293. Opus Metachronicum



Ho sempre amato la letteratura esistenzialista e dell’assurdo, salvo dedicarmi, negli ultimi 5 anni,  esclusivamente a studi nel campo della filosofia e delle scienze cognitive, perdendo ahimè ogni interesse per letteratura e poesia (mi sovviene una confessione di Darwin, contenuta nella sua autobiografia, in cui raccontava di come l’attività di ricercatore evoluzionista lo avesse fatto per un certo verso inaridire) , forse anche per la difficoltà di trovare nuovi testi che stimolassero il mio interesse. Unica eccezione, un anno fa,  la lettura  “fulminante”,  mi accompagna ancora, di Bartleby Lo Scrivano,  di Melville.  E ora, di OPUS METACHRONICUM (Corrimano Edizioni 2014) di Sonia Caporossi.

"Opus Metachronicum" è una carrellata straniante di mostruosità postmoderne nella forma del conte-philosophique. La raccolta si sgrana in una serie di io narranti battaglieri e raziocinanti che danno il titolo ad ogni singolo racconto, personaggi tratti dalla storia, dalla filosofia, dall'arte e dalla letteratura. Come Van Gogh,  un novello Edipo che si acceca per resistere al richiamo visivo di una mostra di propri quadri; come P.P.P. , il grande intellettuale friulano che, incontrando un gatto randagio, riflette sul senso della vita e della morte per poi ritrovarsi, qualche racconto dopo, come protagonista muto ed esangue del proprio massacro al Lido di Ostia, dove viene identificato dal suo supremo antagonista Jack lo Squartatore, uomo comune in ombra, nemico della Cultura e serial killer…

(pag. 65) - Marguerite Yourcenar -  (…) Io sono la gente, e non mi occorre altro. La gente mi ama, la gente mi odia, perchè io odio dal più profondo anfratto delmio cuore putrefatto chi ama se stesso. Come può un uomo provare amore verso di sè ? Che esausto gioco di rimandi autoreferenziali ! Narciso non è morto scontento, è deceduto stupido. E Wilde nel De Profundis : ‘il supremo peccato è la superficialità. Niente avvilisce peggio’. Ho rinunciato a comprendermi. A che cosa servirebbe ? Permarrebbe sempre il sospetto fondato di non essermi capita abbastanza. Mi sono ritrovata, grazie alla pratica alchimistica, in una condizione ottimale di allontanamento dalle passioni più becere ed ottenebranti ; mi aggiro idealmente intorno al sentiero, su ci sto per pensare l’ultimo passo, della più completa e perfetta noluntas (…)

(pag. 95 - 97) – Jack lo Squartatore(…) L’obiettivo supremo è togliere di mezzo chi straparla, strafà, strarompe. Chi non sa tenersi nel cantuccio e stare zitto, chi non sa che è meglio non dire “io so”, chi non sa di non sapere un bel nulla. L’obiettivo supremo è , in questo mondo marcescibile e privo di furbizia, eliminare fisicamente tutti gli scribacchini apparentati con il peccato dantesco di superbia (…) adesso so come si diventa serial killer e perché. Perché il mondo è colmo di intellettuali parassiti, la cui unica funzione è sentenziare sui bassi istinti dell’homo sum humanum nihil a me alienum puto, sulle bicocche esistenziali in cui siamo tutti arroccati in perenne difensiva, con la fervida pretesa di sapere, sapere, sapere più degli altri (…)

 

 (Silvia Molè)