066. Fallacia per implicatura





liberamente riassunto da "Verità Avvelenata", di Franca d'Agostini

L'aspetto più interessante e particolarmente sleale delle fallacie per implicatura consiste nel fatto che spostano la responsabilità dell'errore: chi sbaglia non è chi parla o scrive, ma chi recepisce le parole. In altri termini, la colpa è della vittima dell'inganno. Questo è un risultato che può sembrare sorprendente, ma è molto più frequente di quanto si creda. Chi produce infatti la fallacia ha anche l'interesse a fare sì che non lo si possa accusare di averla prodotta: dunque i metodi di sviamento preventivo della responsabilità sono un'arma tipica in dotazione degli argomentatori fallaci, e nelle fallacie per implicatura è particolarmente evidente. Essa può essere riassunta con un "mi avete frainteso!".

Un esempio banale ("neutro"): se mentre guardo un film dico "sono stanca e sto per addormentarmi" chi mi ascolta potrebbe anche inferire che il film è noioso. Il termine implicatura sta quindi ad indicare non quel che un enunciato di fatto implica logicamente (o nell'intenzione dell'interprete), ma quel che viene inteso (evidentemente anche in modo erroneo) da una persona che legge o ascolta. Poichè per implicatura ci si può sbagliare facilmente, si può anche facilmente indurre in errore: si possono cioè usare le implicature per produrre fallacie. Le implicature evidentemente possono avere qualsiasi contenuto, dunque si possono produrre, per implicatura, fallacie di qualsiasi tipo: ad baculum, ad ignorantiam, ad personam ecc. Lo strumento di base dell'argomentatore fallace è l'implicatura per allusione (che è anche caratterizzabile come un tipo pragmatico di vaghezza).

Attraverso tale fallacia è ad esempio possibile lasciare intendere il falso dicendo il vero. Ad esempio se sul diario di bordo di una nave troviamo scritto "oggi il capitano non è ubriaco", vi è evidentemente un argomento implicito nella frase che si può ricostruire così: oggi il capitano non è ubriaco, dunque normalmente lo è.

Il vero inganno consiste qui nel fatto che l'errore è interamente a carico di chi legge. Una fallacia di accento per implicatura molto simile ci è offerta da Berlusconi. Il 2 agosto 2003 dichiara all'Ansa: "sulla legge Gasparri non c'è stata alcuna perplessità da parte del presidente della Repubblica". Subito dopo il Quirinale lo smentisce: "nel corso degli incontri con il Presidente del Consiglio Berlusconi il disegno di legge Gasparri non ha formato oggetto di colloquio". Con una nota ufficiale Berlusconi dichiara allora: "Nel colloquio con il presidente della Repubblica non si è affatto parlato del ddl Gasparri". Già, in effetti l'aveva detto: non avendo parlato affatto dell'argomento, il presidente non aveva manifestato "alcuna perplessità al riguardo".

Un altro tipo di fallacia per implicatura sfocia in un avvelenamento del pozzo (screditare un' intera categoria) come la seguente, sempre del nostro Premier: "“Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori". Al putiferio successivo S.B. risponde come segue "«Io non ho mai attaccato la scuola pubblica, ho solo detto, parlando a dei cattolici, che bisogna riconoscere alle famiglie cattoliche che mandano i figli alla scuola pubblica il diritto a non veder insegnati ai loro figli valori diversi da quelli in cui credono»:

Si noti come come la "reinterpretazione" della propria affermazione in nulla intacchi il messaggio originario, in quanto l'allusione insensata nel frattempo avrà comunque fatto tutto il danno che doveva fare. Sarà cioè diventata verità condivisa, e avrà dato luogo e forma a una realtà a cui chiunque in seguito potrà fare riferimento. A quel punto il falso  prodotto sarà entrato nella realtà sociale, costruita, in cui tutti tranquillamente vivono.

(Si veda anche l'esempio nella parte finale del punto 124 del Menu)

Per un ulteriore chiarimento di alcuni concetti:
http://www.dif.unige.it/epi/hp/penco/did/lez04/910lez.pdf