Un libro unico nel suo genere, splendido per la ricchezza in fonti e contenuti “Storia della Fisiognomica, Arte e Psicologia da Leonardo a Freud”, di Flavio Caroli, Ed. Electa
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(….) Hogarth (….) sentiamo dunque l’artista stesso: In riguardo al carattere e all’espressione abbiamo giornalmente molti esempi che confermano la comune adottata opinione che il volto è l’indice dell’animo; e questa massima è tanto radicata in noi, che non possiamo fare a meno (se la nostra attenzione è un po’ sollevata) di formare qualche particolar concetto dell’anonimo della persona, di cui si osserva il volto, anche prima di ricevere informazione per altri versi (….). E’ ragionevole il credere che l’aspetto sia una vera e leggibile immagine dell’animo, che dà a ognuno a prima vista l’istessa idea; e vien poi confermata in fatti: per esempio, tutti concorrono nell’istessa opinione a prima vista di un vero idiota (….).
La verità è che qui, ed ora, con il genio rivoluzionario di Hogarth, la Fisiognomica perde il carattere statico e le ambizioni scientistiche che l’hanno guidata – sostanzialmente senza soluzione di continuità – da Leonardo al Settecento. La Fisiognomica entra nella mobilità psicologica e nella realtà (ma come sa modificarsi il concetto di realtà!) del personaggio. La Fisiognomica diventa letteratura, moderna letteratura. Mi piace citare un altro passo dell’Analysis dalla sua prima traduzione italiana settecentesca, perché ho il sospetto che nessuno, senza riferimenti bibliografici, eviterebbe di attribuirlo a uno dei grandi narratori (fatalmente inglesi ) di primo settecento:
I bellissimi volti in qualunque età possono nascondere un’indole pazza o viziosa, finchè non si scoprano dagli atti o dalle parole (…). Pe’ moti naturali e non isforzati de’ muscoli, e cagionati dalle passioni dell’animo si vedrebbe scritto in certo modo nel volto di ognuno il suo carattere quando è arrivato all’età di 40 anni, se non fosse per certi accidenti che spesse volte sebben non sempre, impediscono un tale effetto. Perché l’uomo maligno collo spesso accigliare e metter fuori i muscoli della bocca riduce quelle parti in una disposizione da conservar continuamente l’immagine del cattivo cuore; il che poteva impedirsi coll’abituazione ad un uso affettato; e cosi discorrendo delle altre passioni; sebbene ve ne sono alcune che non hanno di per se stesse alcuno effetto né muscoli, come sarebbero speranza e amore. Ma perché non si creda, che io faccia troppa forza sull’esterna apparenza, come un fisionomo, tenete per certo, che si riconosce esservi tante differenti cause, che producono l’istessa specie di moto e di sembianze nelle fattezze de’ volti, che l’antico proverbio, fronti nulla fides, si manterrà sempre in vigore; e così la natura ha stimato bene ch’esser dovesse per molte savie ragioni.
Indice:
il Cinquecento
il Seicento
il Settecento
l’Ottocento
il Novecento
bibliografia