in questo caso non si contraddice e integrando tale osservazione nell’argomento pseudo-deduttivo del tutto e parte si può sostenere la tesi opposta, cioè l’affidabilità della conoscenza sensibile”.
Gli autori intendono che un singolo senso non si contraddice mai e integrandolo (…) et cetera et cetera. Non sono molto convinta da questa spiegazione, che forse non ho ben compreso. In ogni caso la integrerei con la seguente riflessione di E. Agazzi che lessi tempo addietro e che riporto liberamente:
la pura esperienza sensibile non contiene la verità pur essendo spesso una ragione sufficiente di essa. I cosiddetti errori dei sensi confermano questo fatto, non tanto perchè i sensi sbagliano (in realtà essi non sbagliano mai) quanto perchè l'intelletto può errare asserendo di una certa cosa una proprietà il cui significato include più di quanto una determinata percezione attesta (esempio del bastone spezzato nell'acqua).
Prendendo in considerazione anche una evidenza sensibile di senso comune come il fatto che il sole appare in un certo punto dell’ orizzonte il mattino, percorre un arco durante la giornata e scompare sotto l'orizzonte in punto diverso al tramonto, e quindi le teorie geocentriche ed eliocentriche, si noterà che in realtà non si è mai negata l'evidenza sensibile del senso comune, e i progressi si sono realizzati offrendo di essa spiegazioni razionali sempre più convincenti, anche se basate sull'abbandono di altre convinzioni di senso comune ritenute ovvie. Vale a dire, i fenomeni, intesi correttamente come ciò che è manifesto non possono mai essere 'falsificati', ma essi debbono essere salvati, ossia spiegati razionalmente dando la ragione di essi. Lo stesso esempio del bastone si comprende ricorrendo alle leggi dell'ottica che spiegano perchè l'immagine ottica del bastone risulti spezzata quando una parte di essa provenga da raggi luminosi che attraversano un solo mezzo e un'altra parte da raggi luminosi che subiscono una rifrazione passando da un mezzo all'altro.
In ultima analisi si può affermare che tali “errori” (anche se non è lecito chiamarli tali) vengono “scoperti” da quel formidabile ORGANO che è il nostro cervello e non attraverso un principio di autorità.
Perché affronto questo tema? Perché talora assistiamo ad uno strano incontro, quello che parte dallo scetticismo per arrivare alla religione. Qui a seguito alcuni passi alla rinfusa tratti liberamente dal sito www.giubal.it per chiarire il concetto:
“In realtà, l'uomo deve fidarsi di ciò che lo inganna, poiché è frequente la constatazione degli inganni dei sensi. Ognuno può procurarsi quanti esempi vuole, tanto consueti sono gli errori che essi ci arrecano. Es.: un bastone immerso nell'acqua ci appare spezzato e non lo è; per l'eco di una valle, il suono di una tromba sembra venirci incontro, mentre viene da un chilometro indietro; la stessa nave, lontano appare piccola e ferma, da vicino grande e in movimento; la stessa torre, lontano appare tonda, da vicino quadrangolare. Inoltre, la rappresentazione che abbiamo degli oggetti cambia secondo le circostanze: se ci troviamo in uno stato di salute o di malattia, in rapporto all'età, se l'oggetto si ama o si odia, se siamo affamati o sazi, se siamo ubriachi o sobri, se si è paurosi o coraggiosi, se si è addolorati o contenti.… E', inoltre, fallace la pretesa di affidarsi al paradigma della "normalità", distinguendo gli stati attendibili da quelli inaffidabili o, aristotelicamente, la condizione normale da quella alterata del soggetto senziente: l'uomo non può essere al di sopra di qualsiasi circostanza, di qualsiasi stato; anche in condizioni normali è il soggetto a percepire, a trasformare la realtà secondo il proprio equilibrio. (L'uomo si trova sempre in qualche circostanza: non esiste "the view from nowhere", lo "sguardo da nessun luogo" di Thomas Nagel, per intenderci)….. Ecco, in tal modo, scossa la fiducia che la ragione ripone nella propria capacità di conseguire in modo autonomo la verità, non solo dei propri risultati, ma anche dei propri mezzi (i sensi, prima di tutto) (…) si libera così dei dogmi filosofici, ma non dei dogmi del cristianesimo. Vi è, infatti, un'articolazione tra scetticismo e cristianesimo: il primo libera la mente dai dogmi filosofici, mentre il secondo accetta quei dogmi che vengono da una rivelazione superiore (…) l'uomo nudo e vuoto, pronto a riconoscere la sua naturale debolezza e a ricevere dall'alto (o meglio attraverso i Rappresentanti in Terra) qualche forza esterna, sprovvisto di scienza umana e perciò tanto più adatto ad accogliere in sé quella divina, incline ad annullare il proprio giudizio per fare posto alla fede”.