(da Vercelli Oggi)
Vercelli è di fatto diventata una meta obbligata per chiunque desideri confrontarsi con il pensiero del nostro tempo nella sua più ampia accezione: filosofia, scienza, arte, musica, poesia, letteratura. Un luogo che viene scelto sempre più spesso come sede privilegiata di convegni di altissimo livello con relatori internazionalmente noti, convegni che spesso si svolgono sullo sfondo di paesaggi architettonici unici, che ne costituiscono quindi la più degna integrazione e cornice. Modi e luoghi dell’eccellenza.
Ed è infatti nella magnifica “Cripta” dell’Abbazia di S. Andrea che si è svolto – dal 27 al 29 novembre - il Convegno Nazionale 2014 della Società Filosofica Italiana (SFI), organizzato dal presidente della sezione Torino/Vercelli Leslie Cameron Curry, laddove il filo conduttore è stato: Filosofia Bene Comune. Moltissimi i relatori che si sono alternati nel dibattito (*) offrendo al pubblico un’occasione unica per immergersi in quella disciplina che da moltissimi secoli continua ad affascinarci conservando intatta la sua forza, la sua immaginazione, la sua potenza creatrice nell’offrirci sempre nuove e più ampie prospettive sul mondo e sulla società in cui viviamo, nello stimolare le nostre capacità critiche e di comprensione relativamente a noi stessi, noi stessi e gli altri, e dando centralità alle eterne domande che accompagnano questo nostro viaggio.
Non sorprende quindi che la filosofia sia da considerarsi un bene comune, ovvero una disciplina che giova all’intera comunità, e che in quanto tale dovrebbe essere accessibile a tutti. Un bene universalmente fruibile, in quanto, come aria e acqua condizione essenziale, strumento irrinunciabile per lo sviluppo dell’intero genere umano. Da qui tutta una serie di considerazioni concrete relativamente all’insegnamento della filosofia nelle scuole pubbliche, a ventilate riduzioni di ore e a quell’ampliamento agli istituti tecnici che io stessa caldamente sosterrei , in quanto essa, anche quale strumento di critical thinking, non può rimanere un privilegio esclusivo degli studenti liceali o di specialisti del settore. Particolare rilevanza assume qui anche il concetto irrinunciabile di interdisciplinarietà, ben sottolineato nel convengo dal prof. Francesco Coniglione, sulla base del quale uno scienziato oggi non può più “appaltare” la riflessione etica sul proprio operato ai filosofi cosi come i filosofi non possono esimersi dalla continua interazione con il mondo della scienza, che come la storia insegna può ripercuotersi in maniera rilevante anche sulla nostra concezione del mondo. E qui ben si inserisce anche la riflessione del prof. Maurizio Pagano sull’importantissimo concetto di intercultura, ovvero tutta quella riflessione filosofica di base che ci mette in grado di affrontare in modo dettagliato e non superficiale i rapporti tra le culture, il fenomeno dei flussi migratori e l’origine stessa dei conflitti tra di esse.
Pure, è stata volta l’attenzione sulla diffusione, in un certo grado, di un’immagine distorta della disciplina filosofica, come esposto dal prof. Claudio Ciancio, nel senso di attività inutile o peggio ancora chiacchera da talk show, ovvero la difficoltà a riconoscere in essa un bene comune. Il prof. Giovanni Boniolo con un intervento leggermente e intelligentemente provocatorio ha sottolineato come la filosofia debba anche servire a risolvere problemi, a fornire risposte concrete ai problemi della società in cui ci troviamo a vivere, e come questo di fatto già accada: importante che i filosofi siano disposti a “sporcarsi le mani”, ovvero ad affrontare non soltanto questioni puramente teoretiche ma anche ad entrare nel vivo dei dibattiti contemporanei (uguale che si tratti di bioetica, ecologia, economia, lavoro o altro) diventando promotore di sviluppo ed entrando nei processi decisionali.
Sul tema bene comune è stato rilevantissimo anche il contributo del prof. Ugo Mattei su genealogia e fenomenologia dei beni comuni, e il suo rilevare come anche il diritto sia stato eccessivamente professionalizzato (a scapito di una più ampia fruibilità) a seguito del declino della percezione sociale di giustizia. Di enorme interesse anche la sua riflessione sulla rottura di quel compromesso che rendeva possibile al potere statale controllare adeguatamente i poteri economici.
Quale appassionata di logica e teoria dell’argomentazione, nonché curatrice di un sito vertente su questo tema, non ho potuto non apprezzare particolarmente anche l’intervento della prof. Mariangela Ariotti sulla scrittura filosofica, nel corso del quale è stato citato Chaim Perelman e soprattutto, sulla base dei dialoghi galileiani, si è preso riferimento al tema delle fallacie logiche, cosi importante per rilevare le trappole argomentative alle quali ogni giorno siamo sottoposti attraverso i media e anche il mondo della politica.
Purtroppo impossibile riassumere in questa sede, seppur brevemente, tutti gli interventi. Ma a dimostrazione dell’ampio orizzonte preso in considerazione dalla disciplina filosofica citerò anche il tema cibo, molto attuale in ottica Expo, magnificamente affrontato dal dott. Renato Lavarini: il tema dell'alimentazione è socialmente uno tra quelli più alla moda e più critici tanto nella vita quotidiana quanto nel mondo della comunicazione e della formazione. I filosofi non hanno mai frequentato in maniera completa e complessa tale tema che trova maggiore attenzione negli ultimi 25/30 anni. La proposta filosofica è quella di considerare il tema dell'alimentazione in un'accezione etica distinguendo al suo interno due verbi "mangiare" e "nutrirsi" laddove nutrirsi è una delle modalità attraverso cui si determina la posizione dell'individuo nel mondo, il suo rapporto con l'altro, mentre mangiare determina l'uso del mondo da parte dell'individuo.
“ti estì?”Ed è infatti nella magnifica “Cripta” dell’Abbazia di S. Andrea che si è svolto – dal 27 al 29 novembre - il Convegno Nazionale 2014 della Società Filosofica Italiana (SFI), organizzato dal presidente della sezione Torino/Vercelli Leslie Cameron Curry, laddove il filo conduttore è stato: Filosofia Bene Comune. Moltissimi i relatori che si sono alternati nel dibattito (*) offrendo al pubblico un’occasione unica per immergersi in quella disciplina che da moltissimi secoli continua ad affascinarci conservando intatta la sua forza, la sua immaginazione, la sua potenza creatrice nell’offrirci sempre nuove e più ampie prospettive sul mondo e sulla società in cui viviamo, nello stimolare le nostre capacità critiche e di comprensione relativamente a noi stessi, noi stessi e gli altri, e dando centralità alle eterne domande che accompagnano questo nostro viaggio.
Non sorprende quindi che la filosofia sia da considerarsi un bene comune, ovvero una disciplina che giova all’intera comunità, e che in quanto tale dovrebbe essere accessibile a tutti. Un bene universalmente fruibile, in quanto, come aria e acqua condizione essenziale, strumento irrinunciabile per lo sviluppo dell’intero genere umano. Da qui tutta una serie di considerazioni concrete relativamente all’insegnamento della filosofia nelle scuole pubbliche, a ventilate riduzioni di ore e a quell’ampliamento agli istituti tecnici che io stessa caldamente sosterrei , in quanto essa, anche quale strumento di critical thinking, non può rimanere un privilegio esclusivo degli studenti liceali o di specialisti del settore. Particolare rilevanza assume qui anche il concetto irrinunciabile di interdisciplinarietà, ben sottolineato nel convengo dal prof. Francesco Coniglione, sulla base del quale uno scienziato oggi non può più “appaltare” la riflessione etica sul proprio operato ai filosofi cosi come i filosofi non possono esimersi dalla continua interazione con il mondo della scienza, che come la storia insegna può ripercuotersi in maniera rilevante anche sulla nostra concezione del mondo. E qui ben si inserisce anche la riflessione del prof. Maurizio Pagano sull’importantissimo concetto di intercultura, ovvero tutta quella riflessione filosofica di base che ci mette in grado di affrontare in modo dettagliato e non superficiale i rapporti tra le culture, il fenomeno dei flussi migratori e l’origine stessa dei conflitti tra di esse.
Pure, è stata volta l’attenzione sulla diffusione, in un certo grado, di un’immagine distorta della disciplina filosofica, come esposto dal prof. Claudio Ciancio, nel senso di attività inutile o peggio ancora chiacchera da talk show, ovvero la difficoltà a riconoscere in essa un bene comune. Il prof. Giovanni Boniolo con un intervento leggermente e intelligentemente provocatorio ha sottolineato come la filosofia debba anche servire a risolvere problemi, a fornire risposte concrete ai problemi della società in cui ci troviamo a vivere, e come questo di fatto già accada: importante che i filosofi siano disposti a “sporcarsi le mani”, ovvero ad affrontare non soltanto questioni puramente teoretiche ma anche ad entrare nel vivo dei dibattiti contemporanei (uguale che si tratti di bioetica, ecologia, economia, lavoro o altro) diventando promotore di sviluppo ed entrando nei processi decisionali.
Sul tema bene comune è stato rilevantissimo anche il contributo del prof. Ugo Mattei su genealogia e fenomenologia dei beni comuni, e il suo rilevare come anche il diritto sia stato eccessivamente professionalizzato (a scapito di una più ampia fruibilità) a seguito del declino della percezione sociale di giustizia. Di enorme interesse anche la sua riflessione sulla rottura di quel compromesso che rendeva possibile al potere statale controllare adeguatamente i poteri economici.
Quale appassionata di logica e teoria dell’argomentazione, nonché curatrice di un sito vertente su questo tema, non ho potuto non apprezzare particolarmente anche l’intervento della prof. Mariangela Ariotti sulla scrittura filosofica, nel corso del quale è stato citato Chaim Perelman e soprattutto, sulla base dei dialoghi galileiani, si è preso riferimento al tema delle fallacie logiche, cosi importante per rilevare le trappole argomentative alle quali ogni giorno siamo sottoposti attraverso i media e anche il mondo della politica.
Purtroppo impossibile riassumere in questa sede, seppur brevemente, tutti gli interventi. Ma a dimostrazione dell’ampio orizzonte preso in considerazione dalla disciplina filosofica citerò anche il tema cibo, molto attuale in ottica Expo, magnificamente affrontato dal dott. Renato Lavarini: il tema dell'alimentazione è socialmente uno tra quelli più alla moda e più critici tanto nella vita quotidiana quanto nel mondo della comunicazione e della formazione. I filosofi non hanno mai frequentato in maniera completa e complessa tale tema che trova maggiore attenzione negli ultimi 25/30 anni. La proposta filosofica è quella di considerare il tema dell'alimentazione in un'accezione etica distinguendo al suo interno due verbi "mangiare" e "nutrirsi" laddove nutrirsi è una delle modalità attraverso cui si determina la posizione dell'individuo nel mondo, il suo rapporto con l'altro, mentre mangiare determina l'uso del mondo da parte dell'individuo.
Lunga vita alla filosofia!
Silvia Molè
(*) tutti i relatori:
articolo pubblicato su Vercelli Oggi:
http://www.vercellioggi.it/dett_news.asp?id=59755