157. Sul "linguaggio fascista"



A prescindere dal fatto che anche Bersani affondi colpi bassi (parlare di qualunquismo e affossamento della politica per non entrare dettagliatamente nel merito del programma del movimento 5 stelle) e chi di spada ferisce (per quanto elegantemente) di spada perisce…si esprime comunque in modo appropriato nel momento in cui parla di linguaggio fascista, laddove la propaganda di quest’ultimo si basa fondamentalmente sull’appeal to emotion (“"il popolo nella sua maggioranza, è emintentemente femmineo; i suoi pensieri e le sue azioni sono determinate non tanto da sobrie considerazioni, quanto da una sensibilità emotiva” Hitler, Mein Kampf). -

Sull’insulto : “C'è una bella differenza tra dire a qualcuno: «Il tuo viso assomiglia al risultato finale del metabolismo digestivo» e scandire invece un sonoro «Faccia di merda». Entrambe le frasi sono offensive. Se vogliamo, una è più sottile e colta, l'altra più diretta e immediata. Ma perché allora la prima non si usa mai? È solo una questione di linguaggio più o meno forbito? Niente affatto. L'insulto, per essere tale, deve trasmettere anzitutto un'emozione. E per riuscirci bisogna ricorrere alla forza emotiva delle parolacce: i giri di parole non funzionano. C'è chi ha definito gli insulti come «parole magiche» o «proiettili verbali», perché esprimono odio, ira, eccitazione, frustrazione, ma anche humor e affetto. E lo fanno a prescindere dal loro significato intrinseco. Per questo, la loro «traduzione» non è altrettanto efficace. Sono emozioni cristallizzate in pochi suoni. Hanno un significato, appunto, magico” (di Massimo Barberi, Psicologia dell’insulto).

Dire inoltre “siete morti, siete degli zombies” è un disperato tentativo di far morire qualcuno, più vivo e vegeto che mai (si vedano le reazioni verbali di molti terroristi ad azioni radicali nei loro confronti). Proprio in questo momento (27.08.12) su La7 “Bersaglio Mobile” assisto all’ennesima vacua esternazione di Ferrara – esemplificativa di quanto esposto – che parla di alcuni “fottutissimi magistrati”, laddove il fottutissimo mira di “propria forza” a convincere e i vari "cazzo" servono ad avvicinarsi alla sensibilità dell'uomo comune.

Non sempre però le emozioni sono incompatibili con il pensiero logico, anche se indubbiamente le forti emozioni possono sovvertire il pensiero razionale, e puntare su di esse nel corso di un’argomentazione è spesso fallace, come ebbi già modo di esporre al punto della fallacia ad misericordiam.

Quando un appeal to emotion è appropriato e quando è fallace? In via generale si distingue tra argomenti che mirano a motivarci all’azione e argomenti che mirano a convincerci a credere in qualcosa. Gli appeal to emotion che mirano ad influenzare le nostre credenze sono sempre fallaci. Quando invece mirano a motivarci all’azione possono essere talora ragionevoli. Il fatto che noi desideriamo qualcosa non può costituire in nessun caso motivo sufficiente per crederci e il fatto che noi temiamo qualcosa non può costituire in nessun caso motivo sufficiente per ritenerlo falso. Ma il desiderio di qualcosa è spesso un buon motivo per perseguirlo e la paura di qualcosa un buon motivo per fuggirne.
Anche quando un appeal to emotion mira a motivarci vi deve però sempre essere una connessione logica tra ciò che ha suscitato la nostra emozione e ciò che veniamo spinti a fare. Banalizzando, la fotografia di un bambino affamato del terzo mondo indubbiamente e ragionevolmente può indurci, quale mediatore morale, a dare un contributo, ciò non significa non valutare il tipo di organizzazione alla quale devolviamo il nostro contributo. Il caso di una vecchia signora scippata e travolta da un motorino può indubbiamente e ragionevolmente essere preso ad emblema di un problema sociale, ciò non significa che la proposta cui ci viene chiesto di aderire, ad esempio l’inasprimento delle pene, sia quella più efficace, e non sia da prendere in considerazione in primis la prevenzione, attraverso la soluzione delle problematiche socio-economiche di determinati quartieri o regioni, laddove criminalità e degrado vanno di pari passo.