Renata Polverini ieri a Ballarò ha presentato uno dei piu spettacolari esempi di argomentazione poggiante sulla fallacia dell’azzeramento. L’ impalco difensivo si è basato quasi esclusivamente su riferimenti ad ipotetici (quando non arbitrariamente assurti a fatti) comportamenti analoghi dei partiti avversari, con cucchiaiate qua e là di ad misericordiam (“la mia tiroide…”, in trasmissioni precedenti accenni alla madre deceduta), nonché una palese confusione tra peccato (questione morale, come potrebbe essere il mancato impegno contro determinati vitalizi e simili) e reato (vi è pur sempre una differenza tra l’accettare, per quanto legalmente, cifre spropositate per motivi elettorali o di propaganda e l’abusarne impiegandoli in maggior parte per usi esclusivamente e platealmente personali quali l’acquisto di suv e feste storiche). Non per nulla gli indagati appartengono alla seconda categoria. Di Pietro ha cercato di individuare la fallacia attraverso un ragionamento: “non si può cominciare a discutere su tutti gli atti esistenti…ci perdiamo”: senza nominarla direttamente il ragionamento è risultato però blando. Più efficace è stato un controesempio di devoluzione di notevoli contributi statali al partito in favore dei terremotati, a dimostrazione che tali denari possono anche essere impiegati correttamente, quand’anche elargiti in modo spropositato ai fini previsti.
La fallacia dell’azzeramento è una variante del tu quoque: ad esempio ad un’accusa di malaffare si risponde dicendo che anche la controparte ha rubato, laddove spesso non sono volutamente rispettate neppure le proporzioni, in quanto una cosa è rubare un uovo altra un intero pollaio. Una cosa il peccato altra il reato. Ma l’opinione pubblica supera in questo modo la dissonanza cognitiva: qualora anche il partito avverso si comporti in maniera apparentemente analoga non vi è da preoccuparsi. Il problema ovvero la colpa è azzerata. Franca D’Agostini afferma come si usi “l’espressione tu quoque anche per indicare tutte le strategie di violazione della rilevanza per . Per esempio: un politico viene sorpreso con prostitute, e si difende accusando chi lo accusa di essere un omosessuale…lo scopo del tu quoque può essere la generalizzazione della colpa, evidentemente in funzione di attenuante: non bisogna indignarsi per l’esistenza di poliziotti corrotti, la corruzione è sempre stata presente tra le forze di polizia, come d’altronde tra i medici, i giudici, i politici, i funzionari statali et cetera”. Se rubi anche tu, o cerco di farlo credere, io sono assolto.
Si notino anche le implicazioni relative al libero arbitrio. Coloro che si avvalgono di tale fallacia sono spesso anche coloro che gridano a populistici inasprimenti delle pene a soluzione di determinati problemi sociali (mai per reati finanziari), vale a dire coloro che non tengono minimamente in considerazione il degrado ambientale in cui determinati crimini vengono commessi. Essi stessi si pongono però in un contesto di incapacità di intendere e volere ("tutti facevan così!"), laddove per educazione, accesso alla cultura, formazione giuridica di alto livello e privilegi socio-economici di ogni genere non soltanto sono in grado di distinguere, ma meritevoli di maggior condanna.