di Claudio Tugnoli
(da “Le fallacie dello storico. Sintesi commentata di David Hackett Fischer, Historians’ Fallacies. Toward a Logic of Historical Thought, Harper & Row, New York 1970” )
La fallacia dell’argomento ad temperantiam
La fallacia dell’argomento ad temperantiam è un appello alla moderazione, nella convinzione che la verità sia una specie di medietà. Secondo Fischer tale fallacia si presenta in due versioni: stilistica e di contenuto. L’idea che si debba osservare una meticolosa moderazione stilistica, il timore di commettere la benché minima intemperanza sul piano letterario, ha indotto molti storici a scrivere in modo ottuso e mediocre (in senso etimologico), non per mancanza di ingegno, ma per aver confuso il distacco con l’ottusità.
La seconda forma di fallacia dell’argomento ad temperantiam consiste nel trattare gli argomenti in un’ottica che possa essere condivisa da tutti; ad esempio uno storico che trattasse la storia del papato in modo da soddisfare sia i cattolici che i protestanti, come Ranke, il quale «talvolta immaginava di aver svelato l’intimo segreto dell’oggettività, mentre si era limitato a interpretare un mediocre soggettivismo» (p. 297). Fischer riporta un altro esempio macroscopico di questa fallacia nello storico Macaulay, il quale condannava gli storici per i quali l’imparzialità consisteva «nell’intervallare epiteti di lode o di orrore nella dovuta proporzione», ma poi proprio Macaulay nel suo lavoro di storico commetteva la stessa fallacia che rimproverava ad altri (p. 297).