155. Darwin



Molti esprimono giudizi sulle rilevazioni (migliaia di dati sottoposti ad indagine) di Darwin, non tutti ne hanno letto l’opera, venuta alla luce in un periodo in cui la genetica era ancora troppo arretrata per fornire giustificazioni plausibili intorno all’evolvere delle specie. Nonostante ancora oggi si discuta sulla capacità della selezione naturale di spiegare per intero tale processo, nessuno (a parte in determinati ambienti di fondamentalismo religioso) discute sull’evolvere di per sé. L’acquisto del testo è imprescindibile, costituendo uno spartiacque sia nel mondo scientifico che filosofico precedente. Il passo riportato, dalla ricapitolazione,  è molto interessante anche dal punto di vista logico (*), da cui la scelta.

(L’origine delle specie, ed. Newton, Trad. Celso Balducci, pag. 422-423)

“E’ molto facile nascondere la nostra ignoranza sotto espressioni come <<piano della creazione>>, <<unità di disegno>> ecc. pensando di dare una spiegazione, mentre non facciamo altro che ripetere un fatto già detto.

(*) Chiunque, per sua natura, tenda ad attribuire più importanza alle difficoltà inesplicate che alla spiegazione di un certo numero di fatti, certamente respingerà la mia teoria.

 Alcuni naturalisti, dotati di più duttile intelletto, che già hanno cominciato a dubitare dell’immutabilità delle specie, potranno essere influenzati da questo volume; io, però, guardo con fiducia al futuro naturalista, giovane e ancora in formazione, che saprà guardare con imparzialità ad entrambi gli aspetti del problema. Chiunque si senta portato a credere che le specie  sono mutevoli renderà un utile servizio esprimendo coscienziosamente la propria convinzione; infatti questo è l’unico modo per eliminare i preconcetti che opprimono la dottrina. Parecchi eminenti naturalisti hanno resa nota di recente la loro opinione che una grande quantità di credute specie, in tutti i generi, non sono vere specie, ma che vi sono altre specie reali, ossia create indipendentemente. Essi riconoscono un gran numero di forme, che fino a poco tempo fa essi stessi credevano creazioni speciali, e che tali sono considerate tuttora dalla maggioranza dei naturalisti, perché in effetti hanno tutte le caratteristiche esteriori delle specie,  in realtà sono state prodotte dalla variazione. Tuttavia rifiutano di estendere questa concezione ad altre forme, molto poco differenti. Peraltro essi non pretendono di poter decidere, neppure in via di ipotesi, quali sono le forme viventi create e quali quelle prodotte in via secondaria. In un caso ammettono che la variazione è la vera causa, mentre, del tutto arbitrariamente la respingono in altri casi, senza tentare alcuna distinzione fra i due. Verrà il giorno in cui questo verrà addotto a titolo di esempio (*), piuttosto singolare, di cecità in fatto di opinioni preconcette (…).

(*) Molto giustamente i naturalisti esigono un’esauriente spiegazione di tutte le difficoltà da parte di chi crede nella mutevolezza delle specie, mentre, dal canto loro ignorano completamente la questione della prima comparsa della specie, serbando un silenzio che considerano pieno di riverenza.”

Daniel C. Dennet nota che l’idea “pericolosa” di Darwin consistette proprio in questo: descrivere un processo, la selezione naturale (meraviglioso connubio di caso e necessità), meccanico, privo di  scopo, casuale, in cui la mente non ha alcun ruolo. Tale processo risultava essere il seme della risposta a una domanda molto più importante: Come (non  perché) viene alla luce il Progetto? Darwin descrisse come un artefice privo di intelligenza poteva generare tali adattamenti nel corso di enormi periodi di tempo e dimostrò che molti degli stadi intermedi di cui il processo proposto avrebbe avuto bisogno si erano di fatto verificati. Dennet estende il processo evoluzionistico anche alla cultura umana, nonostante qui entrino in gioco fattori diversi:

“Nei suoi tratti essenziali la storia è questa. Ho scoperto che alcune persone aborriscono l’idea; amano pensare che siano la mente e la cultura dell’uomo a distinguerlo nettamente da tutti i ‘bruti irragionevoli’ (come li chiamava Cartesio) ma non gradiscono l’idea di cercare di fornire una spiegazione evoluzionistica della creazione di questo importantissimo segno caratteristico. A mio avviso, commettono un grosso errore. Che cosa si aspettano, un miracolo? Che la cultura sia un dono divino? E’ un gancio appeso al cielo che cercano, non una gru? Perché? Vogliono che il modo di vivere dell’uomo sia radicalmente diverso da quello di ogni altro essere vivente, il che è vero, ma, come la vita stessa e ogni altra cosa magnifica, la cultura deve avere un’origine darwiniana. Anche la cultura deve svilupparsi da qualche cosa di minore, da un quasi qualcosa, qualche cosa di semplicemente come se e non qualcosa di intrinseco,e a ogni passo lungo il cammino i risultati devono essere, secondo l’espressione di David Haig, evolutivamente rafforzabili. Per la cultura è necessario il linguaggio, per esempio, ma prima il linguaggio deve evolvere per proprio conto; non basta osservare come tutto va bene una volta che ogni cosa è al proprio posto. Non si può presupporre l’intelligenza umana; non si può presupporre la tradizione – tutte queste cose devono essere costruite partendo da zero, proprio come i replicanti orginari. Accettare come spiegazione qualcosa di meno equivale a una rinuncia”  (Daniel C. Dennet, l’Idea Pericolosa di Darwin, pag. 431, 432)

A pag. 56 una interessante nota esplicativa sul metodo:

“A volte taluni insinuano che la teoria di Darwin è sistematicamente inconfutabile (e quindi scientificamente vuota), ma Darwin fu sincero riguardo al genere di reperti che avrebbero confutato la sua teoria. <<la natura concede per il lavoro della selezione naturale periodi lunghi ma non indefiniti>>, quindi, se si fossero accumulate prove geologiche a dimostrare che non è passato un periodo abbastanza lungo, l’intera sua teoria sarebbe stata confutata (…) Un altro esempio famoso: <<se si potesse dimostrare l’esistenza di un qualsiasi organo complesso che non abbia potuto essere formato attraverso modificazioni numerose, successive, lievi, la mia teoria dovrebbe assolutamente cadere>>. Molti hanno raccolto la sfida, ma come si vedrà nel cap. 11 i tentativi di dimostrazione sono falliti per alcune buone ragioni”

Anche C. S. Peirce nota come la scoperta di Darwin “costituisce il tema di una discussione nella quale questioni di fatto e questioni di logica sono curiosamente intrecciate (…)  Darwin propose di applicare il metodo statistico alla biologia. La stessa cosa è stata fatta in una branca di scienza completamente differente, la teoria dei gas (…) in maniera analoga Darwin, mentre non potè dire quali fossero le operazioni della variazione e della selezione naturali in ogni singolo caso, dimostrò che alla lunga esse adattano gli animali al loro ambiente (…)” – Scritti Scelti, Ed. Utet, pag. 188