395. Vedere è sapere?

Vedere è sapere?

“(…) Con la stessa naturalezza del diritto di “colonizzare”, il diritto di “esibire” degli “esotici” negli zoo, nei circhi o nei villaggi si diffonde da Amburgo a Parigi, da Chicago a Londra, da Milano a Varsavia …Sì, il “selvaggio” esiste! L’ho visto … Conviene “addomesticarlo” prima di “civilizzarlo”. Da un XIX secolo in cerca di una comprensione del mondo, si passa - in modo del tutto naturale e privo di contrasti - a un XX secolo che plasma il mondo secondo i propri modelli, le proprie credenze e i propri interessi. (…) La violenza è ovunque. Tanto nello sguardo, nel normale, nel banale, nel lato “bonaccione” di queste esibizioni, quanto nei crimini piú evidenti (…) È qui che inizia il revisionismo in materia: quello di farci credere che gli zoo umani sono, in realtà, un primo contatto quasi “normale” tra Noi e gli Altri. (…) Dal fatto mercantile e del fenomeno da baraccone, si passa naturalmente all’oggetto di scienza, all’oggetto di studio … Dallo zoo all’antropometro, dal mostrare al misurare, dal distrarre all’informare, si opera uno slittamento in cui ciascuno trova facilmente il proprio interesse. Queste preoccupazioni “scientifiche” si accordano con quelle degli Stati bisognosi di legittimare le proprie conquiste (…). È in questo contesto che le esibizioni etnografiche, che hanno inizio nei primi anni del decennio 185O in Inghilterra, si diffondono in tutta Europa, fornendo agli scienziati l’opportunità di esaminare esemplari viventi a soli due passi dai loro laboratori (…) E gli scienziati, senza neanche rendersene conto, garantiscono e convalidano, fin verso il 1890, i fondamenti di questo nuovo ordine mondiale. Il dado è tratto. Il XX secolo puó iniziare.

(…) Per tornare al motto dell’Esposizione universale di Chicago del 1893 che abbiamo citato all’inizio - Vedere è Sapere - , è evidente che non possiamo conoscere le cose semplicemente guardandole. Lo sguardo non è innocente (…) L’ordine percepito era un ordine imposto; lo sguardo del cittadino su un individuo “altro” era largamente determinato dai racconti e dagli stereotipi già interiorizzati. (…) In questo articolo si è fatto talvolta riferimento alle analogie tra i modi in cui le “razze” e le “specie” erano considerate e trattate alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo. Oggi, il limite della specie umana è stato raggiunto e, a dire il vero, esso è rimesso in discussione - anche dal punto di vista del suo significato morale - e trasgredito. La discussione si sposta in direzione degli zoo, dei circhi, degli spettacoli di delfini, della bio-industria e delle sperimentazioni animali (…). Sembra che le nostre osservazioni sulle esposizioni etnografiche eurocentriche dell’epoca d’oro del colonialismo possano per molti aspetti essere estese alle forme attuali, teoriche e pratiche, dell’antropocentrismo e dello “specismo”.

Dall’antologia “Zoo umani. Dalla Venere ottentotta ai reality show”. A cura di Lemaire, Blanchard, Bancel, Boetsch, Deroo. Edizioni Ombre Corte.
Il libro in italiano è oggi introvabile ed è stato prestato. Acquistata però la versione originale in inglese.