270. Opinione o discriminazione?


 

Brevemente sulla differenza tra esprimere la propria opinione e discriminazione. La discriminazione è il trattamento non paritario attuato nei confronti di un individuo o un gruppo di individui in virtù della loro appartenenza ad una particolare categoria. Ora una cosa è dire che una persona è a mio parere malata, altra cosa affermare che in virtù di tale malattia essa debba essere soggetta a sanzioni o essere privata di diritti di cui altri cittadini godono.

 

 Vale a dire non firmare la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per la depenalizzazione dell’omosessualità (laddove in molti paesi ancora vengono impiccati), fare pressione sui partiti locali affinchè non passi una legge contro l’omofobia, non ammettere nell’esercito omosessuali, impedire che una coppia di omosessuali che vive insieme da 30 anni possa avere diritto alla pensione di reversibilità o potere decisionale sulla sepoltura e simili. In questo caso la libertà di parola sfocia nella discriminazione.

 

Non è un caso che l’omosessualità sia stata perseguita con più ferocia nelle dittature più note e nelle società dove la religione conserva ruoli di potere: permessa è solo la conformità agli schemi dal potere. La sessualità è infatti la forma prima di controllo della società. Si vedano anche le proibizioni, a suo tempo di matrimoni misti (***). La Conoscenza ha fatto si che lentamente ma progressivamente la discriminazione scompaia e gli omosessuali abbiano gli stessi diritti di qualsiasi altro essere umano.

 

 

 

(***) ndr

 


pag. 276: "A cosa servono le Costituzioni", Cass.R. Sunstein

 
"...ritorno ora alla relazione tra discriminazione sessuale e discriminazione per ragioni di orientamento sessuale. Si pensa che il divieto di contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso non faccia sorgere un problema di disuguaglianza sessuale in base alla cositituzione degli Stati Uniti. Ma il divieto legale (e il tabu sociale) non potrebbe essere il prodotto del desiderio di mantenere un sistema di gerarchie tra i generi, un sistema che il matrimonio tra persone dello stesso sesso tende a indebolire complicando le idee tradizionali e ancora influenti circa la "differenza naturale" tra uomini e donne?
Come ha sostenuto in un saggio importante Andrew Koppelmann, il divieto dei matrimoni tra persone dello stesso sesso ha, rispetto alla divisione in caste in base al genere, lo stesso rapporto che il divieto di contrarre matrimoni interrazziali ha rispetto alla divisione in caste su base razziale. La migliore analogia si trova nel caso Loving v. Virginia: nel quale la corte annullo una legge che proibiva il matrimonio interrazziale. Sto parlando qui delle motivazioni concrete di questi divieti, e sto assumendo, come fa il diritto vigente, che il fatto di essere basata su su motivazioni impermissibili sia fatale per la legislazione.
Affermare cio non significa affermare che che il divieto dei matrimoni tra persone dello
stesso sesso è necessariamente inaccettabile in tutti i mondi teoricamente possibili. Ma qui la proibizione è simile a un test di alfabetizzazione che fosse motivato da un proponimento discriminatorio, o a una legge sui privilegi dei veterani che fosse mirata ad escludere le donne dall impiego. Nel presentare qui questa argomentazione, riconosco un grande debito nei confronti dell analisi svolta da Koppelmann: sebbene io aggiunga alcuni problemi relativi alla disuguaglianza e alle caste"

 

 

Si confronti anche con il N. 133 di FL.