399. Sul cecchinaggio

 

Sul cecchinaggio, e sul rapporto tra “scienza” e movimenti di liberazione

“Le ragioni che mi hanno indotto a scrivere questo libro riguardavano sia la sfera privata sia quella professionale. In prima istanza confesso una profonda sensibilità per questo particolare problema. Sono cresciuto in una famiglia attiva per tradizione nelle campagne per la giustizia sociale, e da studente ho militato nel movimento per i diritti civili in un momento, i primi anni sessanta, di grande entusiasmo e grandi successi. Gli studiosi, spesso, si guardano bene dal citare simili coinvolgimenti, poiché, secondo lo stereotipo, una fredda imparzialità costituisce la condizione essenziale di una corretta e spassionata oggettività. Considero questa ragione una delle piú fallaci e persino dannose credenze invalse nel mio ambito di lavoro. L’imparzialità (quantunque auspicabile) è irraggiungibile da parte degli esseri umani che hanno background, bisogni, convinzioni e desideri imprescindibili. Per uno studioso, è pericoloso anche solo immaginare di poter raggiungere una totale neutralità, perchè cosí arriva a smettere di prestare attenzione alle inclinazioni personali e alle relative influenze, e si finisce per cadere davvero vittima del pregiudizio e dei dettami (…) La vita è breve, e le potenziali ricerche infinite. Abbiamo molte piu chance di portare a termine qualcosa di significativo se seguiamo le nostre passioni e lavoriamo in campi che toccano un piú profondo significato personale (…) Il peggiore campanilismo nella vita accademica (…) si ritrova nel gretto CECCHINAGGIO a cui i membri meschini di un gruppo professionale danno libero sfogo quando qualcuno che ha titoli in un altro campo osa dire qualsiasi cosa sulle attività inerenti alla sfera di questi CECCHINI”

Da “Intelligenza e pregiudizio” di Stephen Jay Gould, Il Saggiatore edizioni.