196. Maschi e Femmine



Il secondo libro di CORDELIA FINE: un libro che OGNI ESSERE UMANO dovrebbe possedere.

Dall’introduzione: “Supponiamo che un ricercatore vi chieda di scrivere l’elenco delle caratteristiche peculiari di uomini e donne secondo i canoni della tradizione culturale. Credete che lo guardereste con aria perplessa esclamando “che cosa intende? Ogni persona è un individuo unico, complesso, a volte persino contraddittorio: in ognuno dei due sessi c’è una varietà straordinaria di tratti di personalità che si incrociano anche con il contesto, la classe sociale, l’età, l’esperienza, il livello di istruzione, la sessualità e il profilo etnico, dunque sarebbe inutile e insensato cercare di catalogare una complessità e una variabilità cosi ricche usando semplici stereotipi” ? No…invece prendereste in mano la matita e comincereste a scrivere…

uno dei due elenchi probabilmente includerebbe tratti di personalità communal (ossia di tipo partecipativo) come compassionevole, amante dei bambini, dipendente, sensibile di bisogni altrui, accudente, insomma, i requisiti ideali per qualcuno che desideri vivere provvedendo ai bisogni altrui. Nel secondo elenco invece troveremmo tratti di personalità agentic (ossia di tipo agentico) come leader, aggressivo, ambizioso, analitico, competitivo, dominante, indipendente e individualista: caratteristiche perfette per sottomettere il mondo al proprio comando, riuscendo anche a ricavarne uno stipendio”.

 L’autrice prende in considerazione i vecchi e soprattutto nuovi stereotipi, spesso alimentati da una pseudo neuroscienza: ella non solo non ne è una detrattrice, ma una estimatrice, pur evidenziando, sulla base di chiare prove scientifiche e ampia documentazione. le carenze inaccettabili di alcuni studi con finalità di gossip e di quella che talora a buon diritto viene definita ‘macchiologia’. “(…) Proprio come più grosso non significa necessariamente migliore per quanto riguarda le dimensioni delle strutture cerebrali, cosi una attivazione maggiore non significa necessariamente migliore, né maggiore dal punto di vista psicologico. I ricercatori che studiano lo sviluppo e l’apprendimento a volte scoprono che alcuni modelli di attivazione si riducono, o diventano più semplificati proprio con lo sviluppo o acquisendo esperienza. Stranamente l’attivazione non è nemmeno un segno infallibile che l’attivazione stia facendo qualcosa di utile (…) i dati qui riportati esigono cautela nel concludere che la corteccia frontale mediale sia cruciale per la teoria della mente (…) non esiste una semplice corrispondenza biunivoca tra regioni cerebrali e processi mentali, e questo può rendere difficile interpretare i dati delle immagini (…) uno degli usi piu comuni degli scanner del cervello – ossia prendere un fenomeno psicologico complesso e attribuirlo ad una zona specifica della corteccia – viene ora criticato come ipersemplificazione potenzialmente pericolosa, del modo in cui il cervello lavora (…) i critici sottolineano l’interconnettività del cervello, notando che virtualmente ogni pensiero o sentimento emergono dall’interazione di aree diverse disseminate per tutta la corteccia”.

Nel libro viene citata la giornalista Amanda Scheffer: “(…) Alcuni decenni fa la maggior parte degli specializzandi in biologia e matematica erano uomini, come lo era la maggior parte dei medici.. Adesso quasi la metà degli universitari che scelgono matematica come corso di specializzazione sono donne. Nel 1976 solo l’8% dei laureati in biologia erano donne, mentre nel 2004 la percentuale era salita al 44%. Oggi la metà dei laureati in medicina sono donne, e anche nelle facoltà di ingegneria, fisica, chimica e matematica il numero delle laureate si è triplicato o persino quadruplicato tra il 1976 e il 2001. Perché immaginare che proprio adesso si sia raggiunto una sorte di limite naturale?”.

FONDAMENTALE e di estrema rilevanza dal punto di vista logico l’osservazione di Cordelia Fine: “ forse tra qualche decennio staremo RIDEFINENDO i nuovi livelli di partecipazione delle donne nelle scienze fisiche, in politica e negli affari come se riflettessero il loro innato istinto a prendersi cura degli altri. Esiste un modo più efficace di aiutare il prossimo che sviluppare tecnologie sostenibili, stabilire obiettivi di riduzione delle emissioni di gas o, come ha fatto Bill Gates, firmare cospicui assegni a favore di cause benefiche?”.

http://www.lescienze.it/news/2013/04/12/news/ricerca_in_neuroscienze_tutto_e_il_contrario_di_tutto-1610643/