Volentieri riportiamo parte dell’introduzione al numero di giugno di Mente & Cervello di cui consigliamo vivamente l’acquisto:
“Le sorprendenti capacità cognitive degli animali stanno cambiando il concetto stesso di intelligenza, spingendoci a ripensare il nostro rapporto con loro. “
di Marco Cattaneo
“Si fa presto a dire intelligente. Almeno quando parliamo dei nostri simili, s’intende. Quando invece parliamo degli altri animali, di rado siamo disposti a riconoscere loro doti intellettive simili alle nostre. E, quando lo siamo, i nostri apprezzamenti sono rivolti soprattutto agli animali domestici, i nostri compagni di vita. D’altra parte per millenni culture e religioni hanno decretato la superiorità dell’uomo sul resto del Creato. Poi arrivò Charles Darwin, a mettere in discussione il nostro posto privilegiato nell’ordine naturale (e forse per questo è ancora indigesto a molti). E da allora gli studi sugli animali ci hanno riservato innumerevoli sorprese, portandoci, in un secolo e mezzo, a rivedere molte certezze infondate.
E a riconoscere che, almeno per specifici compiti, il cervello di alcuni animali è persino molto più efficace del nostro. C’è una storia di memoria e intelligenza spaziale che mi ha sempre affascinato, anche perché – come molti di noi – mi scordo dove ho messo le cose con irritante frequenza. La nocciolaia di Clark (…) è un parsimonioso uccelletto del Nord America. Quando fa provviste per l’inverno, costruisce mappe spaziali così complesse da riuscire ad occultare nei boschi razioni di cibo in migliaia di nascondigli diversi (…) con la sola memoria spaziale, s’intende, senza ricorrere all’olfatto. Ma c’è di più. Quando va a riprendersi il suo bottino, la nocciolaia di Clark lo fa in modo selettivo: consuma prima le risorse più deperibili (…). Ecco ora provate voi.
Ormai sono innumerevoli gli esempi di incredibili storie di intelligenza animale. E vanno dalla formidabile sensibilità degli elefanti per le vibrazioni alla singolare capacità dei piccioni di distinguere tra dipinti di Van Gogh e di Chagall, dalle doti matematiche di alcune specie a quelle emotive di altri. Nel dossier che trovate in queste pagine vi raccontiamo qualcuna delle loro storie. E senza commettere l’errore, fin troppo comune, di attribuire agli altri animali emozioni, intenzioni e sentimenti umani, proviamo a rileggere l’idea di intelligenza alla luce della mole impressionante di ricerche condotte negli ultimi anni. Per scoprire che la nostra unicità non può essere banalmente considerata un sinonimo di superiorità.”
(ndr): Inutile dire che l’argomento etico (anche e soprattutto in base alla considerazione della sofferenza fisica e psichica degli animali non umani) sarebbe più che sufficiente a mettere in radicale discussione determinate pratiche, che a quanto pare risultano di per sé anche obsolete:
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2014/06/07MI56040.PDF