Da “La Stampa” del 13.07.13
“La scelta delle parole è importante quando la legge incide sulla vita delle persone. I figli dei genitori non sposati erano chiamati “figli naturali” come se fossero nati non sotto l’ombrello della legge, ma al cospetto di una natura primordiale. D’ora innanzi saranno semplicemente figli e il testo ora approvato dal governo compie un lavoro certosino per eliminare dal codice civile quell’orrenda espressione”
Interessante come ora venga anche istituito un unico tribunale, quello ordinario (in precedenza per i “figli naturali” era competente il tribunale dei minori: quest’ultimo si muove di regola in contesti di disagio sociale, per cui la famiglia non fondata sul matrimonio veniva di fatto considerata come fondata sul disagio sociale, con relative conseguenze per i figli nati in seno ad essa.
Il concetto di potestà si trasforma inoltre in concetto di responsabilità genitoriale. I tribunali sentiranno anche ragazzi sopra i 12 anni nei casi che li riguardano (si veda il N. 96 del Menu).
Considero il capoverso iniziale di grande importanza, per la magnifica sintesi da esso operata, ed in risposta a frequenti obiezioni riguardanti l’ “aggiornamento” delle parole in relazione a mestieri o condizioni individuali in generale.
L’aggiornamento delle parole porta con sé l’aggiornamento della dignità e/o del diritto. O anche il loro deterioramento. Le parole sono importanti, indicano il percorso da seguire.
(uno splendido articolo ad ulteriore delucidazione)