025. Ripetuto quindi vero

25. Ripetuto quindi vero

Proselitismo di massa

Scrive Leon Festinger ("Teoria della Dissonanza Cognitiva") :

"....situazioni in cui si abbia una convinzione molto difficile da respingere e in cui si introducano cognizioni dissonanti con questa convinzione, attraverso prove inequivocabili dei propri sensi. In particolare se la convinzione è molto difficile da scartare, e, se la cognizione dissonante con la credenza è altresì difficile da respingere, uno dei principali mezzi per ridurre la grandezza della dissonanza sarà ottenere l'appoggio sociale...In primo luogo ci sarà un aumento per quanto riguarda il dare e il ricevere l'appoggio, fra quanti risentono di un'identica dissonanza. In secondo luogo, ci sarà un aumento dei tentativi di persuadere nuova gente che la convinzione dopo tutto, è valida" (Ed. Franco Angeli, pag. 219) - (Si veda anche il punto 106 del Menu)

La fallacia logica della ripetizione: tanto più x viene ripetuto, tanto più diventa vero. Ripetere qualche fatto in continuazione lo rende vero, giusto e più certo. Quando noi stessi siamo incerti riguardo a qualcosa, puo accadere che cerchiamo conferma di essa presso altre persone. Questa è una delle ragioni per cui individui affascinati da una certa ideologia la predicheranno agli altri, non tanto per vederla "salvata" quanto per provare attraverso la "conversione" degli altri la propria di conversione. Si cerca inconsciamente un band wagon.Inoltre ripetendo sempre la medesima cosa, la gente diviene piu ricettiva a questa e tenderà a confonderla con le statistiche ritenendola più probabile.

Riporto la seguente ottima riflessione sul concetto di “revisionismo”  ripresa dal sito “filosofi precari”

http://www.filosofiprecari.it/wordpress/?p=340

“Joseph Goebbels era solito dire: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Vi sono innumerevoli definizioni ed esempi su cosa sia il revisionismo. In estrema sintesi, propongo di definire “revisionismo” l’affermare che tutto ciò che è stato fosse:

1) inevitabile
2) il male minore
3) demoniaco
4) provvidenziale
5) non è stato

Uscendo dalle strette maglie dell’assurda dicotomia libero arbitrio vs determinismo, la storia, come la giurispudenza, parte dal presupposto che l’uomo maggiorenne e sano di mente sia sempre in grado di intendere e volere, e che perciò sia responsabile delle sue azioni. Un’altra dicotomia invece si pone, certo più utile della prima: quella fra comprendere e giustificare. Capire sociologicamente o storicamente le cause alla base di un male storico non equivale certo a renderlo inevitabile o moralmente giustificabile. Certo, dopo Auschwitz, abbiamo davvero bisogno di riformulare il nostro concetto di “male”. Hannah Harendt scrive “La banalità del male” proprio che ricordarci che fra questi “mostri” nazisti, fra queste bestie nazifasciste, vi erano silenziosi assensi, omertà, burocrati ed obbedienti marionette, massificati ed ideologizzati, senza un minimo senso critico, o riluttanti ad utilizzarlo. Tecnici dell’indifferenza, fra i quali ottimi padri di famiglia.

Vi lascio con una sconcertante lettera pervenuta a Primo Levi nel 1962, immediatamente dopo l’uscita in Germania del suo libro: “Se questo è un uomo”. Mittente: un certo Dottor T.H. di Amburgo. La lettera contiene, a mio avviso, alcuni dei punti individuati dalla nostra definizione (quasi tutti).

Egregio dottor Levi,
il suo libro è il primo fra i racconti superstiti di Auschwitz che sia venuto a nostra conoscenza. Ha commosso profondamente mia moglie e me. Ora, poichè Ella, dopo tutti gli orrori che ha vissuto, si rivolge ancora una volta al popolo tedesco “per capire”, “per destare una eco”, io oso tentare una risposta. Ma non sarà una eco; “capire” simili cose non può nessuno! (…) ….. da un uomo che non è con Dio, tutto è da temere: egli non ha freno, non ha ritegni! E gli si addice allora l’altra parola di Genesi 8,21: “Poichè il senno del cuore umano è malvagio fin dalla giovinezza”, modernamente spiegata e dimostrata dalle tremende scoperte della psicoanalisi di Freud nel campo dell’inconscio, a Lei certamente note. In ogni tempo è avvenuto “che il Diavolo si scatenasse” senza ritegno, senza senso: persecuzioni di ebrei e di cristiani, sterminio di popoli interi in Sud America, degli Indiani del Nord America, dei Goti in Italia sotto Narsete, orrende persecuzioni e massacri nel corso delle rivoluzioni francese e russa. Chi potrà capire tutto questo? Ella però aspetta certo una risposta specifica alla domanda, perchè Hitler giunse al potere e perchè noi in seguito non abbiamo scosso il suo giogo. Ora, nel 1933 (…) tutti i partiti moderati spariscono, e non rimase che la scelta fra Hitler e Stalin, Nazionasocialisti e Comunisti, di forze circa uguali. I comunisti li conoscevamo per le varie grandi rivolte avvenute dopo la prima guerra. Hitler ci appariva sospetto, è vero, ma decismanete come il minor male. Che tutte le sue belle parole fossero menzogna e tradimento, all’inizio non ce ne accorgemmo. In politica estera, aveva un successo dopo l’altro; tutti gli stati mantenevano con lui relazioni diplomatiche, il Papa per primo conchiuse un concordato. Chi poteva sospettare che noi stavamo cavalcando un criminale e un traditore? E comunque, nessuna colpa si può certo attribuire ai traditi: solo il traditore è colpevole.

Ed ora la questione più difficile, il suo insensato odio contro gli ebrei: ebbene, quest’odio non è mai stato popolare. La Germania contava a buon diritto come il paese più amichevole verso gli ebrei nel mondo intero. Mai, a quanto io so ed ho letto, durante tutto il periodo hitleriano fino alla sua fine, mai si è saputo di un solo caso di spontaneo oltraggio od aggressione ai danni di un ebreo. Sempre soltanto (pericolosissimi) tentativi di aiuto. Vengo ora alla seconda questione. Ribellarsi in uno stato totalitario non è possibile. Il mondo intero, a suo tempo, non ha potuto aiutare gli ungheresi. (…) Tanto meno potemmo resistere noi da soli. Non va dimenticato che, oltre a tutte le lotte per la resistenza, solo nel giorno 20 luglio 1944 migliaia e migliaia di ufficiali furono giustiziati. Non si trattava già di “una piccola cricca”, come poi disse Hitler. Caro dottor Levi (così mi permetto di chiamarLa), non ho scuse, non ho spiegazioni. La colpa grava pesantemente sul mio popolo tradito e sviato. Si rallegri della vita che Le è stata ridonata, della pace e della Sua bella patria che anch’io conosco. Anche nel mio scaffale stanno Dante e Boccaccio.

Suo dev.mo T.H

 

 ( si confronti con il numero 65 del Menu)