346. Ne parlano i non ignoranti ...

di Umberto Simoncelli

Concetti elementari di statistica applicati all’ignoranza

Si parla molto in questi giorni di “ignoranza”, o, per meglio dire, ne parlano i “non ignoranti” per auto definizione. Nell’ignoranza si presume, a buon diritto, di trovare le radici di molti mali, tra i quali, molto attuali, dell’intolleranza e della violenza. Non posso però non chiedermi cosa si intenda per “ignoranza”: quali sono le cose che dovrebbero sapere e che non sanno gli ignoranti che diventano intolleranti e violenti ?

Un ignorante è colui che ignora le origini della propria insoddisfazione? I colpevoli del proprio degrado sociale ? Che ignora la Storia e la geografia ? Che ignora la natura illusoria del divino ? Che ignora la faziosità dell’esegesi o l’aberrazione dell’interpretazione letterale? Che ignora la filosofia ? La fragile preziosità della natura umana ? la poesia ? La musica ? Che non subisce il fascino del’arte ? E’ più ignorante colui che conosce bene e che riflette una vita intorno a una cosa sola o colui che ha un ‘infarinatura enciclopedica ? Un mistico, un eremita e un sufi, analfabeti, sono ignoranti ? Cosa si intende per “ignoranza di un popolo” ? La cultura media, che riflette le tradizioni culturali o, piuttosto, la cultura mediana, che meglio racchiude gli effetti delle discriminazioni economiche e sociali?

Ci penso, e le domande che mi pongo sono sincere. L’unica definizione soddisfacente che , in via provvisoria, ho trovato è la seguente. “ un ignorante è certamente colui che non sa ascoltare”.