267. Anticausale

Giudizio di valore anticausale

 
“Il secondo ostacolo dell’autoconoscenza è l’avversione irrazionale a riconoscere che quel che facciamo o non facciamo sia soggetto alle leggi della causalità. Bernhard Hassenstein ha definito questa attitudine come giudizio di valore anticausale. Quella sensazione pesante del sentirsi incatenati che richiama la claustrofobia e che assale molti uomini quando devono ammettere la generica determinazione causale dei fenomeni naturali, comportamento umano incluso, è certamente da mettersi in relazione col loro giustificato bisogno di saper libera la propria volontà e col loro ugualmente giustificato desiderio di far derivare le proprie azioni non da cause fortuite ma da scopi elevati.

Il terzo grande ostacolo all’autoconoscenza umana è – almeno nelle nostre culture occidentali – un’eredità della filosofia idealistica. Sorge dalla bipartizione del mondo nel mondo esterno delle cose, che per principio è senza valore per il pensiero idealistico , e nel mondo interno del pensiero umano e della ragione, a cui soltanto vengono riconosciuti valori. Questa bipartizione è cara alla superbia spirituale dell’uomo e sostiene in maniera gradita la sua avversione ad accettare che il suo comportamento sia determinato da cause naturali. Quando profondamene essa sia penetrata nei modi di pensare comuni, lo si può vedere dall’alterazione del significato delle parole idealista e realista, che originariamente definivano una posizione filosofica e oggi implicano giudizi di valore morale. Bisogna rendersi conto di quando dia diventato corrente nel nostro modo di pensare occidentale considerare senza valore tutto ciò che possa venir spiegato dalle leggi di natura. Per questo modo di pensare UNA SPIEGAZIONE EQUIVALE AD UNA SVALUTAZIONE”

(K. Lorenz, Aggressività, pag. 283: splendido, da acquistare)

ndr. si chieda quale sia il primo ostacolo all’autoconoscenza :)