del Prof. Lorenzo Magnani (Univ. di Pavia), da "Conoscenza come Dovere", pag. 99/100
"La tecnologia è centrale nella società moderna, ma coloro che la creano non sono tenuti ad anticipare o a compiere analisi intorno ai suoi effetti; inoltre, sfortunatamente, coloro che incentrano la loro attenzione sugli effetti della tecnologia raramente capiscono la tecnologia in se stessa. Ritengo che le università abbiano una responsabilità speciale e una opportunità storica nell'affrontare questo problema. Specialmente a partire dal diciannovesimo secolo le università e le istituzioni tecnologiche europee e del nord America hanno costruito due curricula marcatamente distinti: uno tecnico/scientifico, con corsi di matematica, informatica e ingegneria, tenuti in una particolare area del campus o della città; l'altro, con le materie umanistiche, in aree diverse. Il problema centrale non riguarda tuttavia l'ingegneria o la tecnologia in quanto tali, ma come esse includano anche implicazioni sociali, economiche, politiche e culturali. Occuparsi seriamente di tale problema richiederà il coordinamento di diversi curricula universitari e una fruttuosa integrazione tra ingegneria e discipline umanistiche in grado per esempio di considerare nello stesso tempo protesi biologiche e letteratura sui disabili. Sarà anche necessaria una collaborazione tra ricerca e servizi, e in questa luce la relazione tra università e industrie è assai importante. Devono essere costruite nuove knowledge communities. Dobbiamo prevedere nuove alleanze tra università, istituti e aziende, e definire una nuova idea di conoscenza e i modi della sua distribuzione. (...)
Certo la teconlogia offre molti benefici, come più alti standard di vita, maggiore scelta, più tempo libero e migliori comunicazioni, ma porta anche a rischi per l'uomo e per l'ambiente. La tecnologia aliena le persone dalla natura, concentra il potere politico e industriale in modo pericoloso, e dà origine a nazioni industrializzate più capital-intensive che labor-intensive; il risultato è una crescita della disoccupazione e una perdipendenza da esperti apparentemente neutrali ma che in realtà hanno precisi interessi e impegni personali. Anche se importante sotto vari punti di vista, la tecnologia non sempre è benigna, ma ha il potere di causare molti tipi di danno. Ecco una lista di potenziali effetti negativi. Essa può portare, nella società di massa, a eccessiva uniformità, a restringere i criteri dell'efficienza a frammentazione e specializzazione, manipolazione e trattamento impersonale. Un altro esito negativo è la sua incontrollabilità, quando tecnologie a prima vista "separate" in realtà appartengono a un sistema interconnesso che costituisce una network globale e autorinforzantesi che sembra avere una sua vita propria, come qualcosa che si autoperpetua e che pervade tutto. Infine è ben nota la classica conseguenza negativa in termini di alienazione del lavoratore nel senso marxiano.(...)
Penso che il ruolo degli esseri umani, in quanto knowledge carriers - come depositari e portatori "biologici" di conoscenza, processori, distributori e utenti - sia centrale nella nostra era tecnologica e globalizzata" (...)