062. Inno alla Conoscenza



 De brevitate vitaeSeneca, Oscar Mondadori, 2010, cap. 14, pag. 39 - 43

"Tra tutti, i soli che dispongono del proprio tempo sono quelli che si dedicano all'esercizio della sapienza, sono i soli a vivere davvero. Infatti non hanno cura soltanto della loro vita: aggiungono ogni tempo al proprio. Di ogni anno trascorso prima di loro fanno tesoro. A meno di non essere sommamente ingrati, quegli illustri fondatori di riverite dottrine sono nati per noi, ci hanno preparato a vivere la vita. Il loro impegno ci conduce a mete straordinarie restituite dalle tenebre alla luce, nessuna epoca ci è preclusa, siamo ammessi a tutte, e se piace uscire dalle miserie della umana fragilità per mezzo della grandezza d'animo, molto è il tempo per il quale spaziare.

Ci è possibile dialogare con Socrate, dubitare con Carneade, trovar pace con Epicuro, dominare la natura umana con gli stoici, oltrepassarne i confini con i cinici. Poichè la natura ci permette di accedere a questo possesso comune di ogni tempo, perchè non ci volgiamo con tutto l'animo, movendo da questo volgere di tempo misero e caduco verso ciò che è immenso, che è eterno, che possiamo dividere con gli spiriti migliori?

(...) possiamo dire che attendono a impegni degni di questo nome coloro che ogni giorno vorranno coltivare la più stretta intimità con Zenone, Pitagora e Democrito e gli altri sacerdoti della conoscenza, e con Aristotele e con Teofrasto. Nessuno di loro si negherà, nessuno di loro congederà chi gli fa visita senza averlo reso più felice e amico, nessuno di loro vorrà mai che riparta a mani vuote.

E' possibile frequentarli di notte come di giorno.

Nessuno di loro ti costringerà a morire, tutti te lo insegneranno;

nessuno di loro consumerà i tuoi anni, tutti aggiungeranno i loro ai tuoi;

nessuna conversazione con loro sarà foriera di pericoli, non pagherai la loro amicizia con la vita, l'omaggiarli non sarà costoso. Prenderai da loro tutto ciò che vorrai. Non saranno loro a impedirti di attingere a tuo piacimento.

(...) tutti i secoli gli obbediscono quasi fosse un dio. E' trascorso un certo tempo? lo fa suo col ricordo. E' presente? Se ne avvale. Ha da venire? Lo pregusta. La capacità di riunire insieme tutte le dimensioni del tempo gli rende la vita lunga"

(pag. 1)

"non abbiamo poco tempo, ma ne perdiamo molto"

(pag. 9)

"Sentirai i più dire: < a 50 anni mi ritirerò a vita privata, a 60 anni abbandonerò le cariche pubbliche>. Ma, alla fine, chi ti garantirà che avrai ancora da vivere? Chi farà in modo che le cose vadano secondo i tuoi piani? Non ti vergogni di riservarti gli avanzi della vita e di destinare alla cura dello spirito quel solo tempo che non si possa impiegare in alcuna altra pratica? Come è tardi cominciare a vivere davvero, proprio quando dalla vita ci si deve congedare?! Quale grave oblio della nostra mortalità il rinviare i buoni propositi ai 50 o 60 anni e voler cominciare una vita autentica a partire da quella età che pochi sono riusciti a raggiungere?"