di Loredana Lipperini
So che alcuni l'hanno vista, ma questa è la mia risposta a Massimo Gramellini.
Scena – famosa – da Caterina va in città (Paolo Virzì, 2003). Lo scrittore frustrato Sergio Castellitto indaga sulla madre della compagna di scuola di Caterina. La madre è famosa, dunque va schernita, ma anche corteggiata perché non si sa mai. Salta fuori la parola “conventicola” che giustamente la giovane Caterina non conosce. “Vocabolario!” ingiunge Castellitto. Caterina legge: “Conventicola. Riunione segreta di persone per fini disonesti. Ristretto gruppo di persone aventi fini comuni, es. conventicole letterarie”. Castellitto esulta: “E’ un concetto chiave per capire come vanno le cose in questo paese”. Eccetera.
Discorso – famoso - di Benito Mussolini, pronunciato il 23 ottobre 1933: “Nostra è la dottrina dello Stato, nostro è il concetto di popolo, che diventa arbitro del suo destino e soggetto della sua storia. Non dunque rivoluzione di piccole classi, o di piccoli circoli, non rivoluzione di conventicole intellettualoidi senza carattere, ma rivoluzione di popolo perché siete popolo”. Eccetera.
Rubrica – molto famosa – di Massimo Gramellini su La Stampa del 3 aprile (oggi): “…il senso di legalità e giustizia sociale che anima il popolo della sinistra può identificarsi in una conventicola di intellettuali che da decenni dice di no a qualsiasi tentativo di cambiare questo sistema sclerotico e oggi si stringe come una vecchia cintura di castità intorno al povero Tsipras? “. Eccetera.
La ridicolizzazione degli intellettuali e la riduzione dei medesimi a “conventicola” è faccenda antica e insieme attualissima: rappresentarli come un gruppo di annoiati conservatori pronti a sollevare l’indice per ammonire funziona sempre, come le barzellette sui carabinieri, e “intellettuale” (come “femminista”) è ormai una parolaccia, almeno in Italia. Un gran peccato (per chi racconta le barzellette e parla di conventicole). Con tutto il rispetto, da queste parti si preferisce Leonardo Sciascia: “L’intellettuale non ha più nessun potere, comunque io continuo a scrivere come se ci credessi”. Eccetera.