260. Il Tributo Emotivo

Tributo emotivo o minaccia dello stereotipo

 

Su “Le Scienze” (ne consigliamo l'abbonamento) di dicembre 2013 viene dedicato un bellissimo articolo a questo tema: centinaia di studi hanno confermato che il tributo emotivo riduce le prestazioni, provocando proprio i fallimenti temuti. Scrive Neil deGrasse Tyson (afroamericano), noto comunicatore scientifico statunitense: “nella percezione della società…i miei fallimenti accademici sono ciò che ci si aspettava, e i miei successi sono merito di altri…passare la maggior parte della vita combattendo contro questi atteggiamenti mi ha imposto un tributo emotivo che è una forma di castrazione intellettuale. E’ una cosa che non auguro neppure ai miei nemici.

 

Claude Steele e Joshua Aronsono, psicologi della Stanford University, hanno notato che allora come oggi gli studenti neri   ottenevano voti peggiori dei loro compagni in tutti gli Stati Uniti e avevano maggiori probabilità di interrompere gli studi. Tra le varie spiegazioni, in neri sarebbero stati meno intelligenti per questioni genetiche. Steele e Aronson condussero un celebre esperimento: 100 studenti universitari furono sottoposti ad un test. Fu detto loro che l’esame non serviva a misurarne le capacità, laddove neri e bianchi con punteggi scolastici analoghi ottennero risultati altrettanto buoni. In un secondo test fu detto invece che il test serviva a valutarne le capacità intellettuali: gli esiti dei neri peggiorarono, quelli dei bianchi risultarono invariati. I test standardizzati sono quindi tutt’altro che standardizzati: quando sono presentati in modo che evoca la minaccia dello stereotipo, sia pure in modo sottile, mettono automaticamente alcuni studenti in condizioni di svantaggio.

Oggi centinaia di studi hanno comprovato il “tributo emotivo” in gruppi di ogni genere: studenti poveri negli esami accademici, studenti bianchi quando competono contro coetanei asiatici in test di matematica, o contro coetanei neri nello sport. Significativo in questo contesto, che di recente alcuni ricercatori abbiano sviluppato semplici esercizi di incremento della fiducia in se stessi con il fine di ridurre il divario nei risultati scolastici. Non si dimentichi però che dietro i divari si celano spesso anche altri fattori quali disuguaglianza di risorse e cattive scuole.

 

Per quanto riguarda gli stereotipi di genere propongo questo articolo: “Gli elementi propri degli stereotipi di genere, secondo i quali le donne e gli uomini presentano “naturalmente” determinati elementi caratteriali, specifiche attitudini e competenze in quanto donne e in quanto uomini, influiscono in modo significativo nelle scelte che queste e questi compiono nel corso della loro vita…Una delle conseguenze legate agli stereotipi di genere è che molte donne e molti uomini si autoescludono da determinate possibilità formative e lavorative, in ragione delle caratteristiche “di genere” che segnano queste ultime: una migliore conoscenza delle proprie reali potenzialità, sganciata il più possibile dai limiti definiti dallo stereotipo, permette di contribuire alla definizione di scelte consapevoli e centrate in modo realistico sulle proprie competenze, sui propri desideri e sulle caratteristiche dei percorsi formativi e del mercato del lavoro rispetto ai quali la scelta si orienta”

 

http://dspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/540/3/TESI_distorsioni_stereotipi_genere_orientamento_adulti_RIZZO.pdf