150. La coscienza delle piante



Fino a pochi decenni fa si riteneva che gli animali fossero delle macchine biologiche, dotati di mero istinto e con limitatissime possibilità di decisione, privi di una reale coscienza di sé. Gli studi della moderna etologia (da Lorenz a Bekoff) hanno progressivamente sfatato queste credenze per cui oggi è confermato che gli animali siano dotati di sensibilità e intelligenza, complesse emozioni, persino forme di metacognizione (oltre che di capacità di soffrire fisicamente e psichicamente, cosa non ancora dimostrata nelle piante il cui sistema "nervoso" è molto diverso) o meglio di coscienza, da cui  il progressivo affermarsi dei diritti degli animali per via legislativa. Il concetto di coscienza è stato per molto tempo inquinato e manipolato soprattutto in taluni ambiti religiosi al fine di affermare  concezioni antropocentriche dell’universo (già sfatate da Galileo), interpretato quale facoltá spirituale umana posta alla base della possibilitá del discernimento del Bene dal Male (Menu Nr. 32), che oggi, come altruismo ed egoismo (conosciuti in diverse forme da molti esseri viventi), trovano  fondamento in considerazioni del tutto razionali, in ottica evolutiva.  Per coscienza si intende oggi la capacità di comprendere ed elaborare le informazioni provenienti dall’esterno (ma anche dall’interno) in una continua attività di problem solving relativamente agli interessi della propria specie, della propria famiglia, di se stessi ovvero degli interessi cui assegniamo di volta in volta priorità, nell’ottica di un progetto e di un fine da perseguire. Coscienza come percezione di informazioni, elaborazione, memorizzazione e uso finalizzato, capacità di apprendimento (si vedano i punti 59 e 63 del Menu). Partendo da queste premesse animali umani e non umani sono parimenti dotati di coscienza. Se relativamente agli animali trattasi oggi di concetti assodati, non molto diffusa è  la conoscenza sulla coscienza delle piante, laddove lo scienziato italiano Stefano Mancuso (insegna all'Università di Firenze, direttore del LINV, laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, e della rivista Plant Signaling & Behavior, autore di numerosi libri su comunicazione e comportamento vegetale) ha fatto di recente (in collaborazione con l'Università di Bonn) nuove e sorprendenti scoperte (***) che fanno comparire in luce parzialmente diversa studi considerati pseudoscientifici (lo sono ancora, ma ritengo che determinati fenomeni andrebbero indagati ulteriormente). Qui a seguito una bella sintesi sul tema.

(di Luciana Petruccelli)

“ (…) Cominciamo dal mondo vegetale e da quanto è stato scoperto sulle piante da Cleve Backster, un tecnico della Cia the costruiva i "lie detector", ossia le macchine della verità. Questi apparecchi sono composti di un galvanometro con un quadrante che indica i valori del potenziale elettrico, e di un poligrafo munito di un rullo di carta dove un pennino segna il tracciato di un grafico, proprio come quello che registra i terremoti. Se si vuol sapere se l'indiziato di un reato mente o dice la verità, lo si collega a questi apparecchi per mezzo di elettrodi, lo si fa attraversare da una debole corrente elettrica e gli si fanno delle domande ben studiate. Anche se la persona sembra imperturbabile, basta il minimo stimolo emotivo per provocare una variazione nel potenziale elettrico, che e' indicato dall'ago che si muove nel quadrante e della variazione del grafico.

Una sera, era il 1966, Backster decise di applicare gli elettrodi a una pianta di dracena che aveva innaffiato, per controllare in quanto tempo l'umidità sarebbe arrivata alle foglie. Con sua grande sorpresa il potenziale elettrico non si modificò, come avrebbe dovuto, anzi il tracciato era simile a quello di un essere umano sottoposto a un gradevole stimolo emotivo. Per tentare di avere una reazione più visibile, pensò di bruciare una foglia. Ancora prima di prendere il fiammifero, l'ago ebbe uno scatto nel quadrante, e il pennino fece un tracciato frenetico. La pianta gli aveva letto nel pensiero e si era spaventata. Da quella sera Backster fece ogni tipo di esperimenti. Chiese a un gruppo di allievi di scegliere uno fra loro che avrebbe dovuto sradicare una pianta vicina a quella controllata, ma non volle sapere chi sarebbe stato l'autore del "pianticidio", per non influenzare telepaticamente la pianta. La settimana seguente, quando i ragazzi tornarono nello studio, la pianta ebbe una reazione di paura quando il colpevole del misfatto le passò davanti. Sempre per non influenzare la pianta, un'altra volta collegò un timer a un vasetto con dei granchi, che si sarebbe rovesciato facendoli cadere in un pentolino d'acqua bollente a una data ora. Quando tornò a controllare, la linea piatta del grafico indicò che nel momento in cui i granchi erano caduti nell'acqua, la pianta era "svenuta", altro segno evidente della sensibilità delle piante verso altre creature.

Un ricercatore italiano, Valerio Sanfo, con apparecchi elettronici più moderni di quelli che aveva usato Bakster venti anni prima, ha trasformato le variazioni elettriche del galvanometro in suoni, per controllare meglio le reazioni delle piante. Un giorno che stava appunto esaminando una pianta, si è accorto che le modulazioni aumentavano d'intensità. Dopo alcuni minuti è arrivata la moglie: la pianta aveva percepito telepaticamente il suo arrivo. Con la sola aggiunta di uno speciale circuito denominato "a soglia", simile a un normale interruttore della luce, l'apparecchio così modificato ha permesso alla pianta di far scattare il deviatore tramite i suoi stimoli bioelettrici, e in questo modo la pianta ha potuto accendere una lampada, se desiderava più calore, o aprire un rubinetto per avere acqua. E' stata constatata anche una stretta collaborazione fra più piante: quella collegata all'apparecchio, decideva spontaneamente di attivare il dispositivo di innaffiamento per mandare l'acqua alle piante vicine, quando capiva che ne avevano bisogno. Sempre con il medesimo apparecchio, Valerio Sanfo ha collegato una pianta a un registratore per scoprire i suoi gusti musicali. Si è accorto che ogni volta che veniva trasmessa una musica rock, la pianta spegneva il registratore dopo pochi secondi. Se invece si avviava un brano di musica sinfonica e dopo poco la si interrompeva, la pianta riaccendeva immediatamente il registratore per ascoltare fino alla fine tutto il brano registrato.

Ma la più recente e sensazionale scoperta, è stata quella del professor Stefano Mancuso (***), docente di fisiologia delle piante alla facoltà di Agraria dell' Università di Firenze. Dopo anni di ricerche è riuscito a localizzare il cervello delle piante e ha scoperto che su ogni apice radicale si trovano gruppi di cellule che comunicano fra loro utilizzando neuro-trasmettitori e sinapsi, proprio come i neuroni del nostro cervello,quindi le piante non soltanto sono in grado di programmare una loro vita autonoma, ma possono anche pensare, dialogare e prendere decisioni. «Altro che vegetare», sostiene il professor Mancuso, «le piante parlano, riflettono, lanciano avvertimenti e prendono decisioni. Cosa si dicono? Per esempio: "Stai lontana. Questa zona è mia", oppure avvertono: "Attenzione, stanno arrivando insetti pericolosi" in modo che le piante vicine possano difendersi producendo sostanze antiparassitarie. Ancora: "Qui non c'è abbastanza acqua. Cerchiamola". Davanti a un problema procedono per tentativi fino a trovare la soluzione. Se manca acqua aumentano lo spessore dell'epidermide, chiudono gli stomi, riducono il numero delle foglie, e aumentano invece quello delle radici per esplorare zone vicine.» Mancuso ricorda che già Charles Darwin, verso la fine del 1800, aveva ipotizzato che negli apici delle radici ci fosse un'attività paragonabile a quella del cervello di un animale inferiore e anche Jagadis Chandra Bose, uno scienziato indiano, era convinto che le piante non fossero diverse da qualsiasi altro essere vivente. Questi studi, oltre a rivoluzionare le conoscenze sulle piante, hanno ricadute anche sull'uomo. I neuroni verdi possono fungere da modello per sperimentare terapie contro malattie degenerative del sistema nervoso, come il morbo di Parkinson e di Alzheimer; e potrebbero presto diventare un modello anche per gli studi sull'intelligenza artificiale.”   www.lalucedietrolacollina.com

(***)

“In contrast, plants emerge as dynamic and highly sensitive organisms that actively and competitively forage for limited resources, both above and below ground, organisms that accurately compute their circumstances, use sophisticated cost benefit analysis, and that take defined actions to mitigate and control diverse environmental insults. Moreover, plants are also capable of a refined recognition of self and non-self and are territorial in behavior. This new view sees plants as information processing organisms with complex communication throughout the individual plant. Plants are as sophisticated in behavior as animals but their potential has been masked because it operates on time scales many orders of magnitude less than that operating in animals.”

http://www.linv.org/linv_about.php

http://www.giovannaspantigati.it/neurobiologia_delle_piante_-_stefano_mancuso.html

(sul dolore quale fondamento per l'etica si vedano anche le critiche antropocentriche di T. Regan al Nr. 69 del Menu, che ben si adattano quindi anche al regno vegetale)

“(…) In tutti gli organismi (ad eccezione di alcuni fra i più bassi) la riproduzione sessuale appare essenzialmente simile. Per quanto se ne sa, in tutti la vescicola germinale è simile. Pertanto tutti gli organismi hanno un’origine comune. Osservando le sue divisioni principali – ossia il regno animale e quello vegetale – troviamo che talune forme inferiori sono talmente intermedie nei loro caratteri che i naturalisti sono incerti a quale regno attribuirle, e, come ha osservato il prof. Asa Gray, le spore ed altri corpi riproduttori di molte alghe inferiori sono tali che di essi si può dire che conducono inizialmente una vita tipicamente animale e, poi, un’esistenza inequivocabilmente vegetale. Pertanto, basandomi sul principio della selezione naturale con differenziazione di caratteri, non mi sembra incredibile che, da alcune di queste forme inferiori ed intermedie, si possano essere sviluppati tanto gli animali quanto le piante; e, se ammettiamo questo, dobbiamo ammettere similmente che tutti gli organismi che sono vissuti sulla terra possono essere discesi da una sola forma primitiva. Ma questa deduzione si basa essenzialmente sull’analogia per cui poco importa se venga o meno accettata (…) – Darwin, l’origine delle specie, cap. 14, sesta edizione

Nota a margine: spero non vi sia necessità di argomentare riguardo alle posizioni da bar di coloro che vogliono negare la legittimità delle proteste contro gli allevamenti intensivi e simili, sulla base dell'intelligenza delle piante (si veda anche l' "argomento" da cui discende la liceità di uccidere un cane per il fatto che uccidiamo una zanzara). Per quanto neppure una pianta vada abbattuta inutilmente. Vale infatti il principio di far fiorire tutte le vite nei limiti della sopravvivenza della propria specie. Tali argomenti da bar presuppongono, ovviamente, profonda ignoranza sia in termini logici, che scientifici che etici.